Interviste/ Luca Bianchini:
«Che show i matrimoni pugliesi»

Interviste/ Luca Bianchini: «Che show i matrimoni pugliesi»
di Valeria BLANCO
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Lunedì 27 Maggio 2013, 12:02 - Ultimo aggiornamento: 4 Giugno, 13:35
LECCE - C’ un grande amore mai vissuto fino in fondo a fare da leitmotiv al matrimonio tra Chiara e Damiano: la madre di lei, Ninella, e il padre di lui, don Mim, non hanno mai smesso di pensare l’uno all’altra, ma la vita li ha divisi. C’è l’amore, in molte delle sue declinazioni, al centro del nuovo libro di Luca Bianchini, “Io che amo solo te”, ambientato in una Polignano a Mare sferzata dal maestrale. E l’autore - ex pubblicitario convertitosi alla scrittura e oggi anche conduttore della trasmissione “Colazione da Tiffany” su Radio Due, oltre che autore del blog “Pop-up” su Vanity fair - è pronto per un minitour che lo porterà a incontrare il pubblico pugliese.

“Io che amo solo te” è il suo quinto romanzo, ma a giudicare dall’emozione con cui ne parla sembra il primo. Cos’ha questo libro che i precedenti non hanno?

«L’incoscienza. Mi sono imbucato a un matrimonio pugliese e mi sono divertito, ma pensavo che forse l’argomento interessava solo me e che, se ne avessi fatto un libro, i pugliesi non vi si sarebbero riconosciuti. A un certo punto, l’idea mi piaceva così tanto che ho detto: “Me ne frego”. Un atteggiamento da incosciente, appunto, che non avevo mai avuto prima: ho scritto un romanzo “a rischio” e ho avuto successo. Questo lo rende ancora più prezioso».

Il titolo del romanzo è lo stesso di una canzone di Sergio Endrigo. Cosa li lega?

«Una coincidenza. Quando ho iniziato a scriverlo la canticchiavo e non riuscivo a togliermela dalla testa. Poi, l’illuminazione: doveva essere il titolo del romanzo. Così, ho contattato la figlia di Endrigo e, con il suo consenso, ho legato quel titolo al mio libro».

Le coincidenze hanno un ruolo importante anche nella trama. Come mai?

«Credo molto nelle coincidenze: tutti le viviamo e a me piace individuarle, leggerci dietro un messaggio che arriva da lontano. Le coincidenze mi fanno pensare che la mia vita non sia inutile».

Se la storia è ambientata a Polignano, il nome della protagonista, Ninella, è tutto salentino.

«Ero a casa di Giuliano Sangiorgi mentre faceva le prove per un concerto a Parigi in cui avrebbe cantato anche la pizzica. Quando ho sentito questa canzone (“L'acqua te la funtana”, ndr), la melodia e le parole, me ne sono innamorato subito e Ninella è diventata la mia protagonista».

Sembra di capire che la musica abbia un ruolo importante nel suo romanzo. Quale dovrebbe essere la colonna sonora?

«“Estate” dei Negramaro, poi la canzone che dà il titolo al libro e un po0 di pizzica, compresa la canzone che parla di Ninella. Poi musica classica barocca e qualche canzone malinconica, nonostante il libro sia invece una commedia piena di allegria».

Come mai un torinese ha scelto di ambientare un romanzo in Puglia, dimostrando tra l’altro di conoscerla molto bene?

«Ci vengo spesso e sto davvero bene perché l’affetto della gente ha una consistenza straordinaria. C’è qualcosa di magico, anche nel fatto che tanti sconosciuti, quando hanno saputo che stavo scrivendo un libro su un matrimonio, sono stato invitato varie volte. Così ne ho visti più d’uno».

Dopo averci scritto un libro, cosa pensa del matrimonio?

«Che è un atto di coraggio. È bello che ci siano persone che sanno ancora prendersi un impegno e mantenere la parola data».

Questo romanzo diventerà un film?

«Per ora mi basta che questa storia viva attraverso le parole. Dovesse diventare un film, per la regia ho solo un nome, quello di Sergio Rubini. L’unico che saprebbe cogliere in pieno le sfumature del romanzo e i tic dei personaggi».

Perché leggere “Io che amo solo te”?

«Perché racconta cose che vorresti succedessero a te ed è un invito a credere nelle cose belle. È un invito a una festa in un periodo complicato per tutti, in cui bisogna trovare la forza di sognare».
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