Dalì, in mostra a Bari le sculture simbolo del Surrealismo

Dalì, in mostra a Bari le sculture simbolo del Surrealismo
di Carmelo CIPRIANI
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Mercoledì 30 Novembre 2022, 05:25 - Ultimo aggiornamento: 07:06

“Le Surrealism, c’est moi!” ha detto Salvador Dalì nel momento di rottura con il gruppo parigino, che lo aveva accusato di non aver preso posizione contro il fascismo. Un’affermazione forte, storicamente deviante, che, riletta oggi, eclissa i contributi offerti al Surrealismo da personalità di primissimo piano come Magritte, Tanguy, Delvaux, Ernst, Mirò. Geni visionari anche loro, che però a differenza di Dalì hanno saputo interpretare con minore intraprendenza (e spregiudicatezza) lo spirito del loro tempo. La pubblicità, il design, gli oggetti di largo consumo, le relazioni pubbliche, per l’artista spagnolo erano mondi non solo noti ma anche familiari. Non a caso Breton, il teorico del Surrealismo, nel 1934, anagrammando il suo nome, lo aveva ribattezzato “Avida dollars”. Un soprannome generato come contropartita alla roboante affermazione di Dalì, che oltre a segnare la fine di un’amicizia, metteva in luce la presunta sete di denaro del catalano, sempre più imprenditore di se stesso. 
Non a caso, alla fase finale della sua vita, appartiene una grande produzione di oggetti, grafiche e sculture, tutti recanti la sua firma. Opere riprodotte in serie, che hanno il merito di diffondere in maniera capillare, più e meglio di qualunque riproduzione a stampa dei capolavori pittorici, il variegato immaginario daliano, frutto del suo celebre metodo paranoico-critico. 

Nelle sculture la materia del pensiero 


Le sculture in particolare - estrapolazioni di varia grandezza di analoghi motivi sperimentati da Dalì in pittura - da tempo occupano spazi espositivi e piazze di tutto il mondo. Nel 2019 le abbiamo viste disseminate nel centro storico di Matera in occasione della mostra “La persistenza degli opposti”, mentre oggi le ritroviamo, insieme alle grafiche e in forme necessariamente più contenute, a Bari, presso Sangiorgio Arte, in via Sparano 79. In mostra saranno visibili “Alice nel paese delle meraviglie”, scultura in cui la protagonista del racconto di Carroll è raffigurata come una fanciulla che salta la corda mentre da mani e capelli sbocciano rose, simbolo di bellezza; “Elefante del trionfo”, immagine fantastica in cui Dalí sovverte l’idea comune dell’elefante pesante e robusto, dotandolo di gambe filiformi che ricordano trampoli e stampelle; infine il celebre “Orologio molle”, desunto dal dipinto “La persistenza della memoria”, tra i capolavori del XX secolo, oggi al Moma di New York: un’icona problematica e perspicace con cui Dalì ha dato forma alla sua idea di tempo fluido. 
La mostra, patrocinata dal Comune di Bari, è organizzata in collaborazione con Dalì Universe, società che gestisce la più grande collezione privata di opere d’arte daliane al mondo. A guidarla vi è Beniamino Levi, collezionista italiano che si attribuisce il merito di aver suggerito all’artista di trarre sculture da alcune sue intuizioni pittoriche. L’esposizione, intitolata “Dalí, il pensiero surrealista”, sarà inaugurata il 3 dicembre alle ore 18, alla presenza dell’assessora alle Culture, al marketing territoriale e al turismo del Comune di Bari, Ines Pierucci. Visitabile fino al 18 febbraio 2023, la mostra da un lato contribuisce alla diffusione della conoscenza dell’immaginario surrealista e della sperimentazione che lo ha generato, dall’altro induce una volta di più a chiedersi quale sia l’immagine che si vuole tramandare del genio di un artista. Interrogativo complesso, la cui risposta risiede evidentemente nel problematico compromesso tra mercato e ricerca. 
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