«Ferita al fianco e naso rotto, poi il corpo è stato carbonizzato». Nuovi dettaglio sull'omicidio di San Michele Salentino: il figlio della vittima resta in carcere

«Ferita al fianco e naso rotto, poi il corpo è stato carbonizzato». Nuovi dettaglio sull'omicidio di San Michele Salentino: il figlio della vittima resta in carcere
di Erasmo MARINAZZO
3 Minuti di Lettura
Martedì 10 Ottobre 2023, 08:52 - Ultimo aggiornamento: 11:58

Una lesione con perdita di sangue sul fianco sinistro. Il setto nasale rotto. E la trachea apparentemente senza tracce del fumo dell'incendio scoppiato a San Michele Salentino nella notte fra il 19 ed il 20 settembre scorsi nella casa del figlio Alberto Villani, in contrada Augeluzzi. Tutto questo è contenuto nella relazione dei medici legali Roberto Vaglio e Domenico Urso, depositata venerdì mattina al Tribunale del Riesame di Lecce dal pubblico ministero della Procura di Brindisi, Alfredo Manca, nell'udienza che ha poi rigettato la richiesta di annullare l'ordinanza di custodia cautelare che tiene in carcere Villani, 47 anni, di San Michele, con l'accusa di omicidio volontario della madre Cosima D'Amato, 71 anni, del posto, e di incendio doloso.

Cosa è successo

È stata rigettata la richiesta dell'avvocato difensore Bartolo Gagliani dalla terna composta dai giudici Carlo Cazzella (presidente), Pia Verderosa (relatore) e Giovanni Gallo (a latere). Villani era in aula ed anche in questa occasione è rimasto in silenzio, come aveva fatto prima con il pm Manca e poi con il giudice per le indagini preliminari Vittorio Testi che ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare avallata ora dal Riesame.
Dunque, nei quasi 20 giorni intercorsi fra la morte di Cosima D'Amato e la decisione sulla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza contestati a Villani per legittimare la necessità di tenerlo in carcere, l'inchiesta si è arricchita di nuovi indizi. Indizi, al momento, e non altro. Non prove certe che spetterà fare emergere all'eventuale processo. Indizi che indicano al momento nel figlio della vittima il sospettato numero uno. Come anche quello emerso dalle indagini condotte dalla Procura con i carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana e della stazione di San Michele: l'allarme incendio sarebbe arrivato ai vigili del fuoco quando le fiamme sarebbero divampate da tempo. Non più di 9 minuti il tempo di raggiungere la casa alla periferia di San Michele, che l'incendio si sarebbe estinto praticamente da solo.
Il ricorso presentato dalla difesa a poche ore dall'arresto di Villani si basava sulla mancanza del nesso causale fra la morte della donna e la volontà del figlio di ucciderla e carbonizzarla. Secondo il legale dell'imputato potrebbe essersi trattato anche di un incidente domestico, pur se Villani ai vigili del fuoco avesse riferito che in casa non ci fosse nessuno, dopo l'allarme fatto dare da un vicino: agli atti dell'inchiesta l'evidente stato di ubriachezza dell'uomo.
L'accusa, tuttavia, ha aggiunto alcuni tasselli che sembrano fare sfumare la pista dell'incidente domestico: le lesione al fianco, la frattura al naso e il corpo della donna trovato supino e non a faccia in giù. Il che escluderebbe una caduta accidentale.
Ed ancora: la trachea che non presenta tracce di monossido di carbonio, come se la donna fosse morta prima che scoppiasse l'incendio. Maggiori dettagli emergeranno dall'esame della carbossiemoglobina, ossia dall'analisi del sangue per verificare la presenza e la tossicità del monossido di carbonio.
Sulla posizione dell'indagato pesano le inchieste ed i processi per maltrattamenti in famiglia e lesioni, anche nei confronti della madre.

Tutti sospetti, al momento, per Villani vale la presunzione di non colpevolezza fino al pronunciamento dell'ultimo grado di giudizio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA