Omicidio Cairo, il processo: «Convinsi così il mio compagno a svelare il segreto dell’omicidio»

Omicidio Cairo, il processo: «Convinsi così il mio compagno a svelare il segreto dell’omicidio»
Omicidio Cairo, il processo: «Convinsi così il mio compagno a svelare il segreto dell’omicidio»
di Erasmo MARINAZZO
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Martedì 12 Settembre 2023, 22:30 - Ultimo aggiornamento: 22:31

Ancora un testimone chiave nel processo di primo grado che sta stabilendo se i fratelli Cosimo ed Enrico Morleo, 58 e 57 anni, furono rispettivamente il mandante e l’esecutore materiale degli omicidi di Salvatore Cairo (36 anni, ucciso il 6 maggio 2000) e di Sergio Spada (46 anni, ammazzato il 19 novembre 2001). Nell’aula Metrangolo del Tribunale di Brindisi stamattina è stata esaminata la donna che a gennaio dell’anno scorso convinse il suo compagno a svelare l’atroce segreto custodito per 22 anni: il 6 maggio del 2000 - dicono questo le carte dell’inchiesta - vide ammazzare Cairo sotto i suoi occhi.

Al coraggio di questa coppia hanno fatto da contraltare i continui “non ricordo” dell’ex socio di Spada, Rino Urso, richiamato a più riprese dal presidente della Corte d’Assise, Maurizio Saso (a latere Simone Orazio e la giuria popolare) a ricordare di essere un testimone sotto giuramento.

Le parole

«L’ho visto che lo uccise, era per terra. C’era sangue», ha detto la donna ricordando le parole del compagno in quei primi giorni di gennaio del 2022 quando facevano spola dagli uffici della Questura dopo che le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Massimiliano Morleo (fratello degli imputati) riaprì questo cold case. «Mi chiese cosa dovesse fare, aveva timore del mio giudizio, aveva timore di un mio giudizio negativo. Lo conosco, so che uomo è: è giusto che tu dica la verità, quello che mi sono sentita di dire allora. Al tuo posto allora avrei fatto la stessa cosa, sei stato minacciato di morte. Allora però avevi 20 anni, ora sei una persona adulta, hai una famiglia. Lo devi fare», ha ricordato la donna rispondendo alle domande del pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Milto De Nozza, che ha condotto le indagini con i poliziotti della Squadra mobile.

Cosa vide quell’uomo, appena ragazzo il 6 maggio del 2000 nel capannone dell’azienda dei Morleo dove sarebbe stato ammazzato e fatto sparire Salvatore Cairo? «Mi disse di avere visto agire Enrico Morleo», ha riferito la donna rispondendo alla richiesta di chiarimenti arrivata dal presidente della Corte d’Assise.
Riuscire a svelare quel terribile segreto celato per oltre 20 anni non è stato affatto facile, ha fatto capire la testimone raccontando cosa accadde al compagno fra un ascolto ed un altro in quei giorni di via vai dalla Questura e dalla Procura: «Dopo la prima convocazione in Procura tornammo a casa in auto e ci confrontammo. Lui lì per lì negò di avere visto qualcosa. E gli credetti. Tuttavia nei giorni successivi notai dei cambiamenti nei suoi comportamenti: spesso si coricava, restava in silenzio, si era chiuso in se’ stesso. Non era lui, lui che è sempre socievole e spiritoso. Per di più non mangiava. Continuavo a chiedergli se c’era qualcosa che doveva dirmi, poi un giorno mi chiamò dal bagno: piangeva, a voce bassa mi confessò di avere assistito all’omicidio. Aveva il timore di trovarselo davanti casa. Quando andammo in Questura, davanti all’ufficio disse: mi devo liberare, togliermi un peso».
Si torna in aula il 10 ottobre.

A difendere gli imputati gli avvocati Elvia Belmonte, Luca Leoci e Giacinto Epifani. La moglie dell’imprenditore Sergio Spada, Paola Annicchiarico, i figli Marco e Mattia, ed il fratello Raffaele sono assistiti dagli avvocati Emanuela Sborgia, Maurizio Scardia ed Oreste Nastari. Per Cairo, la moglie Elvira Stano, la sorella Anna Cairo ed il fratello Sebastiano Cairo dagli avvocati Vincenzo Farina, Karin Pantaleo e Giuseppe Guastella.

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