Morì in moto a 19 anni, il genitori scrivono a Mattarella e Meloni: giustizia per nostro figlio dopo l'assoluzione del pirata della strada

Fissato per il 12 aprile prossimo il processo d'Appello

Morì in moto a 19 anni, il genitori scrivono a Mattarella e Meloni: giustizia per nostro figlio dopo l'assoluzione del pirata della strada
di Alfonso SPAGNULO
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Giovedì 6 Aprile 2023, 20:51 - Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 14:15

Morì in moto a 19 anni, il genitori scrivono a Mattarella e Meloni: giustizia per nostro figlio dopo l'assoluzione del pirata della strada. Mamma Anna e papà Benedetto non si danno pace e continuano a chiedere giustizia per il loro figlio, deceduto quasi cinque anni fa, alla vigilia di Ferragosto, sulla ex statale 16, dopo esser stato travolto da un mezzo pirata. Il 19enne Giuseppe Vinci, all’alba del 14 agosto del 2018, si stava recando a lavoro.

Cosa è successo

Nei pressi di Speziale, tra Pezze di Greco e Montalbano, cadde dal suo Liberty 50 e subito dopo venne travolto da un mezzo che lo trascinò sotto di esso per una quindicina di metri. Il guidatore di quel veicolo, probabilmente consapevole di quanto accaduto, scappò via dopo aver procurato al giovanissimo Peppe la rottura di undici costole, un trauma cranico e una emorragia interna che gli causò la morte. Per oltre una settimana si susseguirono gli appelli affinché si costituisse il pirata della strada. Otto giorni dopo la tragedia, in seguito alla comparsa di un video dell’incidente, si costituì ai carabinieri un individuo, ammettendo di essere l’autore dell’omicidio stradale. A questo punto, le forze dell’ordine sospesero tutte le indagini, pensando che il caso fosse chiuso. C’è stato un processo e per il presunto investitore è arrivata l’assoluzione che ha gettato ancora più nello sconforto i genitori del ragazzo.

Il processo d'appello

Il 12 aprile prossimo ci sarà il processo d’appello su questa triste vicenda. I genitori di Giuseppe continuano a chiedere giustizia e si appellano alle più alte cariche dello Stato con un video, realizzato dallo stesso padre del ragazzo, in cui si chiede l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della premier Giorgia Meloni. «L’investitore di mio figlio non ha mai chiesto perdono – dice papà Benedetto -.

Il processo si è basato sulla versione dell’investitore dato che non ci sono stati testimoni. In primo grado è stato scagionato nonostante la sua confessione. Ma sicuramente c’è una verità diversa da quelle che noi conosciamo. Ora stiamo cercando di sollecitare le coscienze di chi la verità la conosce perfettamente. Noi ancora oggi non riusciamo a capire il perché questa persona non si è fermata a soccorrere Peppe. Che motivo aveva di non fermarsi? E perché costituirsi dopo otto giorni?». Il papà del giovane deceduto da quel tragico 14 agosto ogni anno si reca sul posto all’ora presunta della morte del figlio e appura puntualmente che la visibilità è ottima. Per questo non intendono fermarsi e confidano ancora nella giustizia.

La mamma: un dolore per tutta la vita

«Siamo andati in appello perché abbiamo fiducia nella magistratura – conclude Benedetto -. E siamo sicuri che ci sarà giustizia per nostro figlio». «Se una persona sbaglia – aggiunge mamma Anna – deve pagare. Noi siamo stati condannati all’ergastolo, un dolore che ci porteremo dentro tutta la vita. La nostra lotta è anche affinché queste cose non capitino più a nessuno e che tutti possano avere giustizia». Da anni proprio mamma Anna, insieme a Giovanna Ruggieri (amica di Peppe), ha realizzato una pagina Facebook “Giustizia per Peppe” per sensibilizzare l’opinione pubblica e per chiedere la collaborazione di “chi sa e ha paura di raccontare quella verità che permetterebbe alla magistratura di dare la giusta condanna a chi, nel 2018, ha ammazzato una giovane vita, restando impunito” si legge sul noto social.

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