Chili di hashish dal Piemonte al Salento, arrestati in sette

Un momento della conferenza stampa (foto Max Frigione)
Un momento della conferenza stampa (foto Max Frigione)
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Lunedì 31 Ottobre 2016, 06:24 - Ultimo aggiornamento: 1 Novembre, 11:02

Torino-Brindisi solo andata. Per portare hashish in quantità, almeno 100 chili a quanto accertato in otto mesi di indagine, nel Salento. Hashish da spacciare agli angoli di strada. Con una indagine rapida, condotta in tempi recentissimi, fatta di riscontri in prima linea, sequestri e arresti in flagranza, i carabinieri della Compagnia di Brindisi, ritengono di aver sgominato una banda dedita al traffico di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente portata dal Piemonte in Puglia su strada. In auto cariche di panetti infilati in palloncini per le feste di compleanno. Tanto per confondere, in caso di controllo delle forze dell’ordine, il fiuto dei cani antidroga.
Sette gli arresti disposti dal gip Paola Liaci su ordinanza di custodia cautelare richiesta dal pm Valeria Farina Valaori: quattro in carcere, tre ai domiciliari. Di questi uno, Daniele Camon, 33 anni di Brindisi risulta irreperible. Gli altri sono Orlando Carella, 47 anni panettiere, di Brindisi; Giovanni Cannalire 57 anni originario di Brindisi ma residente a Torino; Pietro Corsano detto Chiavolla, 47 anni di Brindisi; Domenico De Leo (in carcere), 33 anni, di Brindisi; Teodoro Montenegro detto Paparone, 29 anni, di Brindisi e Alessandro Liardi, detto Briciola, 35 anni, di Brindisi (ai domiciliari). Due gli indagati a piede libero: Arcangelo Camon, 38 anni, di Brindisi, e Massimo Corallo, 42 anni, di Lecce.
 
Le indagini sono state condotte con sistemi tradizionali, ossia con appostamenti e controlli, ma anche con intercettazioni telefoniche e ambientali. È emerso l’utilizzo di lessico criptico per depistare gli investigatori: l’hashish veniva denominato con griffe di alta moda, o con il nome di auto di lusso. In alcuni casi anche facendo riferimento a tipologie di carni vendute in macelleria. In realtà a tenere le fila del traffico di sostanza, business importante se si tiene conto che due chili di hascisc venivano rivenduti all’ingrosso a 3.500 euro, sarebbe stato un panettiere, Carella, già bloccato e arrestato in fase di indagine. 

Il focus investigativo è iniziato con l’arresto, il 16 gennaio 2016, a Brindisi, quando è stato arrestato un uomo, Alessandro Liardi, trovato in possesso di oltre 2 chilogrammi di hashish, una pistola con matricola abrasa, 45 proiettili calibro 7,65 e 1.200 euro provento dell'attività di spaccio. Il 9 agosto 2016, poi, sempre a Brindisi fu arrestato Antonio Di Giovanni, di Torino, il quale, unitamente ad un altro complice, stava trasportando a bordo di una Fiat Croma 85 chili di hashish suddivisi in panetti e infilati in palloncini per le feste. Nell'occasione sono state inoltre sequestrate 11 banconote false del taglio di 50 euro ciascuna, per un valore complessivo di 550 euro. Il 23 agosto, infine è stato arrestato un brindisino, Orlando Carella, un panettiere di Brindisi, il quale durante un controllo alla circolazione stradale è stato trovato in possesso di 2 chili di droga e 2mila euro. 

Sono otto i capi di imputazione. E raccontano di trasporti di droga, su gomma, lungo la penisola. Per poi “immetterla nel mercato locale”. Secondo quanto emerso i viaggi avvenivano in aereo per raggiungere il capoluogo piemontese. Il ritorno in auto. Una vettura equipaggiata con tanto di doppiofondo anteriore e posteriore in cui sistemare i panetti. 
 

L’episodio ritenuto di maggior rilievo dagli investigatori è proprio quello dell’agosto scorso, quando i carabinieri bloccarono la Croma nei pressi del centro commerciale Ipercoop, dopo un rocambolesco inseguimento. In quella occasione la preoccupazione del guidatore fu ascoltata in diretta dai militari dell’Arma: «Lo sapevo io, lo sapevo io, lo sapevo io» avrebbe esclamato Giovanni Cannalire, poi riuscito a fuggire su consiglio di Di Giovanni che invece fu catturato: «Scendi, scendi, scendi e vattene». I panetti di fumo dopo l’impatto con il guard rail finirono nelle campagne. Ai carabinieri toccò recuperarli uno a uno. 
Il quadro investigativo già allora era piuttosto chiaro per gli investigatori che hanno poi potuto affermare nell’informativa depositata in procura che quel carico fosse destinato al panettiere, committente secondo l’accusa dell’acquisto, nonché persona che avrebbe poi provveduto a commercializzare la droga. Per farla fruttare. 
 

 

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