Una scia di omicidi e intimidazioni negli anni di piombo della Scu: quando nel Brindisino scorreva il sangue

L'omicidio di Ennio Bianchetto
L'omicidio di Ennio Bianchetto
di Alessandro CELLINI
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Giovedì 3 Marzo 2022, 11:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 15:46

Quando Salvatore Cairo scomparve, il 6 maggio di ventidue anni fa, era in pieno svolgimento sul territorio di Brindisi quella che venne ribattezzata “Operazione Primavera”: quasi duemila tra carabinieri, poliziotti e militari della Guardia di finanza erano stati inviati per stroncare definitivamente il traffico di sigarette, all'indomani della morte dei due finanzieri Alberto De Falco e Antonio Sottile, speronati da un blindato dei contrabbandieri, in contrada Jaddico. Brindisi, attraverso quell'operazione, cercava di affrancarsi dal soprannome di “Marlboro city”, tentava una rinascita che poi, nei fatti, c'è stata. Erano anni in cui la Sacra corona unita ammazzava meno, ma ammazzava comunque, come dimostrano i due arresti per gli omicidi Cairo e Spada. Ma l'epoca delle bombe quotidiane e degli omicidi era sostanzialmente alle spalle.

La scia di sangue

Un'epoca cristallizzata nel primo maxi processo alla criminalità brindisina, scaturito dall'operazione “Murder”, che vide alla sbarra i nomi storici della Scu locale, da Massimo Pasimeni a Giuseppe Caputo, da Massimo D'Amico a Fabio Luperti. Nelle carte e nei processi che sono seguiti, un decennio di esecuzioni efferate e intimidazioni, una faida tra frange rivali che non risparmiò nessuno. Gli anni Ottanta si chiudono con gli omicidi di Tommaso Truppi, ucciso nella notte tra l'8 e il 9 aprile 1989 a San Pietro Vernotico, e di Giovanni Goffredo, freddato nei pressi della sua abitazione il 3 luglio successivo a Mesagne, nell'ambito di un regolamento di conti tra clan rivali. Sempre in quell'anno, Benito Nisi scampò a un agguato, il 24 agosto: Nisi era un bersaglio perché si temeva una sua vendetta in seguito all'uccisione del figlio Antonio, avvenuta il giorno prima. Diversi, successivamente, furono gli altri agguati tra clan rivali. Tra questi: il 19 settembre del 1994 Leonardo Santoro fu ucciso, a 19 anni, a colpi di fucile in seguito a una vendetta trasversale, dopo che un esponente del clan che faceva capo a Salvatore Buccarella era stato a sua volta ammazzato dal fratello di Santoro, Antonio. Due anni più tardi cadde sotto i colpi dei killer Ennio Bianchetto. La scia di sangue che condusse poi al maxi processo si concluse con l'omicidio di Santino Vantaggiato, avvenuto in Montenegro il 16 settembre 1998: Vantaggiato controllava il traffico di sigarette dai Balcani, e Vito Di Emidio voleva prenderne il controllo; in più, c'era il sospetto che lo stesso Vantaggiato fosse un collaboratore di giustizia.

Tanto bastò a Di Emidio per ordinare il suo omicidio, poi eseguito da due sicari.

Non furono, questi, gli unici episodi che insanguinarono Brindisi e provincia in quel decennio. Né furono gli ultimi: negli anni Duemila la Sacra corona unita scoprì nuovi affari, nuove rotte e interessi più ampi. E si tornò a sparare, ancora. Tra le vittime, anche Salvatore Cairo e Sergio Spada.

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