I metalmeccanici manifestano contro i licenziamenti: «Servono risposte immediate»

I metalmeccanici manifestano contro i licenziamenti: «Servono risposte immediate»
di Lucia PEZZUTO
4 Minuti di Lettura
Venerdì 4 Febbraio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 14:31

In piazza dopo i primi licenziamenti: i sindacati chiedono l’apertura di un “tavolo di crisi” con Prefettura e Ministero per rilanciare il comparto metalmeccanico. Si è tenuta la manifestazione pubblica questo pomeriggio a Brindisi per protestare contro la crisi dei metalmeccanici. Niente corteo, per via delle misure anti-Covid. Le organizzazioni sindacali, solidali con i lavoratori licenziati nelle ultime settimane, chiedono che il problema sia portato sui tavoli istituzionali.

Sono stati, infatti, 42 i licenziamenti alla Cmc di Carovigno, 81 quelli della ex Gse ora Dcm, e non va sicuramente meglio per i 108 della Dar (gruppo Dema) e ne per i 20 esuberi Processi Speciali di Brindisi. A questi poi si aggiungono anche le centinaia di lavoratori in appalto all’Enel di Cerano, che già respirano aria di accomodamento, quelli al Petrolchimico di Brindisi che si sono ridotti vertiginosamente negli anni e il ridimensionamento di Leonardo Elicotteri Brindisi. 

 

L'allarme dei sindacati

«Brindisi rischia un collasso industriale che non possiamo permetterci», dice Antonio Macchia, segretario generale della Cgil Brindisi. «Per questo diciamo: stop a questa strage di posti di lavoro. Oggi iniziamo a cogliere il frutto di quanto finora non è stato fatto e si sarebbe invece dovuto fare per prevenire e arginare questo stillicidio che è già iniziato ma i cui effetti non sono ancora esattamente quantificabili. Oggi il governo deve dare risposte immediate, non possiamo attendere i tempi della politica e le decisioni sui fondi da stanziare ai territori per quanto attiene il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza).

Rischiamo di ritrovarci nel frattempo non solo con nuove povertà e disoccupazione, ma di fronte al collasso del territorio con tensioni sociali difficilmente controllabili».

Video

La richiesta di un tavolo

Per il sindacato è arrivato il tempo di aprire un «tavolo di crisi con il coinvolgimento della Prefettura e con la richiesta di incontro al Ministero del Lavoro, rinnovando l’appello a fare rete alla politica a tutti i livelli e alle istituzioni per il bene di questo territorio». La preoccupazione è condivisa anche con le altre sigle sindacali come la Felsa Cisl Taranto Brindisi che condivide e sostiene le ragioni della mobilitazione di Fim Fiom Uilm. 
«L’area territoriale di Brindisi è in profondo credito con il Governo nazionale, ospitando esso impianti storicamente determinanti per il Pil del Paese che hanno, anche, determinato ricadute ambientali pesanti e conseguenze sanitarie altrettanto gravi», affermano il segretario generale territoriale Felsa Cisl, Pietro Berrettini e il segretario provinciale Gianfranco Solazzo. «Perciò l’attuale crisi del suo sistema produttivo meriterebbe maggiore capacità elaborativa da parte di una politica che deve obbligarsi a guardare al presente e al futuro industriale dell’Italia». L’attenzione della politica e delle istituzioni non sembrano aver convinto sino ad oggi, in particolare la UIL sostiene che davanti a vertenze simili e crisi industriali non sia stato adottato il metodo giusto. «La Uil di Brindisi da sempre denuncia la profonda sofferenza del complesso ed articolato sistema produttivo della nostra provincia che ha bisogno di un rinnovamento nel metodo, abbandonando la formula fino ad oggi utilizzata, per non aver ottenuto alcun risultato concreto in termini di progetti, commesse ed investimenti innovativi in altri settori fondamentali come chimica, edilizia, agricoltura, trasporti, infrastrutture», dice il segretario generale della Uil Brindisi, Antonio Licchello. «I pochi tavoli istituiti a livello locale non sono serviti a nulla se non quello di presentare a parole attenzione e disponibilità, rimaste senza conseguenza reale. La Uil territoriale in più occasioni ne ha rilevato l’inconsistenza suggerendo possibili soluzioni alternative. L’ultima in ordine il “metodo Brindisi” in uno con i colleghi di Cgil e Cisl. Le risorse messe a disposizione attraverso il Pnrr sono già indirizzati ed utilizzabili per altri settori». Ora si chiede, quindi, l’attenzione del governo ed in particolare quella del ministro del Lavoro e delle politiche sociali Andrea Orlando affinché si faccia promotore di un tavolo a livello ministeriale. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA