«Brindisi hub fondamentale per la pace»: Guterres e l'asse con l'Italia

Guterres in visita nella base Onu di Brindisi
Guterres in visita nella base Onu di Brindisi
di Francesco G. GIOFFREDI
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Venerdì 20 Dicembre 2019, 09:29 - Ultimo aggiornamento: 10:55
L'ultimo segretario generale Onu ad affacciarsi dall'avamposto brindisino era stato Ban Ki-moon, nel 2007: altro mondo, altra epoca, altri equilibri. Dodici anni dopo, lo scenario è in parte rivoluzionato, la mappa delle emergenze, dei focolai e dei rapporti di forza ha nuovi connotati, anche dirompenti. Il portoghese António Guterres lo sa bene e lancia messaggi solo all'apparenza ovvi, cerca il gioco di sponda con l'Italia, insiste sulla dottrina del multilateralismo: il segretario generale Onu atterra a Brindisi per celebrare i 25 anni del locale Centro servizi globali delle Nazioni unite (Ungsc), ed è già in sé per sé un segnale, un indizio.

Il resto lo tracciano le parole, dal palco e a colloquio con i giornalisti, lessico asciutto e concetti ben scanditi per rafforzare il legame con un Paese, e una terra, centrali nel nevralgico reticolo di rapporti euro-mediterranei: «Le Nazioni Unite trovano un terreno molto fertile in Italia» e «questo è reso possibile grazie alla generosità del popolo e del governo italiani, alla sua lungimiranza e apertura al multilateralismo, soprattutto in un momento in cui lo si combatte in giro per il mondo senza capire esattamente perché», quando invece «è l'unica maniera per poter cogliere le sfide più spinose e complesse davanti a cui ci troviamo».

Più volte Guterres ha passato l'evidenziatore sulla «generosità» di Brindisi e dell'Italia, peraltro accennando alla rinnovata centralità della base brindisina: «l'estrema efficacia ed efficienza nel sostegno alle Nazioni unite nelle missioni di pace», «la presenza di una scuola europea, qui»; e poi «per quel che attiene a tutte le tecnologie di ultima generazione, per quanto riguarda le tecnologie dell'ambiente, dell'informatica, delle telecomunicazioni e spero anche dell'intelligenza artificiale, Brindisi e il suo Centro rappresenteranno un vero e proprio hub, un centro dedicato che permetterà lo sviluppo di queste tecnologie».

«Mi sento davvero orgoglioso e fiero di avere qui questo centro e proprio la calorosa ospitalità che contraddistingue il popolo italiano ha permesso a questo centro di svolgere il suo lavoro con estrema efficacia ed efficienza, nel dare supporto all'Onu nelle missioni di pace. E di contribuire a diffondere i principi dello sviluppo sostenibile, e tutelare e promuovere i diritti umani». Restano le domande sul come crescerà la base brindisina, ma non era questa evidentemente la sede per snocciolare dettagli.

Sobria la cerimonia nell'hangar dell'aeroporto militare, uno degli hub dell'Ungsc - che fornisce sostegno logistico e informatico alle missioni Onu (circa 400 unità). Oltre a Guterres c'era il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il segretario generale era invece accompagnato da Marcos Gomez Martinez, direttore generale dei Diritti umani, e Atul Khare, sottosegretario generale per l'Operational support. Guterres e Di Maio sembrano quasi cercarsi nelle dichiarazioni: dopo le parole al miele del segretario generale, il ministro insiste sul tasto del multilateralismo.

«Respingiamo - dice - l'idea che i conflitti debbano risolversi con l'uso della forza, che genera instabilità, aumenta le disuguaglianze e fa proliferare il terrorismo. Invece noi vogliamo soluzioni condivise, le sole che possono generare stabilità nel tempo. Con questo spirito sosteniamo l'attività dell'Onu, ovunque ci sia bisogno di più multilateralismo. L'Italia non farà venire meno il convinto sostegno all'operato del segretario generale, convinti del ruolo centrale dell'Onu», e Brindisi è «un centro logistico per aiuti a tutto il Mediterraneo e anche oltre». Il risvolto pratico si chiama Libia: «Mai come ora - spiega Di Maio - abbiamo bisogno dell'Onu. Sosteniamo tutti gli sforzi per mettere gli attori principali attorno al tavolo e trovare una soluzione pacifica a una guerra civile che vede interferenze esterne tali da farne una guerra per procura», «nomineremo un inviato speciale per favorire il dialogo tra le parti libiche, avrò un incontro con Haftar e con i ministri esteri dei principali Paesi. La nostra intenzione è ottenere almeno una tregua tra le parti».

Il mondo in movimento, le sfide che assumono nuove forme. I cambiamenti climatici, per esempio. Guterres scuote la testa - dopo il nulla di fatto alla Cop25, l'ultima conferenza sul clima - ma non arretra: «A Madrid, con la Cop25, forse abbiamo perso una battaglia, ma questo non vuol dire che abbiamo perso la guerra. Continueremo a lottare per far sì che nel 2020, quando si terrà la Conferenza a Glasgow, di cui Italia e Gran Bretagna assumeranno la leadership, potremo davvero raggiungere l'obiettivo della neutralità delle emissioni di CO2. L'obiettivo è limitarle al 2% da qui al 2050». I segnali non mancano: «Dalle aziende alla comunità finanziaria, tutti si lamentano della mancanza di sufficiente volontà politica», ma «l'Europa, con la nuova commissaria, vuol diventare neutrale quanto a emissioni entro il 2050. E se lo fa l'Europa, tutti gli altri possono seguire il buon esempio».
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