Il rapinatore forse ucciso da un complice: si indaga per omicidio

I primi accertamenti
I primi accertamenti
di Michele Iurlaro
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Mercoledì 1 Febbraio 2017, 13:38 - Ultimo aggiornamento: 18:29
Un singolo colpo di fucile, caricato con cartuccia a pallini e capace di lesionare, entrando dal fianco destro all’altezza del torace, il fegato ed il colon, provocando una copiosa e fatale emorragia. L’esame autoptico sulla salma di Gaetano Fiorile, il 38enne nato a Bari ma residente a Conversano, non chiarisce completamente quanto accaduto nel primo pomeriggio del 23 gennaio, quando il presunto rapinatore incontrò la morte tra le campagne di Villa Castelli e Francavilla dopo il colpo in via Settembrini, nella Città degli Imperiali, ma certifica come la morte, sopraggiunta in ospedale, sia stata causata da quel singolo colpo esploso da un fucile da caccia in circostanze ancora misteriose. Almeno in parte.

L’autopsia eseguita nella serata di martedì dal medico legale Antonio Carusi durata circa tre ore, ha escluso altre ferite che non siano, appunto, quelle provocate dai pallini di piombo fuoriusciti dalla cartuccia. Su chi abbia premuto il grilletto e perché, invece, resta un mistero. Pur non escludendo che possa essersi trattato di un incidente, ad essere indagati con l’accusa di omicidio, oltre che di rapina e furto aggravato, sono due trentenni del barese, già identificati ma irreperibili e ricercati dai carabinieri. Considerata la traiettoria del colpo, appare probabile che l’arma fosse impugnata da uno dei complici della vittima. Al di là delle speculazioni, la dinamica di quanto accaduto potrà essere ricostruita solo dai due rapinatori fuggiti a margine dei fatti registrati intorno alle 13 di quel lunedì, quando il commando armato composto da tre uomini rapino di 30mila euro un dipendente della ditta "Distante", per poi fuggire. Durante queste fasi, fu ritrovato proprio Fiorile, moribondo nei pressi di un muretto a secco.
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