Traffico di reperti archeologici con base in Puglia, 16 arresti in tutta Italia

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Mercoledì 24 Maggio 2023, 07:29 - Ultimo aggiornamento: 15:04

​Traffico di reperti archelogici, 16 arresti in tutta Italia. L'operazione parte dalla Puglia: è infatti scaturita dagli esiti di una complessa ed articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Trani e svolta dai Carabinieri dell'Arte di Bari, ha complessivamente impegnato più di 300 militari dell'Arma. 

Scavi clandestini e ricettazione

I carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, in collaborazione con il Ros (raggruppamenti operativi speciali) di Roma, con i militari dei Comandi dell'Arma territorialmente competenti e con lo Squadrone eliportato «Cacciatori Puglia», hanno eseguito 21 provvedimenti restrittivi (16 arresti e 5 tra obbligo di firma e di dimora) e decine di perquisizioni, nei confronti di persone appartenenti ad una organizzazione strutturata ritenuta responsabile di numerosi scavi clandestini, ricettazione e illecita commercializzazione, in ambito nazionale ed internazionale, di importantissimi reperti archeologici, di valore storico culturale inestimabile e commerciale ingente.

Gli arresti sono stati eseguiti in cinque regioni: Puglia, Basilicata, Campania, Lazio e Abruzzo.  

I reati

I 21 soggetti tutti a vario titolo ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata allo scavo clandestino, furto, ricettazione ed esportazione illecita di reperti archeologici e numismatici.  ontestualmente sono state svolte decine di perquisizioni.

L’ordinanza costituisce il risultato degli elementi d’indagine, convenzionalmente denominata Canusium, condotta dal Nucleo TPC di Bari. L’attività investigativa è stata avviata nel 2022 a seguito dell’individuazione nell’agro di Canosa, mediante la componente aerea dell’Arma pugliese, di diversi scavi clandestini.

L’inchiesta, sviluppata e ampliata, anche sul piano internazionale, a partire dallo scorso autunno, supportata da attività tecniche, dinamiche e telematiche, ha consentito di individuare un’organizzazione criminale composta dal classico repertorio strutturato di soggetti che compongono la filiera tipica del fenomeno delinquenziale in danno dei beni culturali e strutturata nel modo seguente: tombaroli, ricettatori di zona (1° livello) e areali (2° livello), nonché da trafficanti internazionali.

I sequestri

Nel corso delle investigazioni sono state recuperate e sequestrate diverse migliaia di reperti archeologici, tra ceramiche e monete archeologiche in oro, argento e bronzo, 60 tra metal detector e arnesi idonei allo scavo clandestino, nonché documentazione contabile che attesta le transazioni illecite in Italia e con l'estero. Le misure coercitive e le perquisizioni sono state eseguite in più comuni di Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio e Puglia. Durante le investigazioni si è rivelata di fondamentale importanza la consultazione della 'Banca dati dei beni culturali illecitamente sottrattì del Ministero della Cultura, in via esclusiva gestita, alimentata e sviluppata sul piano tecnologico dai carabinieri dell'Arte. Si tratta del database più grande del mondo nel suo genere, con oltre 1.3 milioni di files relativi a opere da ricercare.

La base in Puglia

Il sodalizio, con basi operative nella provincia di Bat, con diramazioni in Campania, Lazio e il resto della Puglia, aveva avviato un fiorente canale commerciale di monete archeologiche che, frutto di scavi clandestini eseguiti in Puglia e Campania, venivano poi cedute dai vari ricettatori ai diversi trafficanti internazionali, i quali provvedevano a immetterle sul mercato illecito globale, attraverso Case d’asta estere. Nel corso delle investigazioni sono state recuperate e sequestrate diverse migliaia di reperti archeologici, tra ceramiche e monete archeologiche in oro, argento e bronzo, 60 tra metal detector e arnesi idonei allo scavo clandestino, nonché documentazione contabile attestante le transazioni illecite in Italia e con l’estero. Le misure coercitive e le perquisizioni sono state eseguite in più comuni dell’Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio e Puglia.

Durante le investigazioni si è rivelata di fondamentale importanza la consultazione della “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti” del Ministero della Cultura, in via esclusiva gestita, alimentata e sviluppata sul piano tecnologico dai Carabinieri dell’Arte. Il database la più grande del mondo nel suo genere, con oltre 1.3 milioni di files relativi a opere da ricercare.

«Complimenti ai Carabinieri del Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale per la brillante operazione contro un'organizzazione criminale di tombaroli, ricettatori e trafficanti internazionali di reperti archeologici. La Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti del ministero della Cultura, il database più grande al mondo nel suo genere, con oltre 1,3 milioni di files relativi a opere da ricercare, gestita in via esclusiva, alimentata e sviluppata sul piano tecnologico dai Carabinieri del Tpc, si è rivelata ancora una volta uno strumento di fondamentale importanza ai fini investigativi», il commento del Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano.

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