Sicurezza e aggressioni, l'arcivescovo: «Il mondo degli adulti assente. Così nascono le baby gang»

Sicurezza e aggressioni, l'arcivescovo: «Il mondo degli adulti assente. Così nascono le baby gang»
di Beppe STALLONE
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Domenica 12 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11:34
Monsignor Giuseppe Satriano è tornato qualche giorno fa da un viaggio pastorale in Etiopia e in Kenya. Un legame antico quello dell’arcivescovo metropolita della diocesi di Bari-Bitonto con il continente africano, dato che già sul finire degli anni Novanta era stato per tre anni in missione a Laisamis, a circa 400 chilometri dalla capitale Nairobi, nella diocesi di Marsabit in Kenya. 
Monsignor Satriano come sacerdote missionario “fidei donum” aveva prestato il suo servizio pastorale dal 1998 al 2001 nella missione di Laisamis e qui è tornato il 3 febbraio scorso accolto calorosamente dalla popolazione. Qui c’è la chiesa cattolica dedicata a San Giorgio e monsignor Satriano ha visitato l’ospedale e una guest house voluta dalla diocesi per autosostenere le spese ospedaliere. Ieri il vescovo in occasione della giornata mondiale del Malato ha voluto portare il suo saluto agli odontoiatri delle province di Bari e Bat, riuniti a Bari in occasione della festa di Santa Apollonia, protettrice dei dentisti. L’arcivescovo, sulla scia del messaggio di papa Francesco in occasione della giornata del Malato, ha posto l’accento sull’importanza dell’avere cura di chi soffre e sul ruolo fondamentale che svolgono gli operatori sanitari. 
Monsignor Satriano, come si declina l’avere cura nel territorio di Bari?
«Il prenderci cura ha varie declinazioni attraverso la pastorale sanitaria, la Caritas, l’attenzione alle povertà esistenziali, le carceri e quant’altro incide sulla comunità sociale ed ecclesiale come segno di sofferenza e di fatica. Devo dire che anche il lavoro che si sta iniziando a fare nelle periferie sta incominciando a dare dei segni di speranza. Ecco, su questo siamo impegnati a trecentosessanta gradi, nel cercare percorsi che possano offrire un riscatto sociale, che possano offrire un segno di speranza, che possano esprimere un segno di vicinanza, di cura, di attenzione alla persona». 
Eccellenza, attenzione alla persona probabilmente significa anche attenzione ai minori. Negli ultimi tempi a Bari stiamo assistendo, spesso impotenti, all’azione di baby gang che agiscono anche in centro città. Spesso si tratta di minorenni che creano un clima di paura e di insicurezza nella popolazione, come si può affrontare questa che ormai pare un’emergenza?
«Questo è un problema che è una denuncia in sé, della nostra inadempienza del mondo adulto a percorsi educativi e purtroppo finché noi coltiveremo un’attenzione al benessere fine a sé stesso e non finalizzato alla crescita delle nuove generazioni, questo deflagrerà sempre. Il problema grosso è che manca un mondo di adulti. Se le baby gang stanno fiorendo è perché manca un mondo di adulti attento, capace, che sia performante sul piano educativo. Quindi è una denuncia alla nostra adultità che ha segnato un punto di fallimento. Non possiamo semplicemente criminalizzare alcuni fenomeni ma dobbiamo anche interrogarci e capire quale riverbero ha sulla nostra vita. Purtroppo al discorso educativo abbiamo abdicato da tempo e oggi la situazione fiorisce in questa maniera. Quindi io ritorno ad invocare una assunzione di responsabilità a tutti i livelli. A livello civico, sociale, professionale, a livello religioso ed ecclesiale, perché ognuno si assuma la responsabilità di ritornare a dare testimonianza con la sua vita. Il buon esempio è venuto a mancare ed è sul buon esempio che dobbiamo coltivare la crescita delle nostre realtà».
Un’altra emergenza, di tutt’altra natura, a Bari e provincia è data dalla presenza di parecchie aziende in crisi con il conseguente ricorso agli ammortizzatori sociali, se non al licenziamento, il caso Baritech è solo l’ultimo in ordine di tempo. 38 tavoli di crisi in Puglia di cui 18 solo in provincia di Bari. Più di 5mila famiglie pugliesi che non stanno attraversando un buon momento. Don Ciotti a marzo scorso ha portato la sua solidarietà agli operai del distretto industriale di Bari, quale è il messaggio della Chiesa barese?
«Conosco bene questa situazione e ne sono profondamente rammaricato. È un discorso complesso. C’è una congiuntura sociale, politica che non riguarda solo il nostro territorio ma tutto il mondo occidentale, europeo. Perché l’innesto di nuove economie sullo scenario mondiale ha prodotto queste concause deflagranti. Sicuramente questo denuncia anche una nostra miopia politica nel non aver colto che alcune situazioni avrebbero potuto intaccare la situazione della nostra vita locale. Oggi si tratta di mettere insieme tutte le forze in campo, al di là delle proprie ispirazioni politiche, partitiche, bisogna ritornare a mettersi insieme e quindi ritornare a mettere al centro la persona. Se questo non si fa e si coltivano logiche personalistiche, queste problematiche non troveranno soluzioni».
Non tutti gli imprenditori sono Olivetti però, alcuni sembrano interessati solo e unicamente al profitto e non alla persona, non crede?
«Sì ma qui il problema non sono soltanto gli imprenditori. È un problema di carattere sociale che riguarda il governo, il governo regionale, quello cittadino, i sindacati, che riguarda tutta una serie di figure che sicuramente devono essere vigilanti, attente a certe politiche che spesso hanno visto alcuni imprenditori venire a investire da noi per andarsene subito dopo, una volta ottenuti i finanziamenti. Quindi bisogna essere molto attenti e collaborare insieme». 
La centralità della persona, il valore dell’essere umano è un concetto su cui monsignor Giuseppe Satriano, figlio di un medico anestesista e rianimatore, insiste nel suo intervento dinanzi alla platea dei medici odontoiatri. A loro dice quanto sia importante avere uno sguardo centrale sulla persona, un medico che entri in maniera empatica con chi ha davanti, con chi soffre, con il paziente, così come il buon Samaritano. Occorre fare un discorso serio sulla sanità, sottolinea il vescovo di Bari e ricorda alcuni passaggi di un discorso che papa Pio XII fece l’8 settembre del 1957 ai partecipanti al XII congresso internazionale di Odontostomatologia. Compito delicato quello di chi entra, guarda e cura il nostro cavo orale, dove fondamentale è la professionalità quanto la carica di umanità che deve caratterizzare il loro lavoro. 
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