Puglia, da Turi a Molfetta: i sindaci pronti ad accogliere i profughi

Puglia, da Turi a Molfetta: i sindaci pronti ad accogliere i profughi
di Antonio BUCCI
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Domenica 29 Agosto 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 09:24

Nel pieno della festa patronale di Turi, il sindaco Tina Resta ha richiamato in servizio funzionari e impiegati. «Disquisizioni di sociologia e polemiche partitiche in questo momento non servono. Serve, invece, attivarsi per concretizzare un’organizzazione efficace con l’aiuto di tutti», tira dritto la prima cittadina, quando le si chiede della macchina della solidarietà messa in moto, in favore dei profughi afghani. I primi arrivati stanno concludendo il periodo di quarantena, nel Covid hotel alla periferia del capoluogo. Altri ne potrebbero arrivare e, in prima linea, non c’è soltanto il Comune di Bari: un fronte di sindaci si mobilità, monitora luoghi potenzialmente idonei, fa rete. 

L'accoglienza nei Comuni pugliesi


«La tragedia dell’Afghanistan non può non coinvolgere i nostri territori, attraverso l’accoglienza di famiglie che fuggono via da una disumanità che i governi democratici non dovrebbero tollerare», mette in chiaro la titolare della fascia tricolore. Primo mandato, trazione civica, una vita nella scuola. Il centro dell’area metropolitana che guida non fa parte della cosiddetta rete SAI – sta per sistema di accoglienza e integrazione – ma ha un ufficio immigrazione che collabora con i servizi sociali per attivare quelli che definisce processi di accoglienza e integrazione non sempre facili. 


«Sono d’accordo con il presidente Antonio Decaro, quando parla di accoglienza diffusa attraverso una rete di supporto celere e semplificata. Turi si sta attrezzando attraverso una struttura chiusa da tempo, ripristinata e affidata già ad una cooperativa realizzata con fondi regionali a scopi sociali», spiega. Lì, una volta, c’era un cinema, poi demolito.

L’amministrazione ha rilanciato, ci ha messo i lavori di ripristino e la certificazione di agibilità ed ora è pronta: «La comunità turese sicuramente farà anche la sua parte», assicura. 
Stessa linea del sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, che ha già formalizzato la disponibilità della città, con una nota ufficiale sul tavolo del Prefetto: dieci famiglie afghane, otto donne sole con bambini e una donna sola, per un totale di cinquanta posti complessivi. 
Adesso, mancano solo gli adempimenti del Ministero: «Siamo un popolo di emigranti.

Riteniamo che ogni singolo uomo, donna di questa città, con un minimo di consapevolezza e di cuore, avrebbe fatto la stessa identica cosa. Perché nessuno di noi, di voi, volterebbe le spalle a chi fugge dal terrore e dalla deprivazione di ogni libertà. Abbiamo deciso così perché per noi la persona umana viene prima di ogni cosa», manda a dire, in attesa dei passaggi tecnici. 


Sarà così anche a Bisceglie: stesso mare, qualche chilometro più a nord. La Giunta guidata da Angelantonio Angarano ha già approvato la delibera relativa all’ampliamento del progetto. 
È stata condivisa dalla Commissione Pari Opportunità e sarà proposta alla massima assise comunale: «È certamente vero che esiste il principio di autodeterminazione dei popoli ma la libertà di un Paese di scegliere la propria organizzazione deve essere appunto una libertà, condivisa dalla popolazione, senza persecuzioni e senza la negazione dei più basilari diritti civili, come sta avvenendo tuttora. Tutto ciò deve impegnarci, dagli enti locali fino al governo nazionale, ad una mobilitazione che salvaguardi una terra tormentata ma che dall’antichità è culla di civiltà e crocevia di culture», non hanno dubbi l’assessore di riferimento, Roberta Rigante. E poi aggiunge: «Bisceglie è da sempre una città solidale, sensibile e ospitale». Nei palazzi comunali il clima è lo stesso: niente colori politici, pragmatismo e velocità. Parola di Sindaco. 
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