Intervista all'ex prefetto Bellomo: «La mafia è presente in città: dobbiamo saperlo e tutelarci. Ma gli anticorpi ci sono già»

Antonella Bellomo
Antonella Bellomo
di Daniele UVA
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Venerdì 1 Marzo 2024, 05:00

L'inchiesta sul voto di scambio a Bari ha fatto la presunta presenza di una zona grigia, rapporti fra criminalità organizzata e parte della borghesia, del mondo imprenditoriale e di quello politico. Commistioni pericolose, che non significano allarme generalizzato all'interno delle istituzioni, ma dimostrerebbero l'esistenza di alcuni professionisti, imprenditori e politici che si rivolgono ai clan per ottenere vantaggi personali. Dimostrerebbero anche la presenza di una sorta di welfare criminale che entra in gioco, anche attraverso l'elargizione di posti di lavoro, quando la presenza dello Stato non è sufficiente.

Antonella Bellomo, come ex prefetta cosa pensa di questa inchiesta, che riguarda anche una persona che in Prefettura ci lavora?
«Queste situazioni erano oggetto di indagini riservate alle quali non avevo accesso. Provo un grande dispiacere per il coinvolgimento di una persona legata alla Prefettura. Sono fatti che risalgono a un periodo in cui non ero a Bari, in particolare fra il 2016 e il 2018. Io sono diventata prefetta poco prima della pandemia, in un periodo molto particolare, quindi non potevo avere idea di cosa fosse successo prima».
Secondo lei a Bari esiste davvero una zona grigia?
«Posso dire, senza naturalmente generalizzare, che siamo cittadini molto legati all'apparenza. Questo può portare qualcuno ad accettare compromessi di qualunque tipo pur di ottenere qualcosa. Questo purtroppo è un po' il nostro vizio, siamo in parte persone che amano apparire. Il concetto non va generalizzato, perché la maggior parte dei cittadini è perbene. Però a volte siamo portati a cercare scorciatoie. Sono comunque episodi circoscritti e ancora non sappiamo tutto».
In che modo bisognerebbe cambiare questo paradigma?
«Dobbiamo andare all'essenziale, scoprire valori genuini che ci consentano di appropriarci del nostro territorio. Il procuratore Rossi ha detto che Bari ha gli anticorpi necessari per reagire».
La consigliera Maria Carmen Lorusso era presente domenica alla presentazione del candidato del centrosinistra Vito Leccese, le fa impressione?
«La consigliera era lì perché in quel momento era una persona libera e ancora nulla si sapeva di questa inchiesta. Dobbiamo comunque evidenziare che questi episodi accadono perché a Bari c'è la criminalità organizzata, lo abbiamo sempre ripetuto. A Bari, come in tutta Italia, esiste questo fenomeno, lo dobbiamo sapere e ci dobbiamo tutelare. Affermare che ci sono anticorpi vuol dire che la maggior parte dei cittadini opera secondo le regole della legalità».
Il centrodestra vorrebbe commissariare il Comune, crede sia una buona iniziativa?
«Alcuni esponenti del centrodestra sono andati dal ministro dell’Interno Piantedosi e hanno avuto un colloquio con lui, non so che elementi abbiano portato. Per giudicare bisognerebbe conoscere gli atti dell'inchiesta. Qualche iniziativa l'ha comunque già presa il tribunale con Amtab e un'altra società coinvolta nell'inchiesta».
Fa bene Michele Laforgia a chiedere nuove regole per le primarie?
«Per le primarie le regole se le dà il partito, quindi vanno sicuramente affinate. L'inchiesta dimostra che non sono solo le primarie a poter essere viziate, a volte è viziato addirittura il consenso».
Teme altri fenomeni del genere in vista del voto di giugno?
«Ciascuno di noi deve esprimere il proprio voto in maniera libera e convinta di fare la scelte più giusta. In questo caso, come in un altro precedente, i consiglieri coinvolti sono nati in minoranza. Questo significa che la maggior parte dei cittadini esprime una scelta libera e convinta. Questo ci deve dare fiducia».
Intanto lei è indicata come possibile candidata sindaco del centrodestra, accetterebbe?
«Nessuno me lo ha chiesto e non è mai stata una mia ambizione fare politica.

Credo di non esserne capace ed è giusto che mi dedichi ad altro. Mi lusinga, mi fa piacere che il mio possa essere un nome spendibile e ringrazio chi lo pensa. Ma non accetterei».

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