It e nuove opportunità di lavoro, l'intervista al vicesindaco Di Sciascio: «Ora i talenti non fuggono più al Nord o all'estero»

It e nuove opportunità di lavoro, l'intervista al vicesindaco Di Sciascio: «Ora i talenti non fuggono più al Nord o all'estero»
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Martedì 7 Giugno 2022, 05:00

È in pratica dal giorno del suo insediamento che il vicesindaco di Bari, assessore all’Innovazione tecnologica, Eugenio Di Sciascio, professore e già Rettore del Politecnico, sta lavorando sui temi della Information and Communication Technology, per portare il capoluogo pugliese ad essere città europea e polo di attrazione per player internazionali del settore. 

Professore i nuovi ingressi a Bari delle multinazionali dell’It potrebbero rappresentare un pericolo per le aziende del settore in Puglia?
«No, non credo. Intanto i mercati chiusi, anche nel lavoro, non sono mai una cosa buona. Non possiamo tenere il sistema bloccato perché così alcune aziende abbiano dei vantaggi non determinati dal mercato generale. Sono finiti i tempi del protezionismo. A parte questo primo punto, negli ambiti dell’innovazione, se noi non la si fa crescere anche attraverso l’arrivo di nuove realtà che portano il loro contributo, allora si resta al palo. Le aziende non avrebbero più stimoli, resterebbero a fare ciò che sanno fare. Invece noi dobbiamo costruire un sistema in cui ci sia capacità di innovazione. Bari ha una storia in questo ambito proprio su questo dobbiamo costruire, ma non possiamo pensare di fermare il mondo dicendo che noi stiamo bene così e non deve cambiare nulla». 
Ma se l’impatto per i vari Exprivia, Fincons, Auriga, può essere relativo per le piccole e medie imprese, non potrebbe essere negativo se non letale?
«Ho letto con grande piacere, a commento del post dei sindaco (quello sulla pagina Facebook relativo all’arrivo dei grandi colossi dell’IT, ndr), un commento dell’ingegnere Arborea, responsabile di Openwork che diceva “questa è un’opportunità, non va vista come una fregatura”. L’arrivo di grandi aziende, multinazionali o leader del mercato europeo, non può essere interpretato come una rottura di un equilibrio. Non funziona così. Il tema è che si deve crescere per avere una massa critica. Anzi questa è anche l’occasione per ripensare e rendersi più efficienti. Poi è anche giusto che ci sia una dinamica salariale, tanto quella arriverà a un equilibrio. Basti pensare che un tempo se volevi fare carriera o avere uno stipendio decoroso dovevi andare via, ora stiamo invertendo questo processo e mi sembra un fattore positivo per tutti». 
Professore un rischio oggettivo c’è e cioè che queste multinazionali dell’It prendano quelle poche risorse umane costituite da super esperti, dalle aziende pugliesi esistenti. E allora quale è il beneficio sul piano occupazionale? Non c’è nuova occupazione ma solo travaso di risorse.
«Intanto questo non è vero perché noi produciamo ogni anno centinaia di giovani che hanno adesso la possibilità di restare qua invece che andarsene. Già di per sé questo è un effetto positivo per il nostro territorio. Poi anche il fatto che alcuni scelgono di tornare, cosa che prima non avrebbero mai fatto. Dobbiamo guardare al sistema nel suo complesso, non possiamo certo fare la privatizzazione degli utili e la socializzazione delle perdite. Le aziende devono stare sul mercato e il mercato ha le sue dinamiche. Queste grandi aziende portano un’apertura e fanno crescere anche i locali». 
Assessore, l’amministratore e presidente di Exprivia, Favuzzi, giorni fa diceva che le assunzioni erano state di 250 unità e le uscite quasi altrettanto. Proprio perché questi competitor pescano a piene mani dalle aziende presenti.
«Ci sono due modalità. La prima è quella di aumentare il numero delle persone impiegabili, allargare la platea. Questo già lo stanno facendo, Politecnico, Università, Its e centri di formazione. Peraltro non si tratta di ricercare solo ingegneri informatici, ci sono altre posizioni aperte per laureati in economia e commercio o giurisprudenza. Poi quando attrai le aziende, sì è vero può anche succedere che si “rubino” persone, ma anche questa è una crescita nel medio e lungo periodo. L’azienda quindi si deve scervellare su come fare a mantenere le proprie risorse. Se pensiamo che qui si resta tenendo gli stipendi bassi non è certo questo il modo per crescere. Anche la dinamica salariale troverà un suo equilibrio. Se questi arrivano e pagano di più, non lo fanno certo per beneficenza ma evidentemente sono in grado di garantire certi livelli».
Professor Di Sciascio, da tecnico e non da vicesindaco conferma ciò che ha detto Decaro a proposito dei 2500 posti di lavoro nel settore nei prossimi 3 anni?
«Penso di sì. Quelle sono le posizioni che saranno disponibili, forse cresceranno anche di più. Numeri totalmente ragionevoli sempre che si trovino le persone. Non possiamo solo “rubarle”». 
Questo dipende dal Politecnico, dall’Università.
«Anche dagli Its, dalla capacità di fare formazione e reskilling delle persone». 
A questo proposito non sarebbe il caso di fare formazione per impiegare quelle persone che sono in altri settori e rischiano di perdere il posto di lavoro?
«Su questo ci sono una serie di iniziative che si dispiegheranno nei prossimi mesi e nel prossimo anno per definire e finanziare dei canali di formazione e per adeguare, almeno chi lo vuole, alle nuove tecnologie».
Finanziati dalla Regione?
«Anche dal Politecnico, lo so per certo e l’Università. Stanno aumentando le classi degli Its».
Abbiamo buone speranze?
«Stiamo lavorando in questo senso da parecchio tempo. Poi ci sono le preoccupazioni e anche a queste bisogna rispondere. Ma d’altra parte il mondo non si è mai fermato perché qualcuno ha detto: restiamo così». 
A parte la regina di Inghilterra.
«Ma quella è eterna».

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