Giacomo Olivieri, debiti e interessi: «Pedonalizziamo Via Melo»

Le intercettazioni dell'inchiesta

Giacomo Olivieri, debiti e interessi: «Pedonalizziamo Via Melo»
Giacomo Olivieri, debiti e interessi: «Pedonalizziamo Via Melo»
di Luigi LUPO
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Domenica 10 Marzo 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 14:31

Giacomo Olivieri aveva problemi finanziari. E nel 2019 voleva risolverli con la presunta collaborazione di referenti della Banca Popolare di Bari, che non navigava di certo in ottime acque. Come emerge dalle intercettazioni ambientali, contenute nella richiesta di misure della Dda di Bari, l’ex consigliere regionale, in carcere con l’accusa di voto di scambio politico mafioso, avrebbe incontrato Gianvito Giannelli, in odore di diventare presidente dell’istituto, per definire “la sua strategia”. Che, secondo la procura, prevedeva che Giannelli allentasse la morsa di una società di recupero crediti, la Cerved, incaricata di estinguere un debito contratto da Olivieri. Società che aveva affidato a un avvocato di Bari, amico di Olivieri, il compito di curare tutte le azioni giudiziarie afferenti la sua situazione patrimoniale. 

L’ex consigliere regionale è soddisfatto quando scopre che l’avvocato si occuperà delle sue criticità con la Popolare. «Quindi ci dobbiamo sedere un attimo – spiega Olivieri – e dobbiamo vedere le azioni giudiziarie».

E soprattutto chiede all’istituto più tempo prima dell’incontro per «la definizione bonaria»: “Sinceramente io domenica finisco le votazioni: perché qua se Lorusso non viene eletta mi sparo! E poi ci sediamo e capiamo le azioni da fare”. Insomma tutto rinviato al post elezioni che poi avrebbero decretato l’ingresso in consiglio di Maria Carmen Lorusso, finita nel mirino della procura nell’inchiesta “Codice interno”.

Ma l’avvocato Olivieri, nell’incontro con Giannelli, pochi giorni prima dell’assemblea del consiglio di amministrazione, avrebbe mostrato interesse anche per “la pedonalizzazione di via Melo”. «La dobbiamo pedonalizzare – dice l’ex consigliere regionale». L’idea pare non sarebbe piaciuta alla moglie di Giannelli. «Si arrabbia come una iena se la pedonalizzano», dice l’ex presidente di Bpb. Non si colgono, dai dialoghi captati dagli inquirenti, le motivazioni delle mire sulla strada del quartiere Umbertino. Sembra, però, che Olivieri – che si dice pronto a discutere del progetto con “Decaro” - sia interessato a far salire il valore della zona, probabilmente per interessi nel mercato immobiliare. «Come incremento di valore sono d’accordo con te», reagisce Giannelli. E soprattutto il presunto procacciatore di voti per conto di Maria Carmen Lorusso sarebbe stato attratto dall’allontanare «alcuni clienti della vineria che si trova di fronte la sua futura abitazione». Insomma, anche in questo caso la presunta volontà di usare conoscenze politiche per interessi personali. E di coinvolgere anche i vertici di Banca Popolare a cui Olivieri avrebbe chiesto finanziamenti di cui avrebbe rinviato continuamente la rateizzazione.

Le intercettazioni

Intanto sul fronte del presunto coinvolgimento delle cosche nel giro delle partecipate dell’amministrazione comunale, spuntano, dopo gli intrecci dei Parisi in Amtab, anche influenze nella Multiservizi e nell’Amgas. Sembra, quindi, che i clan avrebbero le mani un po’ dappertutto nella rete delle partecipate comunali. L’Amgas, che si occupa di gas ed energia elettrica, viene citata nelle carte della procura. In alcuni passaggi delle intercettazioni ambientali. L’indagato Mirko Massari, parlando con Michele Nacci, co-candidato con Lorusso, e con Giacomo Olivieri, dice: “Quante volte siamo venuti qua con la macchina dell’Amgas”. Ma dalla sede dell’azienda sarebbero partite telefonate di Massari che la procura ritiene finalizzate “a fini personali ed illeciti”. Lo si scopre da una telefonata dell’indagato a Bruna Montani. Le parole di un collaboratore di giustizia fanno emergere probabili contatti tra una persona, vicina a Tommaso Lovreglio, e l’azienda che si occupa di trasporto e smaltimento rifiuti. Cruciali sempre i posti di lavoro che l’esponente del clan avrebbe garantito a sue conoscenze. «Lui – dice il collaboratore – riusciva a sistemare le persone o nell’Amtab o nella Multiservizi». L’ispettore gli chiede se si tratti di referenti politici. «Allora, un referente politico c'è, ora non mi ricordo il nome, però è passato da me, perché tramite mio zio Cosimo Fortunato ho appeso i suoi manifesti. Mio zio mi dava dei soldi e diceva: «Prendi due ragazzi, dobbiamo fare uscire questa persona qua», che poi vinse, mi pare, era alla Circoscrizione». L’anno era il 2012 “quando è nata la Multiservizi”. [RIPRODUZ-RIS]
 

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