Droga nell'auto dell'amante, l'avvocato della vittima: «Fiducia in giustizia è atto di fede»

Droga nell'auto dell'amante, l'avvocato della vittima: «Fiducia in giustizia è atto di fede»
Droga nell'auto dell'amante, l'avvocato della vittima: «Fiducia in giustizia è atto di fede»
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Martedì 3 Ottobre 2023, 19:00 - Ultimo aggiornamento: 19:28

«Alla fine la fiducia nella giustizia - sempre invocata, talvolta a sproposito - finisce davvero per richiedere un atto di fede, affidato alla speranza nell'aldilà». A parlare è l'avvocato Michele Laforgia, difensore dell'imprenditore ritenuto persona offesa nella vicenda che ha coinvolto gli avvocati baresi Gaetano Filograno e Nicola Loprieno, per i quali le accuse di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti sono cadute «perché il fatto non sussiste».

La gup Antonella Cafagna del Tribunale di Bari, ieri, ha assolto il primo (aveva scelto l'abbreviato) e prosciolto il secondo. I due erano stati accusati dai pm Savina Toscani e Claudio Pinto di aver fatto in modo che, nel 2014, la Guardia di finanza trovasse 26 grammi di cocaina nell'auto dell'imprenditore durante una perquisizione.

Per quella vicenda l'uomo, all'epoca amante e attuale compagno della ex moglie Filograno, fu a sua volta assolto con formula piena.

La sentenza

Nella sentenza, i giudici ritennero «fondata» l'ipotesi che la droga fosse stata posizionata da altri. Filograno e Loprieno, rispettivamente docente di diritto civile dell'università Lum e consigliere comunale della maggioranza di centrosinistra, furono tirati in ballo dalla testimonianza di un garagista, Nicola Piperis, che li indicò come i promotori del complotto a danno dell'imprenditore.

L'uomo, un 54enne della provincia di Bari, ha accolto la notizia «con lo stato d'animo di chi ha subito ormai quasi dieci anni fa un grave torto - dice ancora Laforgia -, certificato da una sentenza irrevocabile, e un ulteriore, odioso abuso da parte di un ex servitore dello Stato, riconosciuto anche dalla decisione di ieri, senza che sia stato individuato il mandante, o i mandanti, del disegno criminoso ordito ai suoi danni». Ieri la gup ha infatti condannato a un anno e quattro mesi l'ex finanziere Enzo Cipolla, capopattuglia che coordinò la perquisizione del 2014, per tentata corruzione in atti giudiziari: avrebbe chiesto all'imprenditore, nell'ambito del processo a suo carico per i 26 grammi di cocaina, 15mila euro per pilotare la sua testimonianza in aula e favorirne l'assoluzione.

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