Bari, viaggio di notte tra movida e pescatori. Da Fesca a San Giorgio

Bari, viaggio di notte tra movida e pescatori. Da Fesca a San Giorgio
di Benedetta DE FALCO
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Domenica 7 Agosto 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 22:52

Il waterfront di San Girolamo e il lungomare di San GiorgiSan Giorgi a Bari distano tra loro 15 chilometri percorrendo: un tragitto in cui i volti cambiano, i servizi serali determinano diverse abitudini serali, ma tutti gli abitanti della notte dall’inizio alla fine di questo tratto sono accomunati da una dipendenza: il mare. 

Il racconto

«Io vivo a San Girolamo ma raramente la sera rimango qui: a parte pizzerie non ci sono veri punti di ritrovo. D’estate il quartiere cambia di notte, anche i turisti passeggiano. Ci si riversa sul mare, specie per chi abita in case popolari e non ha spazi: nelle notti estive i residenti diventano i proprietari del mare, dai tratti folkloristici». Raffaella Stella, psicologa, vive da 26 anni a San Girolamo, da quando è nata. Sedie, tavolini, sdraio, posizionati in modo instabile sulla sabbia raccontano la voglia di chi vive qui di appropriarsi e godere della della levantina della città e scordare di essere un quartiere al margine. Al waterfront di San Girolamo, dove spazi vuoti attendono di essere animati e funzionalizzati, alle 23.30 ci sono ancora comitive con un’organizzazione impeccabile in cui la cornice del mare spazza via altre necessità o negligenze.

Basta girare l'angolo 

Ma basta girare l’angolo, tra vicoli più interni e l’atmosfera cambia: la musica ad alto volume che rimbomba sui vetri delle finestre aperte e i fuochi d’artificio fanno da sfondo sonoro tra strade buie tra vecchie Panda e altre auto firmate firmate Bmw o Mercedes. Scendendo verso sud, si passa per la monumentale quanto buia Fiera del Levante: di fronte c’è uno spiazzo illuminato dalla storica paninoteca ‘Dal ghiottone’ gestita da Antonella Lagalante: «Sono trent’anni che lavoro di notte in questa piazza: ha visto tre generazioni.

Ho iniziato a 30 anni con mia sorella che ne aveva 26: a me piace dare la roba buona da mangiare. Nel tempo ne ho viste di tutti i colori. Ho tutti i tipi di clienti: dal laureato a chi fa bella vita. Ma questa è una zona di popolino e io ho saputo gestire situazioni di litigi e tensioni, Ti devi saper comportare qui: io mi sono fatta rispettare». Le regole della convivenza notturna sono bracci di ferro specie quando si arriva al porto di Bari. All’1 le navi per l’Albania, direzione Durazzo, imbarcano passeggeri a bordo delle auto.

La notte al porto 

Tra i testimoni della notte del porto ci sono gli addetti alla viabilità portuale: anche loro sorreggono la grande macchina portuale. «Non mi va di parlare, posso dirti che attacco alle 10 e vado via alle 7 - racconta uno di loro - la zona è sporca. Veniamo spesso aggrediti: quando d’estate le agenzie non avvisano dei ritardi, gli albanesi in partenza se la prendono con noi, perché siamo l’ultima ruota del carro, d’inverno la situazione migliora». C’è chi dirige il traffico delle navi e chi invece una barca la possiede in quella linea che divide Bari tra i circoli privati come la Vela e il Barion, e il chiringuito. Qui si ascolta musica reggae alle due di notte, la si ascolta da casse portatili. Diverse generazioni dalle eterogenee estrazioni sociali acquistano droga e si confondono nella mischia serale. Alcune barche già alle 11 si allontanano dal porticciolo per andare a pescare. Arrivati a Pane e pomodoro, gli studenti Erasmus si riservano un angolo della città, la spiaggia, battendo i piedi a ritmo. La strada da Fesca a Torre Quetta è uno scivolo che riversa dopo le 22 i ragazzi della città dai 16 ai 35 anni nella Bari sud dei locali, cocktail bar e dell’ostentazione. Alle 3 anche Torre Quetta chiude i cancelli: i nomadi della notte si spostano in un gioco a staffetta in un altro chalet, il Mokambo. La notte del lungomare per alcuni finisce qui, per altri inizia alle 2.30, a San Giorgio. 

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