Bari a Cagliari, febbre da Serie A: bandiere e vessilli sui balconi

Sono i 180 minuti più importanti della storia recente della Bari, intesa come l’intero popolo biancorosso che si fonde con la squadra, la città, la provincia

Bari-Cagliari, febbre da Serie A: bandiere e vessilli sui balconi
Bari-Cagliari, febbre da Serie A: bandiere e vessilli sui balconi
di Riccardo RESTA
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Giovedì 8 Giugno 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:45

Sono i 180 minuti più importanti della storia recente della Bari, intesa come l’intero popolo biancorosso che si fonde con la squadra, la città, la provincia. Un momento che, dal fallimento 2018 fino allo scorso agosto, sembrava solo un lontano miraggio, ma che con il passare delle settimane la SSC Bari guidata da Mignani e Polito ha saputo trasformare in un concreto obiettivo: la promozione in serie A.

Ora c’è da superare l’ultimo ostacolo, il più ostico: il Cagliari. I galletti partono con il favore del terzo posto in classifica, ma (come ha ricordato mister Mignani) dalla parte dei sardi ci sono la qualità della rosa, la spietatezza di Lapadula (capocannoniere della B) e la decennale esperienza di “Sir” Claudio Ranieri in panchina.

Stasera, alla “Unipol Domus” di Cagliari, andrà in scena il primo atto, preludio della sfida decisiva che si giocherà domenica 11 giugno in un San Nicola vestito a festa come mai.

Alta tensione

Insomma, le premesse ci sono tutte: un doppio confronto ad alta tensione nella finalissima dei playoff, che vale l’ultimo biglietto per il viaggio nell’Olimpo del pallone italico. E la Bari questa tensione la sta sentendo tutta. Dapprima con la spasmodica ricerca del tagliando per assistere alla finale di ritorno al San Nicola, già sold-out; il fatto che i biglietti siano stati polverizzati in meno di sei ore di prevendita libera, aperta anche ai non abbonati, lascia ampiamente intendere quanto sentito sia questo momento da tutta la città.
Esaurita (non senza polemiche e recriminazioni) la corsa al biglietto, il sentimento si è rapidamente trasformato in una febbrile, e contagiosa, attesa. «Quando esco da casa per far due passi trovo la gente che mi abbraccia e mi incita; fa piacere, vuol dire che i ragazzi hanno fatto risvegliare un amore viscerale e indescrivibile» - ha confermato Mignani in conferenza. 

Un febbrone iniziato a salire già dal fischio finale di Bari-Sudtirol, che ha sancito l’impresa dei biancorossi in semifinale. A fare da megafono del ritrovato “priscio” sono stati i gruppi organizzati, che hanno lanciato l’appello: «Esponiamo fieri i nostri vessilli, a testimonianza di un cuore pulsante e di una passione irrazionale che coinvolge centinaia di migliaia di baresi, pronti a esplodere d’entusiasmo e a spingere i nostri fino alla vittoria». 
E la città ha risposto: bandiere biancorosse esposte sui balconi e dalle finestre di tutti i quartieri, dal Libertà al San Paolo, fino al “boulevard” di via Bruno Buozzi, trasformata in una sorta di “tempio” della baresità. E non manca, poi, anche lo stendardo bianco e rosso esposto dal sindaco Antonio Decaro a Palazzo di città fin dalla vigilia della sfida contro il Sudtirol. E stasera in 15mila al San Nicola per vedere Cagliari-Bari sui tre maxischermo allestiti allo stadio. Altro indizio: è stata annullata la processione del Corpus Domini, prevista per stasera in centro, a causa della concomitanza con la partita.

È, quindi, davvero tutto come il 2009, quando in panchina sedeva Antonio Conte e la squadra sbriciolava record dopo record, conquistando la serie A per l’ultima volta. Lo stesso entusiasmo, per lo stesso obiettivo. Ora, parola al campo: stasera a Cagliari, domenica in un San Nicola che (c’è da scommetterci) sarà più rovente che mai. Come canta la Nord: «Bari, ci devi credere».

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