Tempi lunghi e sistema ingolfato: fino a 214 giorni per un esame

Medici in corsia
Medici in corsia
3 Minuti di Lettura
Giovedì 21 Marzo 2019, 08:51
Per una ecografia alla mammella 210 giorni, 129 per una colonscopia, 111 per una risonanza magnetica al cervello e tronco, 214 per una mammografia, oltre tre mesi per un elettrocardiogramma da sforzo. Sono questi i tempi medi di attesa a livello regionale per sottoporsi ad un esame o una visita specialistica programmata: i dati sono inseriti nell'ultimo report semestrale (settimana indice 1-5 ottobre 2018) che viene svolto dalla Regione stessa nell'ambito dell'audit civico.
Un monitoraggio costante che si ripete ogni anno nei mesi di aprile e ottobre per esaminare l'andamento delle liste di attesa. I tempi continuano ad essere, in molti casi, sopra il limite massimo fissato dal Piano nazionale che viene recepito dalle Regioni. Per gli esami e visite cosiddette programmate, in media, l'attesa non dovrebbe superare i 60 giorni, ma in Puglia spesso quando ci si trova ad effettuare una prenotazione al Cup la prima data utile offerta va oltre i due mesi. Il sistema è talmente ingolfato che persino per le prestazioni urgenti, quelle che richiedono rapidità nella diagnosi e che dovrebbero essere smaltite entro 72 ore, non vengono rispettati i tempi limite. Ecco qualche esempio: per una visita di chirurgia vascolare urgente l'attesa media in Puglia è di 18 giorni; per una risonanza alla prostata e vescica 36 giorni; per una colonscopia 54 giorni; per un elettrocardiogramma da sforzo addirittura 88 giorni. Un pugliese che si ritrova a dover eseguire con rapidità uno di questi esami non ha altra alternativa che rivolgersi al privato e pagare di tasca propria la visita specialistica o l'esame, ammesso che abbia la possibilità economica di farlo.
Non è un caso che, secondo l'ultimo report del Tribunale del malato, oltre il 10% dei pugliesi ormai rinuncia alle cure perché dovrebbe pagarle di tasca propria. Andando ad esaminare quello che avviene nelle province di Lecce, Taranto e Brindisi, quella che sembra avere problemi maggiori è l'Asl salentina: 102 giorni per una visita cardiologica, 137 per una visita endocrinologica, 104 per una visita oculistica, oltre cinque mesi per una risonanza magnetica al cervello, 153 giorni per una ecografia capo e collo. A livello regionale rispetto al 2017 ci sono stati lievi miglioramenti, ma come dimostrano i dati si è ancora molto lontani da tempi di attesa accettabili. Le lunghe liste di attesa rappresentano anche una delle cause della mobilità passiva che la Regione Puglia ha più volte dichiarato di voler abbattere: i presupposti per invertire la rotta sembrano ancora non esserci. Chi può permettersi di pagare di tasca propria l'esame ha strada in discesa, qualche esempio: per una visita cardiologica l'attesa media negli ospedali pugliesi è di 71 giorni, in regime Alpi sette giorni; per una visita otorinolaringoiatrica nel pubblico 40 giorni di attesa, privatamente appena 24 ore; per una tac all'addome inferiore 51 giorni negli ospedali, 0 giorni di attesa a pagamento. Eppure essere più veloci nel pubblico rispetto al privato si può: generalmente, come dimostrato, i tempi sono molto lunghi se il cittadino si rivolge ad un ospedale o ambulatorio pubblico, mentre in regime di Alpi è possibile sottoporsi all'accertamento in pochi giorni, spesso persino a poche ore di distanza rispetto alla prenotazione.
Disfunzione del sistema sanitario pugliese e italiano che, però, ha delle eccezioni (rare, effettivamente) che dimostrano che, volendo, con migliore organizzazione e maggiori risorse umane e di macchinari a disposizione si può essere più rapidi nel pubblico che nel privato. Ad esempio, sempre stando alla lettura dell'ultimo monitoraggio svolto dalla Regione Puglia, mediamente per una Tac senza e con contrasto al capo i giorni di attesa sono 146 rivolgendosi alle strutture private, mentre recandosi in ospedale scendono a 40.
Il problema liste di attesa non riguarda ovviamente solo la Puglia, tanto che il governo nazionale è intervenuto con il nuovo piano di gestione che stabilisce che, nei casi in cui le Asl non fossero in grado di rispettare i tempi massimi di erogazione di una prestazione (dalle 72 ore per le urgenze sino ai 120 giorni per quelle programmate), il cittadino potrà chiedere di eseguire l'esame o la visita specialistica facendo ricorso all'intramoenia, però pagando solamente il ticket.
V.Dam.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA