Mancata zona rossa, i pm a Palazzo Chigi: «Ad Alzano andò così»

Mancata zona rossa, i pm a Palazzo Chigi: «Ad Alzano andò così»
di Valentina ERRANTE e Claudia GUASCO
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Sabato 13 Giugno 2020, 09:05 - Ultimo aggiornamento: 09:10
Tre ore di audizione per il premier Giuseppe Conte, un’ora per i ministri Luciana Lamorgese e Roberto Speranza. Dopo i cinque giorni dimissione a Roma, i magistrati del pool di Bergamo che indagano sulla mancata creazione della zona rossa ad Alzano e Nembro hanno a disposizione tutti gli elementi per decidere che fine farà il fascicolo. Quando due settimane fa aveva deposto il governatore Attilio Fontana, il procuratore capo Maria Cristina Rota aveva affermato: «Spettava al governo chiudere». Ora esce da Palazzo Chigi e puntualizza: «Responsabilità di Roma? No. Dalle dichiarazioni che avevamo in atto, c’era quella in quel momento». Adesso, sentiti gli esponenti del governo, lo scenario cambia.



COLLABORAZIONE
«Ho voluto chiarire tutti i passaggi nei minimi dettagli», fa sapere il presidente del Consiglio Conte. «Le audizioni si sono svolte in un clima di massima distensione e di massima collaborazione istituzionale», sottolinea la procuratrice Rota. È arrivata poco prima delle dieci con i pm Paolo Mandurino, Silvia Marchina e Fabrizio Gaverini, magistrati del gruppo investigativo da cui si è sfilato Giancarlo Mancusi, ufficialmente per una questione di smaltimento ferie, da indiscrezioni «per divergenze». L’inchiesta sulla zona rossa è un filone del fascicolo per epidemia colposa e omicidio colposo relativo all’ospedale di Alzano Lombardo, chiuso e riaperto in poche ore il 23 marzo nonostante fosse focolaio Covid-19, e alle morti nelle Rsa bergamasche. Per settimane la Procura ha negato l’apertura di un fascicolo sulla zona rossa, mostrando una certa prudenza nell’addentrarsi in un confronto politico, quindi ha definito l’iniziativa «un atto dovuto». A questo punto, completate le audizioni, i magistrati metteranno un punto fermo e stabiliranno le prossime mosse: se la decisione di non chiudere la Val Seriana si configurasse come atto politico il fascicolo imboccherà la via dell’archiviazione, qualora fosse un atto amministrativo si potrebbe profilare un reato e quindi l’iscrizione al registro degli indagati dei presunti responsabili. I pm hanno a disposizione un cospicuo materiale acquisito: direttive, mail, valutazioni degli esperti sull’evoluzione della pandemia nella bergamasca e sull’opportunità di sigillare il territorio. Hanno le deposizioni dei vertici della Regione Lombardia e del governo, del presidente dell’Iss Silvio Brusaferro e del rappresentante italiano dell’Oms Walter Ricciardi. Qualora emergesse che non si sia trattato di una scelta politica, il reato potrebbe essere quello di epidemia colposa, ma la Procura è consapevole di essere di fronte a un’accusa difficile da dimostrare. Perché esiste un precedente, che è la sentenza della Cassazione del 12 dicembre 2017 su un caso di contaminazione dell’acqua pubblica avvenuto nel comune di San Felice del Benaco in provincia di Brescia. Nelle motivazioni si sostiene che l’epidemia colposa deve prevedere una «condotta omissiva a forma vincolata», ovvero: se il virus non viene diffuso direttamente, il reato non può essere contestato.

FORZE DELL’ORDINE
La versione di Conte è stata confermata dal ministro della Salute Roberto Speranza, anche lui come il premier convinto delle scelte fatte. «Penso che chiunque abbia avuto responsabilità dentro questa emergenza, dal capo dell’Oms al sindaco del più piccolo paese, debba essere pronto a rendere conto delle scelte fatte. È la bellezza della democrazia. È giusto che sia così», scrive sui social. «Da parte mia ci sarà sempre massima disponibilità nei confronti di chi sta indagando», assicura al termine dell’audizione nella quale ha ricordato l’articolo 32 della legge 883 che consentiva alla Lombardia di procedere alla chiusura in maniera autonoma. Particolarmente interessate per i pm, sotto il profilo tecnico, è stata la deposizione del ministro Lamorgese sull’invio delle forze dell’ordine nella bassa Val Seriana, pronte a sigillare l’area: tempi e modalità permettono di ricostruire le decisioni prese dal governo nei giorni cruciali in cui l’epidemia stava dilagando.
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