Diabolik, una pista per l'omicidio: ucciso dalla mala romana per uno sgarro

Diabolik, una pista per l'omicidio: ucciso dalla mala romana per la droga
Diabolik, una pista per l'omicidio: ucciso dalla mala romana per la droga
di Camilla Mozzetti e Giuseppe Scarpa
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Giovedì 22 Agosto 2019, 08:14 - Ultimo aggiornamento: 18:52

Il suo posto, Fabrizio Piscitelli, era riuscito a ritagliarselo nel panorama multiforme, eppure radicato, che vede a Roma da anni diverse organizzazioni criminali spartirsi la città per il traffico degli stupefacenti.
I clan esterni alla mala romana che controllano il giro e decidono come dividersi le piazze perché sono loro che fanno arrivare la droga in città e dunque sono loro che comandando.

Così si muoveva il sistema agli albori. Poi i rapporti sono cambiati perché la mala romana, composta da gruppi e bande autoctone, ha deciso di innalzare il proprio livello, passando da braccio operativo a formazione di comando. Senza di loro i clan esterni non avrebbero potuto infiltrarsi e fare affari e con loro dunque sono scesi a patti. Questo il quadro. Dentro cui è possibile scorgere una delle piste che potrebbe spiegare l'omicidio di Diabolik avvenuto lo scorso 7 agosto al Parco degli Acquedotti.

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LO SGARRO
Gli inquirenti non escludono che l'agguato mortale derivi da uno sgarro compiuto da Piscitelli a qualche gruppo romano per una partita di droga che il capo degli ultras biancocelesti avrebbe voluto gestire autonomamente. Una partita forse anche cospicua che era stata presa, in seconda battuta, ma che non era stata pagata. E che forse si sarebbe voluta piazzare in un territorio gestito da altri romani. Il denaro dunque e l'invasione di campo come possibile movente che, però, potrebbe escludere la responsabilità, nella ricerca del mandante, di organizzazioni criminali esterne.
 



Come quella degli albanesi o della ndrangheta per capirci che solitamente ha altri modi per inviare segnali e compiere omicidi. Anche i romani sono capaci ad ammazzare, il messaggio che potrebbe esser stato veicolato. Gli agenti della Squadra Mobile, diretti da Luigi Silipo, e coordinati dal pm titolare dell'inchiesta, Nadia Plastina, stanno passando al setaccio ogni angolo del vissuto di Piscitelli, i suoi rapporti con i personaggi di spicco delle organizzazioni operanti in città ma anche il sottobosco cittadino e i legami che l'uomo aveva con i romani che contano, le vicende di altri ultras a partire da quella di Marco Turchetta finiti dietro alla sbarre per traffico di stupefacenti.
 
 


Ancora da ultimare le verifiche sui tre cellulari di Piscitelli e sui pc sequestrati nella sua villa a Grottaferrata. Dai quali, forse, potrebbe emergere il nome o i nomi di chi quella sera Diabolik avrebbe dovuto incontrare al parco prima di essere ucciso da un solo colpo esploso alla nuca.

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