Casamonica, il parroco: lo rifarei, ecco come si sono svolti i funerali

Don Giancarlo Manieri
Don Giancarlo Manieri
di Alessandro Tittozzi
4 Minuti di Lettura
Venerdì 21 Agosto 2015, 16:33 - Ultimo aggiornamento: 17:35

Don Giancarlo Manieri si affida al web per uscire dalle polemiche scatenate dal funerale di Vittorio Casamonica, celebratosi ieri nella sua Parrocchia. E conferma in toto le sue scelte e il suo modo di agire: «Credo di aver fatto solo il mio dovere. Sono un prete, non un poliziotto e nemmeno un giudice. Se una persona viene da me chiedendo di confessarsi, lo confesso; se un’altra si accosta alla comunione gli porgo l’ostia, non gli chiedo la fedina penale, se un signore mi chiede di celebrare il funerale di un suo congiunto lo celebro; non è scritto da nessuna parte che debba indagare chi è, tanto più che l’addetto di sagrestia, compilando il foglio per il funerale, sotto dettatura della persona venuta a prenotarlo, alla voce ‘notizie’ che si desidera tenere presenti nella celebrazione eucaristica ha scritto: praticante cattolico».

Il Parroco getta anche acqua sul fuoco in merito a presunte mega offerte fatta dalla famiglia del defunto alla Parrocchia: «Tanto per rispondere a certe insinuazioni sui soldi. ‘Quanto devo?’. ‘Può fare un’offerta, se vuole’.

L’offerta è stata di € 50,00 (cinquanta non cinquemila)».

Anche sullo svolgimento della funzione qualcuno ha parlato di un clima esagitato e scalmanato all’interno della Chiesa, ma anche in questo caso Don Giancarlo Manieri ha riportato tutto alla normalità: «Molti colleghi giornalisti hanno insistito per sapere quello che è successo in chiesa. Nulla è successo. Quando sono arrivati con circa tre quarti d’ora di ritardo sull’orario, e solo allora ho saputo della carrozza con relativo contorno e anche dell’identità del defunto, sono entrati in chiesa. Un po’ di confusione c’è stata, come sempre, ma esortati a prendere posto (erano circa quattro o cinquecento persone) hanno immediatamente obbedito, in perfetto ordine e silenzio. Hanno seguito la cerimonia, alcuni si sono confessati, molti hanno fatto la comunione e molti hanno risposto alle preghiere della messa, ben più numerosi di altri in altre consimili occasioni».

Nessuna particolare richiesta, invece, sulla predica: «Predica… Avevo sottomano, come sempre, qualche semplice appunto. Nei sette o otto minuti di omelia ho ribadito il concetto che la morte è la compagna inseparabile di tutta la nostra esistenza: addii e malattie, dolori e delusioni, distacchi forzati, rovesci affettivi, improvvise tragedie ne sono i segni premonitori. La morte tuttavia resta per l’uomo un mistero profondo, un mistero che perfino i non credenti circondano di rispetto. Ebbene, essere cristiani cambia qualcosa nel modo di considerare la morte e affrontarla? Sì, certo! Poiché per il cristiano la morte è, secondo l’espressione diventata famosa di san Francesco di Assisi, ‘sorella’, sorella morte: non è cioè il risultato di un gioco tragico e ineluttabile da affrontare con freddezza, e nemmeno con disperazione. La morte del cristiano è nel solco della morte di Cristo… L’icona è questa: un Padre/Dio che al di là della soglia ci attende con le braccia spalancate nel gesto dell’accoglienza. In definitiva per il cristiano la morte è una vittoria vestita da sconfitta».

E sulla richiesta di bloccare il funerale il Parroco si affida a Papa Francesco: “Molti mi hanno rimproverato di non aver bloccato il funerale a un boss che ne ha combinate più che Bertoldo. Ma se era così fuori norma, perché mai era a piede libero? Hanno aspettato la sua morte sperando che lo… ‘arrestasse’ il parroco? Mio dovere è distribuire misericordia, m’insegna Papa Francesco. Ed è quello faccio”.

Dulcis in fundo Don Giancarlo affronta anche la polemica sul paragone Welby-Casamonica e in questo caso tira in ballo le decisioni arrivate dall’alto: «Quanto al paragone con Welby non è non congruo. In quel caso è intervenuto il Vicario del Papa, assumendosene la responsabilità e ordinando al parroco di non celebrare il funerale. Welby, se non vado errato, era non più considerato cattolico. A me nessuno ha detto nulla. Pregare per un morto, chiunque esso sia, non è proibito. Anche per Welby, del resto, i salesiani hanno pregato e molto e la chiesa è rimasta aperta tutto il giorno».

Ma il post del Parroco sembra voler placare le proteste esplose sui social. In molti chiedono che si ritiri. Emblematica l'invettiva di Simone: «Caro 'don' Giancarlo non sei stato il primo e non sarai purtroppo l'ultimo, ma prova a dimetterti che sei ancora in tempo per fare una figura meno barbina. La Chiesa dove sono cresciuto - prosegue - e che ha accolto migliaia di bambini per educarli e che è intitolata a un grande della storia di questo Paese, ora sommerso dalle mafie, si vergogna di averti come parroco». E tra insulti pesanti e richieste di dimissioni, colpisce il post di Pio: «Salve, sono un sacerdote anche io e il suo atteggiamento da parroco mi ha fatto veramente schifo. La cosa che più mi addolora - aggiunge Pio - è sapere che c'è tanta gente onesta e sincera che per colpa di atteggiamenti di molti sacerdoti perde la fede, questo è grave. Si dimetta e si penta di ciò che ha fatto», conclude l'utente.