Berlusconi, l'ultimo faccia a faccia con Quotidiano: «Il mio successore? Si chiama Silvio e fa l'imprenditore»

Tre settimane fa l'ultima intervista, proprio al nostro giornale: a lungo cercata dopo la prima uscita dall'ospedale e arrivata, a sorpresa

Berlusconi, l'ultimo faccia a faccia con Quotidiano: «Il mio successore? Si chiama Silvio e fa l'imprenditore»
Berlusconi, ​l'ultimo faccia a faccia con Quotidiano: «Il mio successore? Si chiama Silvio e fa l'imprenditore»
di Vincenzo MARUCCIO
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Martedì 13 Giugno 2023, 13:10 - Ultimo aggiornamento: 21:26

«Il mio successore? Certo che l'ho individuato, è un giovane imprenditore lombardo e si chiama Silvio». C'è tutto Berlusconi in questa risposta a Quotidiano: quasi un testamento, che certifica la fine di un'era. Serio e, un minuto dopo, scherzoso. Berlusconi evento unico e irripetibile nella storia degli ultimi 30 anni del Paese. Tre settimane fa l'ultima intervista, proprio al nostro giornale: a lungo cercata dopo la prima uscita dall'ospedale e arrivata, a sorpresa, quando la consegna del silenzio - fatta eccezione per il video della discordia - sembrava dovesse prevalere. L'ok dell'ufficio stampa e poco dopo il Cavaliere dall'altra parte del telefono.

«Mi dica, sono pronto per le domande». «La chiamo da Quotidiano, non la tratterremo a lungo». «Prego, ho tutto il tempo che vuole».

I leader di Stato spesso mettono in soggezione, lui no. Affabile, anzi: battuta pronta, sintesi fulminante. La sua vera arma segreta, «l'amico geniale» come è stato definito in queste ore da chi lo conosce bene. Il più italiano, nel bene e nel male, della Seconda Repubblica che se ne va definitivamente con lui. Nessuno come lui, piaccia o non piaccia. La malattia è lì che lo insidia e lo sanno tutti che nulla sarà più come prima, ma non sarebbe lui se lo ammettesse. Nessun addio, ci mancherebbe. «Sto meglio, grazie. Sto progressivamente riprendendo le forze. È andato tutto bene, grazie all'aiuto del Cielo, alla competenza dei sanitari, ma anche all'amore incondizionato di mia moglie Marta e all'affetto profondo dei miei figli e di mio fratello». La risposta al "Come sta?" sarebbe anche terminata, ma ci pensa e lo mette in chiaro: «Però, la correggo perché non devo affatto "ripartire" come mi chiede lei: non mi sono mai fermato. Anche durante il ricovero ho lavorato ogni giorno per le Amministrative e la riorganizzazione di Forza Italia».

Il ritratto

Non conta se è vero, conta che trovi ancora la voglia di dirlo. Dal 1994 è sempre stato così: ci ha sempre creduto anche se molte delle promesse fatte sono rimaste sulla carta. Se FI ha cambiato in meglio l'Italia lo capiremo fra qualche anno, ma di certo ha cambiato la politica italiana. Un partito vissuto come un figlio. La domanda presuppone un ruolo minoritario rispetto ai tempi gloriosi delle percentuali a doppia cifra: oggi contano Fratelli d'Italia e, in subordine, la Lega. Berlusconi si fa serissimo, orgoglio che non ammette repliche: «Quello di Forza Italia è un grande futuro, perché è il futuro dei liberali, dei cattolici, dei garantisti, degli europeisti, degli atlantisti. È l'area politica centrale del Paese, che noi rappresentiamo orgogliosamente. È il centro del Ppe, la più grande famiglia politica europea. Sarà decisivo per l'avvenire dell'Italia». Se avrà ragione lo vedremo presto. L'impressione è che senza il Cavaliere il castello ci metterà poco a crollare.

Il successore

Forse lui stesso si "tradisce" quando la domanda delle domande arriva inevitabile: chi ci sarà dopo Silvio? «Il mio successore è un giovane imprenditore lombardo, che ha costruito città-giardino ammirate dagli architetti urbanisti di tutto il mondo, che ha costruito le televisioni commerciali, che ha vinto, alla guida di una squadra di calcio, quello che nessun altro nel mondo ha vinto, che ha fondato il centro-destra e la casa politica dei moderati in Italia. Non le svelo il cognome, ma di nome si chiama Silvio». Parola per parola, tutto registrato, ma la conclusione è lampante: il successore, in realtà, non ci potrà mai essere. Accade così con i grandi re, con i grandi campioni dello sport, con i grandi scrittori. Non è questione di democrazia, di pluralismo e altre belle parole discorrendo. Ci sono personalità - al di là delle condivisioni ideali - non replicabili, punto e basta. Berlusconi, il "papà" del presidenzialismo, ma pronto al confronto: «Siamo stati i primi a proporre in Italia il sistema presidenziale, ma siamo disponibili a individuare la soluzione convergente purché sia salvaguardato il principio fondamentale del diritto dei cittadini a scegliere direttamente la persona da cui vogliono essere governati». Berlusconi discusso paladino del garantismo con decine di processi alle spalle: «La riforma della Giustizia è un atto di civiltà indispensabile per garantire i cittadini, per restaurare lo stato di diritto, per valorizzare il lavoro della maggioranza dei magistrati che operano con impegno ed equilibrio. Poco importa da dove si comincia perché è necessario arrivare a una riforma organica che abbracci tutte le materie che lei ha indicato, ed anche altre». Berlusconi "amico" del Sud, lui che amava definirsi «un napoletano nato a Milano» senza allontanarsi troppo dalla realtà: «Per un grande partito nazionale come il nostro la valorizzazione del Mezzogiorno è una priorità assoluta. L'autonomia differenziata non deve essere in nessun caso un criterio che penalizzi le Regioni più deboli». Berlusconi "amico" della Puglia, soprattutto dopo il primo, grande bagno di folla a Bari successivo alla celebre discesa in campo. Molti alleati da queste parti, ma cerchia di fedelissimi mai andata oltre l'amicizia con il democristianissimo Pino Leccisi. Viene fuori la domanda su questa terra scelta dall'amata-odiata Giorgia Meloni per il G7 del 2024, Berlusconi potrebbe svicolare, ma non lo fa: «La Puglia è una regione talmente bella e talmente ricca di storia e di cultura da costituire la porta dell'Italia, quindi dell'Europa, verso il Mediterraneo e l'Oriente. Grandi eventi come la Fiera del Levante sono espressioni di questa vocazione nota in tutto il mondo. Ho condiviso la scelta della Puglia per ospitare il G7, perché la vostra regione si presenta da sé, con lo splendido biglietto da visita del suo cielo, del suo mare, delle sue campagne e delle sue città d'arte». L'elogio, a questo punto, è nel suo stile. «A questo si aggiunge l'operosità industriosa dei pugliesi che certamente i Grandi della Terra avranno modo di apprezzare». Furbizia populistica per alcuni, visione politica per altri. Dalla Puglia al Lecce ci vuole un attimo. Gli argomenti per chiudere - le donne, la rivoluzione televisiva, i miliardi - sarebbero infiniti, ma la geografia prevale e la passione per il calcio fa il resto. È il 23 maggio e da lì a pochi giorni ci saranno i giallorossi a chiedere strada al suo Monza, diventata la sua seconda maglia dopo il Milan degli immortali. Basterebbe anche un punto, ma il Cavaliere non ci sta a fare "favori": «Prevedo una partita appassionante, nella quale il Monza, come il Lecce, si impegnerà al massimo, per onorare la grande tradizione sportiva di entrambe le squadre. Il Lecce è una bella squadra, che merita di continuare a giocare in Serie A». Parla piano, ma dall'altro capo del telefono riconosciamo un sorriso. Come sia andata a Monza lo sappiamo. Grazie dell'intervista, Cavaliere. Saluti, alla prossima.

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