Berlusconi, parla Mauro D'Attis: «Ricordo ancora le sue lacrime per i naufraghi albanesi»

Mauro D'Attis
Mauro D'Attis
di Alessandra LUPO
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Martedì 13 Giugno 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 14:05

Pioniere dell’informazione, icona del leaderismo politico all’italiana, emblema stesso della Seconda Repubblica e tanto ancora. Mentre l’Italia saluta Silvio Berlusconi, Forza Italia si stringe in un cordoglio che non è solo politico e umano ma assume i connotati di un lutto esistenziale. Perché, come si è sempre detto, Forza Italia è Silvio Berlusconi e adesso che non c’è più bisognerà capire cosa ne sarà della creatura politica che da 30 anni campeggia nello scenario politico italiano e che oggi è una delle tre forze di coalizione al governo.

Onorevole Mauro D’Attis, lei coordina da tempo il partito in Puglia. Come state vivendo questo momento?
«Era uno scenario con cui facevamo i conti da un po’ di tempo, certamente dall’ultimo ricovero, ma quando scompare qualcuno a cui si è così fortemente legati è difficile da accettare».

La morte di Berlusconi segna la fine di un’epoca, cosa porterà via con sé?
«La scomparsa di Berluconi è senza dubbio la fine di un pezzo di storia del Paese, che non riguarda solo la politica ma come sappiamo anche l’economia, i costumi, la società: tutti ambiti in cui la sua forte personalità ha lasciato un segno evidente».

Crede che qualcuno possa raccogliere la sua eredità?
«Ha certamente costruito un impero che oggi viene egregiamente gestito dal lavoro dei suoi eredi e dei collaboratori».

Eppure dietro di sé non c’è un successore politico designato. Questo vi preoccupa?
«Di sicuro Berlusconi ha formato una grande classe dirigente che saprà fare tesoro dei suoi insegnamenti e delle sue azioni.

Oggi facciamo i conti con il lutto, poi si penserà a riorganizzare il partito, partendo dalle basi solide che lui ha lasciato».

Che cosa succederà in Forza Italia?
«Lo ha detto Antonio Tajani: Berlusconi voleva che si governasse bene e che Forza Italia fosse protagonista tanto in Italia quanto in Europa. Ora bisognerà tenere fede a quel messaggio e noi tutti ci impegneremo in questa direzione».

Berlusconi ha sempre rivendicato il fatto che il centrodestra sia centrodestra grazie a Forza Italia. Crede che questo equilibrio sia in pericolo?
«Il centrodestra resta centrodestra grazie ai partiti ma anche grazie agli elettori. Il centro sono loro».

Di fatto scompare non solo il fondatore del partito, ma anche l’ideologo di una forza che rappresenta un unicum nel panorama politico.
«Con la scomparsa di un grande catalizzatore come lui si passa certamente a una fase successiva, ma questo non vuol dire che scompaia tutto: la proposta politica resta».

Come si passa da un leaderismo così marcato a una forma partitica collegiale?
«Berlusconi ha avuto il merito di formare un’ampia classe dirigente, che dovrà organizzare il partito in maniera differente rispetto a quello che era, tenere conto della responsabilità nei confronti di Silvio Berlusconi e naturalmente degli elettori».

Una classe dirigente che ha in sé anche grandi divisioni, però, non teme che la litigiosità prenda il sopravvento?
«La litigiosità è dei partiti, ma Forza Italia non è mai stato un partito con particolari divisioni e lotte interne. Di certo lo è stata meno di altri soggetti politici».

In Puglia la componente azzurra è sempre stata forte, come si è visto anche alle ultime Comunali. Perché?
«Forza Italia ha ereditato molto del voto moderato e Berlusconi è stato sempre una figura molto amata in Puglia, terra che ha sempre dato molto anche ai suoi governi».

Ha un aneddoto da ricordare?
«Nel 1997, era il giorno di Pasqua, quando Silvio Berlusconi venne a Brindisi e incontrò i 34 albanesi sopravvissuti al naufragio della Kater I Ra­des. Ricordo ancora le sua lacrime sincere di fronte a quel dolore».

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