Un uomo in divisa dell'esercito afghano ha aperto il fuoco oggi a Jalalabad, capoluogo della provincia orientale di Nangarhar, contro militari che scortavano l'ambasciatore statunitense in Afghanistan, Michael McKinley, uccidendo un soldato americano e ferendone altri due. L'autore degli spari, che secondo una rivendicazione si chiamava Abdul Azim ed avrebbe operato agli ordini del gruppo antigovernativo Hezb-i-Islami di Gulbuddin Hekmatyar, è stato a sua volta ucciso dalla reazione della scorta. Secondo una ricostruzione ufficiale della vicenda offerta dal capo della polizia provinciale, generale Ahmad Sherzad, l'ambasciatore McKinley si era riunito in mattinata insieme ad ufficiali della Missione internazionale 'Resolute Support' con i governatori delle province orientali afghane per esaminare lo stato della sicurezza alla frontiera con il Pakistan.
All'uscita dall'incontro, e vicino all'edificio sede del governo di Nangarhar, uno dei soldati afghani che accompagnava la comitiva fin dal suo arrivo all'aeroporto, ha aperto il fuoco contro i militari americani, uccidendone uno e ferendone altri due, e venendo immediatamente ucciso.
Si tratta del primo incidente di questo tipo contro militari stranieri nel 2015. Questo fenomeno è stato ribattezzato a Kabul «Green on Blue» per i colori delle divise dei soldati afghani e di quelli della Coalizione internazionale. In precedenza, il 29 gennaio scorso, un membro delle forze di sicurezza afghane ha sparato contro alcuni contractor americani civili nell'aeroporto della capitale uccidendone tre. Il gruppo che si è aggiudicato l'attacco, Hezb-i-Islami, è uno dei tre principali movimen