Tap come xylella: tempo sprecato, soldi in fumo, chance perse. Una lezione

Tap come xylella: tempo sprecato, soldi in fumo, chance perse. Una lezione
di ​Rosario TORNESELLO
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 1 Novembre 2023, 10:30 - Ultimo aggiornamento: 2 Novembre, 10:33

Quanto avremo imparato, alla fine? E cosa ci resterà di questi ultimi dieci anni? C’è molto da riflettere in Puglia sul tempo sprecato, sulle occasioni perse, sull’inutilità – se non per un consenso fugace ed effimero – di inseguire la “piazza” per parlare alla “pancia” e con la “pancia” di questioni complesse (vedi Tap, vedi xylella), vellicando pulsioni istintive e conclusioni squinternate, col sovrapprezzo dell’inconcludenza. E tutto questo al di fuori di qualsiasi prospettiva di analisi e soprattutto di discernimento, già così difficile nell’alluvione delle post-verità e delle evidenti falsità. Premessa.

Ora i fatti: l’intesa multilaterale a cui si lavora per chiudere il caso Tap (ritiro della costituzione di parte civile delle amministrazioni locali sui lamentati danni in cambio di investimenti milionari di pubblica utilità sul territorio da parte della società, peraltro meno significativi rispetto a quanto proposto all’inizio) è la dimostrazione evidente della difficoltà – leggi incapacità – a governare processi complessi. Quando l’azione è guidata non dalla progettualità unita alla lungimiranza, ma dalla ricerca dell’applauso immediato e facilmente spendibile, i risultati sono sempre o quasi sempre scadenti.

E qui siamo.

I fatti, quindi. E perciò il Tap. Un’opera senza dubbio strategica, non solo per l’Italia ma anche per il continente intero. E in epoca di crisi energetica si è capito fino a che punto strategica, tanto da avviare subito il raddoppio della portata del gasdotto. E tuttavia anche un’opera avversata in tutti i modi, per quanto realizzata e avviata in sicurezza (sebbene sulla localizzazione ci fosse e ci sia ancora molto da dire), impattante sull’ambiente nei limiti prescritti e consentiti, visto che la marina di Melendugno può ancora fregiarsi della Bandiera Blu. E comunque un’occasione persa. Soprattutto per un territorio povero di infrastrutture, funzionali allo sviluppo come pure alla sicurezza. Le strade, ad esempio. Ma non solo.

Per carità: non si barattano salute e ambiente con una cascata di euro, nulla da obiettare. Chi crede il contrario o è pazzo o è corrotto. Ma quando le carte sono in regola (a Melendugno pare proprio di sì; a Brindisi per il rigassificatore decisamente no, ad esempio, e infatti l’opera è saltata), governare processi complessi significa capire quand’è il momento di chiudere un conflitto che non si può più vincere per aprire una trattativa che non si deve perdere. Finora non era stato fatto. Adesso sì. Ma il tempo trascorso, con l’avvicendarsi delle figure coinvolte, porta in dote un risultato in scala ridotta. Perché da queste parti i processi, da sempre, non si governano ma si contrastano alla cieca. Col risultato che alla fine l’opera c’è; le compensazioni in infrastrutture e interventi di pubblica utilità, così sdegnosamente respinti prima, probabilmente anche. Ma chissà quante, a questo punto. Chissà quali. Chissà dove.

Sono stati gli anni bui dei deliri sulla xylella cosparsa di notte da invisibili untori, delle allucinazioni sui complotti delle multinazionali della chimica. Gli anni del gasdotto che – vedrete, vedrete! – lo chiuderemo in 15 giorni, e pure l’Ilva, giacché ci siamo. Gli anni del pensiero corto e del populismo spinto, che insieme hanno prodotto danni a lunga gittata. Ora la Regione, alla fine di un lungo tiremmolla sulla legge destinata all’insediamento delle società energetiche, istituzionalizza la trattativa sulle compensazioni dopo aver schivato i paletti della tassazione ad aliquota fissa e della retroattività, su cui le nuove norme sarebbero andate a sbattere. Però impone di sedersi a un tavolo non solo ai prossimi arrivati ma anche alle imprese già esistenti, cosa che fa sorgere qualche dubbio sulla legittimità della pretesa. Ma sia: tempo e soldi, tanti soldi, irrimediabilmente persi, eppure qualcosa alla fine almeno lo abbiamo imparato. Forse. Chissà. Vedremo.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA