Arresti, dimissioni e fuga di notizie/ La trasparenza necessaria dopo la ridda di inchieste

Operazione Guardia di finanza, Bari
Operazione Guardia di finanza, Bari
di ​Rosario TORNESELLO
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Giovedì 11 Aprile 2024, 13:05 - Ultimo aggiornamento: 17:09

Quant’è profondo l’abisso di questa sciagurata stagione in cui la politica sembra aver smarrito – definitivamente, si direbbe – sé stessa? Quanti altri misfatti, veri o presunti, dovremo raccontare, inerpicandoci a fatica tra i rovi di una presunzione d’innocenza sempre più insostenibile sotto i colpi di inchieste e retate? Quanto durerà questo conto alla rovescia che porta chissà dove, scandito dall’esecuzione di perquisizioni e arresti per indagini che partono da lontano e arrivano a compimento una dietro l’altra, fuori da un disegno preordinato e tuttavia in sequenza martellante? Ma soprattutto, oltre i dubbi e gli interrogativi, cosa sta accadendo a Bari, in Regione, in Puglia?

Mercoledì 10 aprile passerà agli archivi per una successione inquietante di fatti: un ex assessore della prima giunta pugliese guidata da Emiliano, nel 2020 indagato per corruzione nell’ambito di un’inchiesta su assunzioni in cambio di voti, all’improvviso lascia l’incarico alla guida dell’Arti, l’Agenzia regionale per la tecnologia e l’innovazione, dove era stato collocato dallo stesso governatore solo poche settimane fa (notizia Ansa delle 16,14).

Di colpo, e senza apparente motivo, dimissionario? O dimissionato per illuminazione divina? Ah, saperlo. Non cambia poco. («Scelta professionale, niente dietrologie», le spiegazioni ufficiali: Ansa delle 19.09). L’opposizione chiede chiarimenti. Pochi minuti e arriva la notizia degli arresti: ai domiciliari il personaggio in questione e altri indagati, tra cui il fratello (Ansa delle 20,33), con un’ordinanza di custodia cautelare depositata appena lunedì scorso, 8 aprile, e in esecuzione forse oggi, ma anticipata a ieri sera per il precipitare degli eventi.

Coincidenze? Difficile da pensare. Fuga di notizie? Possibile, data la contestualità dei fatti. Nel primo caso, le suggestioni si sprecano. Nel secondo, gli interrogativi si impongono e richiedono risposte. Chi sapeva della nuova bufera in arrivo? Chi ha avvisato gli interessati? Quali sono i canali di comunicazione, tanto occulti quanto efficaci, che hanno reso possibile tutto questo (e che potenzialmente possono vanificare altre inchieste e ulteriori indagini)? Ma soprattutto, qual è il livello di inquinamento a vari livelli negli uffici e nei palazzi che contano nel capoluogo di regione? Ce n'è quanto basta, insieme con gli elementi di valutazione finiti nelle scorse settimane all’attenzione degli organi di controllo (gli stessi che hanno spaccato il fronte del centrosinistra alla vigilia delle primarie), per una profonda riflessione a tutti i livelli. Un “campo largo”, questo sì, di relazioni e intrecci – se non illeciti, quantomeno perversi – su cui lavorare per fare chiarezza e operare distinguo. Il capoluogo e la stessa Regione si avviano verso un radicale rinnovamento, scandito dagli appuntamenti elettorali più o meno imminenti. Nel segno della continuità o della discontinuità, saranno le persone a deciderlo. In un caso o nell'altro, arrivarci in queste condizioni non favorisce le migliori scelte possibili. Né mette al riparo da ulteriori scossoni. Di certo, contribuisce – con maggior forza – a tenere lontani i cittadini dalla politica e gli elettori dalle urne. Per la democrazia, l'ennesimo colpo al cuore. Col profilo dei responsabili che ora, sempre più, si va delineando.
 

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