Mettono in piedi un “consorzio” per prestare soldi a strozzo, arrestati 4 uomini e una donna. I cinque indagati sono tutti accusati di tentata estorsione e usura ai danni di una coppia di imprenditori nel settore della ristorazione e del mercato ittico di Viterbo.
A finire in carcere marito e moglie di Viterbo e un pluripregiudicato, già coinvolto in un’altra operazione di estorsione, di Soriano nel Cimino. Ai domiciliari un albanese residente a Terni e un uomo di Castel Giorgio.
L’ordinanza è stata eseguita ieri mattina all’alba dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Viterbo, con il supporto dei militari delle compagnie di Terni e Orvieto.
A far scattare le indagini la denuncia della moglie dell’imprenditore viterbese presentata sei mesi fa.
La donna avrebbe raccontato delle minacce di morte e violenza sessuale, di un’auto portata via e delle botte prese all’interno del ristorante. Azioni mirate a convincere gli imprenditori a pagare il debito, ormai diventato ingestibile.
Grazie alle parole della donna gli investigatori, coordinati dal procuratore capo Paolo Auriemma e dal sostituto Michele Adragna, hanno iniziato a indagare. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti i cinque avevano messo in piedi un consorzio per fornire prestiti con tassi che arrivavano fino al 250%. Ogni indagato avrebbe inizialmente messo una quota, per questo tutti sarebbero stati interessati a riprendere il capitale versato con la maggiorazione del tasso d’usura.
«I finanziatori - ha affermato il comandante Marcello Egidio, del Nucleo investigativo -, nel cui codice comportamentale non era contemplato il rischio d’impresa, si erano consorziati fornendo liquidità all’imprenditore e pretendendo, in ogni caso, la restituzione delle somme prestate, maggiorate di interessi esorbitanti.
La vittima, inizialmente, sarebbe riuscita a far fronte alle richieste usurarie, facendo ricorso ad altri prestiti, cadendo così in una strozzante voragine debitoria. «La decisione di rivolgersi alle autorità - ha affermato il procuratore capo Auriemma - è maturata quando le richieste usurarie sono state accompagnate da gravi intimidazioni. Vorrei sottolineare che l’unico modo per uscire da questa spirale è denunciare. Questa operazione apre una finestra sulla situazione lasciata dalla pandemia, imprese in buona salute che dopo mesi di chiusura chiedono aiuti per sopravvivere a circuiti criminali. Noi possiamo aiutarvi, abbiamo investigatori preparatissimi e la Procura c’è».
.Dello stesso avviso il comandante provinciale dei carabinieri Andrea Antonazzo: «Per tutto l'anno abbiamo dialogato con le associazioni di categoria, propria per prevenire situazioni come questa. Il nostro compito non solo quello di reprimere i reati ma di prevenirli». Le indagini sono in corso, è possibile che il “consorzio” abbia finanziato altri imprenditori finiti sul lastrico.