Trattare cagnolini e gatti come fossero dei neonati, riservando loro il medesimo posto, non porterà nulla di buono. Un fenomeno crescente che è al centro di analisi e riflessioni: il Papa è tornato di nuovo a denunciare il dramma della denatalità in Italia e ha chiesto di riflettere sulla radice culturale che porta (anche giovani coppie) a dirottare sugli animali domestici le energie piuttosto che sui bambini. «A me preoccupa il problema della poca natalità qui in Italia, non fanno figli». E ancora: «i cagnolini sono al posto dei figli», ha ripetuto durante l'udienza ai Prefetti italiani. «Pensate questo: la responsabilità che gli italiani hanno nel fare figli per crescere e anche ricevere i migranti come figli».
Spesso l'equiparazione neonati-cagnolini ha sollevato vibranti proteste da parte di diverse ong animaliste, tuttavia ha sdoganato un dibattito che ha fatto affiorare la propensione crescente degli italiani a collocare nelle proprie famiglie animali progressivamente “umanizzati”. Naturalmente si tratta di una deriva non solo italiana ma tipica delle società occidentali. L'anno scorso, per esempio Bergoglio, sottolineando la grande questione europea delle culle vuote, ha messo in guardia da una cultura di «stampo egoista» che porta a negare la vita con l'eutanasia e l'aborto e a «confondere bambini e cagnolini», mettendoli quasi sullo stesso piano: «questa confusione ci dice qualcosa di brutto».
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Ecco cosa aveva aggiunto il Papa: «Chi presta ascolto al gemito degli anziani soli che, anziché esser valorizzati, vengono parcheggiati, con la prospettiva falsamente dignitosa di una morte dolce, in realtà più salata delle acque del mare? Chi pensa ai bambini non nati, rifiutati in nome di un falso diritto al progresso, che è invece regresso nei bisogni dell'individuo?Oggi abbiamo il dramma di confondere i bambini con i cagnolini...».
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Papa Francesco quando affronta grandi tematiche spesso le propone al pubblico attraverso esempi di vita vissuta.
Che il fenomeno denunciato dal Papa sia sotto gli occhi di tutto è registrato anche dai dati economici. Il mercato dei pet food e di tutto quello che ruota attorno al benessere degli “amici pelosi” è in crescita esponenziale. lIn Italia il settore vale oggi all’incirca 2,5 miliardi di euro con una crescita media del 5,7% (tra Gdo, canali grocery, negozi specializzati tradizionali e catene petshop), toccando quota +8,4% se si considerano i canali di vendita emergenti (online). Senza contare gli accessori luxury e il comporto sanitario a loro dedicato.