Papa Francesco ad Hamas: liberate subito gli ostaggi. E poi aggiunge: Israele ha diritto a difendersi

All'udienza generale parla della situazione in Terra Santa e chiede protezione per i civili palestinesi sotto i bombardamenti a Gaza

Papa Francesco ad Hamas: liberate subito gli ostaggi. E poi aggiunge: Israele ha diritto a difendersi
Papa Francesco ad Hamas: liberate subito gli ostaggi. E poi aggiunge: Israele ha diritto a difendersi
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 11 Ottobre 2023, 10:15 - Ultimo aggiornamento: 14:02

Papa Francesco lancia un angosciato appello e si rivolge ai terroristi di Hamas: «liberate subito gli ostaggi». E ancora: «Israele ha diritto a difendersi dall'attacco subito». E' al termine dell'udienza generale del mercoledì che rivolgendosi in lingua italiana alle migliaia di fedeli in piazza san Pietro che Bergoglio si fa interprete di una richiesta diffusa dai media vaticani (e tradotta in arabo) nella speranza che possa fare breccia tra coloro che hanno attaccato Israele. Le sue parole fanno riferimento al dolore provato personalmente nel vedere tanti israeliani massacrati nelle loro abitazioni. Tuttavia si è fatto anche interprete dei timori per quei civili palestinesi imprigionati nella Striscia di Gaza attualmente sotto pesanti bombardamenti.

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«Continuo a seguire con dolore apprensione quello che succede in Palestina: ci sono tante persone uccise e anche ferite.

Prego per quelle famiglie che hanno visto trasformare un giorno di festa in un giorno di lutto e chiedo che gli ostaggi vengano subito rilasciati. E diritto di chi è attaccato a difendersi ma sono molto preoccupato per l'assedio totale dei palestinesi a Gaza dove ci sono state molte vittime innocenti. Il terrorismo e gli estremismi non aiutano a raggiungere una soluzione al confitto tra israeliani e palestinesi ma alimentano odio e violenza e vendetta e fanno solo soffrire gli uni e gli altri. Il Medio Oriente non ha bisogno di guerra ma di pace, di una pace costruita sulla giustizia sul dialogo e sul coraggio della fraternità». 

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In lingua araba, invece, sempre durante l'udienza generale, Francesco ha rivolto un secondo appello sulla capacità di perdonare. «Il perdono è necessario per rimanete cristiani. E risana da ogni ferita e ci aiuta ad amare tutti. Dio ci protegga sempre da ogni male». Bergoglio sta seguendo gli eventi in terra santa informandosi direttamente da chi è a Gerusalemme o a Betlemme, come per esempio il parroco di Gaza, un sacerdote argentino che guida una minuscola comunità parrocchiale formata da poco più di cento persone. Padre Gabriel Romanelli ha riferito di avere ricevuto diverse comunicazioni da parte del pontefice che ieri ha pure saltato una parte del sinodo per restare a Santa Marta a sbrigare lavoro e svolgere, per quel che gli è possibile, il ruolo di facilitatore e dialogo, a contatto con vari governi, per riuscire ad aiutare la realizzazione di un corridoio umanitario ai civili nella striscia di Gaza. 

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Stamattina, poi, prima dell'udienza, ha poi avuto un vertice mattutino in Vaticano con il coordinatore della prossima COP28 sull'emergenza climatica che si terrà a Dubai il mese prossimo, l'emiratino Sultan al Jaber, il 50enne che dovrà coordinare il summit anche se il suo ruolo è stato contestato da diverse realtà ambientali internazionali poiché è a capo di una delle compagnie petrolifere di Stato più grandi al mondo, la Abu Dhabi National Oil Company (Adnoc). La Cop28 si terrà a Expo City a Dubai, dal 30 novembre al 12 dicembre .

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Greenpeace si dice «profondamente allarmata per la nomina dell'amministratore delegato di una compagnia petrolifera alla guida dei prossimi negoziati globali sul clima. Questo crea un pericoloso precedente, mettendo a rischio la credibilità degli Emirati Arabi Uniti e la fiducia che è stata riposta in loro dalle Nazioni Unite e dalle generazioni attuali e future. La COP28 deve concludersi con un impegno senza compromessi per una giusta eliminazione di tutti i combustibili fossili: carbone, petrolio e gas. Non c'è posto per l'industria fossile nei negoziati globali sul clima» ha detto Tracy Carty di Greenpeace International.

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