Eureka, l'algoritmo che insegna ai robot l'umanità: possono usare forbici e aprire armadi

Grazie alla tecnologia GPT, la statunitense Nvidia ha sviluppato un nuovo software che riesce a condividere funzioni e informazioni

Eureka, l'algoritmo che insegna ai robot l'umanità: possono usare forbici e aprire armadi
di Raffaele D'Ettorre
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Mercoledì 15 Novembre 2023, 13:44 - Ultimo aggiornamento: 16 Novembre, 07:47

Macchine che insegnano alle macchine. Robot che adesso, grazie alla tecnologia GPT, possono spiegare ad altri robot come fare per diventare più “umani”, imparando da soli come muoversi, come parlare e come interagire con noi in maniera sempre più realistica.

E anche, perché no, come scattarsi un selfie. Nvidia, nota società americana oggi attivissima nel campo dell’AI, ha sviluppato un nuovo software, Eureka, capace di insegnare autonomamente ai robot abilità complesse. Eureka non solo riesce a scriversi da solo gli algoritmi ma ha anche insegnato a una mano robotica a eseguire acrobazie di rotazione rapida con una penna, ad aprire cassetti e armadi, a lanciare palline e a utilizzare le forbici. Il nuovo software sta portando allo sviluppo di algoritmi che risultano più efficaci dell’80% rispetto a quelli attuali.

SPERIMENTAZIONI

 Sono i primi effetti del dilagare della tecnologia GPT anche nella robotica. Già a marzo Microsoft ha dato al suo drone open-source Tello l’accesso totale alle funzioni di controllo, consentendogli di compilare in autonomia strutture di codice complesse per muoversi a zig-zag tra gli scaffali. Durante la procedura, il drone è riuscito a capire da solo come scattarsi un selfie. Umani nel design, nel linguaggio e nei movimenti, i robot ci somigliano sempre di più. E anche se dietro le loro parole non c’è ancora emozione né intenzione, possono già esserci utili in ambiti finora considerati appannaggio esclusivo dell’uomo. È il caso di Nao, uno dei primi esempi di corpo robotico costruito per dare forma fisica alla tecnologia GPT.

L’automa progettato dall’università Cattolica parla e si muove come noi, compone poesie e risponde in scioltezza alle domande. Oggi viene usato nelle scuole in via sperimentale ma presto potrebbe occuparsi di assistenza agli anziani. E «in un futuro relativamente vicino», promette lo stesso robot alla giornalista che l’ha interrogato, «potrei essere io a intervistare te».

UTILITÀ

Una prospettiva che diventa ancora più concreta adesso che i robot possono progettarsi da soli. Sempre ChatGPT lo scorso giugno infatti ha inventato il suo primo automa: si tratta di un robot-contadino pensato per la raccolta di pomodori - la coltura che, secondo l’algoritmo, risulta la più vantaggiosa da automatizzare. I consigli del chatbot, affermano i ricercatori che hanno curato il progetto, si sono rivelati particolarmente utili tanto in fase di progettazione che in quella di implementazione. Talmente utili che «ci siamo resi conto che il nostro ruolo di ingegneri si è spostato verso l’esecuzione di compiti più tecnici», ammette Francesco Stella, dottorando all’università di Delft e autore dello studio. Si invertono i ruoli insomma. E c’è già chi vede in questa rivoluzione, più che un’opportunità, una minaccia concreta per il futuro della propria professione, specie adesso che gli algoritmi generativi possono sostituirci anche in mestieri più tradizionalmente creativi. A Hollywood, dopo quattro mesi di sciopero, c’è finalmente una bozza di accordo tra major e sindacato degli sceneggiatori (sì all’Ia in serie tv e film solo se fortemente regolamentata), ma tra le professioni a rischio secondo un recente dossier del Parlamento europeo ci sarebbero anche i traduttori (500 le mancate assunzioni a Bruxelles negli ultimi 10 anni), i designer, i grafici e perfino gli scienziati. E mentre OpenAI, società madre di ChatGPT, fa sapere che un decimo delle mansioni di circa l’80% della forza lavoro statunitense potrebbero essere presto sostituite dall AI, sono in molti adesso a temere una guerra al ribasso salariale con tecnologie che alle aziende, tolto l’investimento iniziale, costeranno davvero poco o nulla.

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