Uccise il fratello: al minore concessa la messa alla prova

Uccise il fratello: al minore concessa la messa alla prova
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Sabato 5 Marzo 2016, 20:08
C’è la messa alla prova per il minore che aveva accoltellato il fratello durante un litigio. 
È stata la Corte d’appello (presieduto dalla dottoressa Patrizia Rosa Sinisi) ad accogliere la richiesta dell’avvocato Franz Pesare, che ha così attutito fortemente le conseguenze della condanna a quasi nove anni incassata nell’estate dell’anno scorso. E se il giovane rispetterà per tre anni le prescrizioni, quella condanna sarà cancellata per sempre.

L’episodio era avvenuto a Monteparano, il 18 ottobre del 2014, quando l’omicida non era che poco più di un bambino. In quella circostanza, aveva tirato dalla tasca un coltello e aveva pugnalato più volte il fratello che di anni ne aveva solo 22. Non riuscivano proprio ad andare d’accordo. E quella sera avevano litigato di nuovo, a casa della nonna a Monteparano, piccola cittadina ad un pugno di chilometri da Taranto. L’ennesima incomprensione, con tanto di urla e parole grosse. Poi la discussione tracimata in strada, proprio davanti all’officina di famiglia. Sino a quando il minorenne non aveva estratto il coltello e lo aveva infilato nel petto del fratello. Spezzando quella vita e anche la sua, campioncino in erba sulle due ruote. Poi si era dato alla fuga nelle campagne, mentre la vittima era stata soccorsa dal papà. L’uomo aveva attraversato a tutta velocità in auto l’abitato sino all’ospedale di Grottaglie. Ma per il suo ragazzo non c’era stato nulla da fare.

Il giovane fratello con i vestiti ancora sporchi di sangue, invece, era scomparso nella notte, vagando nelle campagne. Con i carabinieri alle calcagna, perché la sua responsabilità era venuta subito alla luce. Così aveva corso a perdifiato sino alla stazione dei carabinieri della vicina San Giorgio Jonico e si era consegnato. «Sono stato io», aveva detto al maresciallo che lo conosceva perfettamente proprio per il suo talento sulle due ruote. A neanche 17 anni era finito nel carcere minorile, consapevole di dover scontare la colpa di aver ucciso il fratello. In primo grado la difesa aveva optato per il rito l’abbreviato, chiuso con la condanna ad 8 anni e 9 mesi, pena contenuta in ragione della sua giovane età e dello sconto di un terzo, connesso con la scelta del rito alternativo.
Nel dicembre del 2015, però, aveva lasciato il carcere minorile di Bari. Il suo legale, l’avvocato Franz Pesare, aveva chiesto al gup i domiciliari da scontare in comunità. Dopo il niet, il difensore si era rivolto al tribunale dell’Appello. Ed aveva spuntato la permanenza nella struttura di Monteroni, a pochi chilometri dal centro di Lecce. Da dove era fuggito a dicembre, per andare a pregare sulla tomba del fratello.
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