Caritas, un pranzo senza divisioni. Il vescovo Santoro: «Diciamo il Padre Nostro, ma gli islamici preghino secondo il loro credo»

Caritas, un pranzo senza divisioni. Il vescovo Santoro: «Diciamo il Padre Nostro, ma gli islamici preghino secondo il loro credo»
di Alessandra Macchitella
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Giovedì 7 Gennaio 2016, 11:55 - Ultimo aggiornamento: 17:23
Oltre 100 persone hanno partecipato al pranzo per i poveri organizzato dalla Caritas ieri mattina. Anche quest’anno si è svolto il rituale di accoglienza nel giorno dell’Epifania. Tavole imbandite nel salone del Centro Polivalente Giovanni Paolo II, al rione Tamburi in via Lisippo, l’albero di Natale, il presepe e le canzoni natalizie a "fare casa” per il momento di condivisione. L’Amat ha messo a disposizione un bus che è partito alle 12 da piazza Garibaldi per arrivare al centro. Ad accogliere gli ospiti, oltre ai volontari e agli operatori della Caritas anche don Nino Borsci e l’arcivescovo di Taranto Monsignor Filippo Santoro.

«Diremo il Padre Nostro ma se c’è qualche islamico può pregare nella sua lingua, accogliamo tutti – ha affermato l’arcivescovo prima della preghiera – chiediamo al Signore un futuro migliore». La festa è stata aperta a tutti e per tutte le religioni e nell’anno della misericordia ha assunto un significato maggiore secondo monsignor Santoro: «L’anno inizia nel segno della solidarietà ed è ciò di cui Taranto ha più bisogno. Ci sono interventi governativi ma io auspico un’attenzione alla città nel suo insieme, con tutte le varie vertenze, solo nel segno dell’accoglienza possiamo avere una speranza fondata di un anno migliore».

Tra i cento ospiti del pranzo c’erano anche bambini, seduti con le gambe a penzoloni che non toccavano terra e sorridenti per la festa. «Ci sono sempre più famiglie colpite dalla crisi e c’è tanta emarginazione – ha dichiarato don Nino Borsci – la Caritas da tempo immemorabile organizza la festa dei popoli in occasione dell’Epifania, una festa dell’universalità che per noi cristiani è un invito a raggiungere una piena accoglienza e da qualsiasi estrazione sociale. La differenza rispetto agli scorsi anni è un aumento di persone in generale e di immigrati».

Antipasti, cavatelli ai frutti di mare, scaloppine ai funghi, pollo al forno, insalata e dolci. È il menù del pranzo preparato con amore dai volontari. «È un momento davvero conviviale – ha raccontato Toni Cappuccio che si occupa della comunicazione della Caritas - in cui si sta gli uni a fianco degli altri, senza distinzione di colore e religione ma con unico intento vivere insieme nel segno della pace e della carità, nel vero segno del Giubileo della misericordia di Papa Francesco. Questo è un bel rituale di grande serenità e accoglienza, sono parole spesso banalizzate ma è il vero senso di ciò che vogliamo. Il compito della Caritas è venire incontro alle necessità in modo completo, noi vogliamo dare un segno tangibile e lo facciamo ogni giorno, anche grazie al nostro centro di ascolto».

I nuovi poveri non sono più (non solo) i barboni ma gente che non ha retto alla crisi. «Ci sono tanti ex cassintegrati, divorziati, separati – ha spiegato Toni Cappuccio - che non riescono a far fronte a una vita dignitosa perché la separazione comporta delle spese. Li vediamo tutti i giorni nelle mense e il sociale non riesce più a far fronte a tutte queste persone».
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