Scoppia la pace sullo "Iacovone". Il Taranto calcio: «Pagheremo i canoni»

La riunione di ieri mattina
La riunione di ieri mattina
di Domenico PALMIOTTI
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Mercoledì 10 Aprile 2024, 05:00

Dallo scontro alla tregua tra Taranto Calcio e Comune. L’incontro di ieri mattina, calendarizzato dall’amministrazione, ha rasserenato i rapporti.

L'incontro

C’erano il sindaco Rinaldo Melucci e il vice Gianni Azzaro, che ha la delega allo Sport, mentre rappresentavano il Taranto Vittorio Galigani e Maria Grazia Sigrisi, che per il club rossoblù segue la parte amministrativa e contabile. All’ordine del giorno, i canoni arretrati per l’uso dello stadio Iacovone che la società non ha versato al Comune, proprietario dell’impianto, e che costituisce la condizione preliminare per il rilascio del nulla osta per il prossimo campionato. Sono circa 30mila euro che il Taranto dovrebbe versare, cosa che la società si è impegnata a fare. Tuttavia è possibile che la somma sia modificata a seguito di una verifica che sarà effettuata nei prossimi giorni. Il Taranto, infatti, avrebbe eccepito su alcune voci che concorrono a formare i 30miila euro, per cui non è da escludere un ricalcolo. Punto fermo, però, è che gli oneri pregressi vanno saldati. Sia dal lato Taranto che dal lato Comune si parla di incontro “positivo e costruttivo”. «Abbiamo confermato al Taranto la nostra disponibilità a trovare per il prossimo campionato una soluzione che consenta di ristrutturare lo stadio per i Giochi del Mediterraneo e di venire incontro alle esigenze della società e dei tifosi - spiega il vice sindaco Azzaro -. Non a caso abbiamo voluto potenziare il progetto dello Iacovone, che è anche significativamente salito di costo, facendo prevedere dai progettisti di Sport e Salute oltre ad un corposo restyling, anche la possibilità di svolgere in contemporanea i lavori di ristrutturazione e le partite del campionato».

Ma se l’intesa tra Comune e Taranto Calcio dovrebbe essere a portata di mano dopo il chiarimento di ieri, l’uso duale dello Iacovone è ancora un punto interrogativo. Nel senso che non è certo che si possa realmente fare.

Lunedì dovrebbe venire a Taranto il ministro dello Sport, Andrea Abodi, per avere una serie di incontri con le parti (ci sarebbe anche il Taranto) prima di tirare le conclusioni e presentarsi al punto stampa finale. Abodi sarà alla Camera di Commercio, i cui uffici ospitano la struttura commissariale.

Le posizioni

Sullo stadio le posizioni sono note. Il 13 marzo Sport e Salute, società pubblica incaricata della progettazione e poi di lanciare la gara d’appalto per la costruzione dell’opera, ha assicurato che in 18 mesi effettivi, a partire da novembre prossimo, lo Iacovone può essere trasformato e il Taranto continuare a giocare, sia pure con una capienza limitata a 4mila spettatori, mentre l’impianto, una volta finito, potrà ospitare 21mila spettatori, avrà cover perimetrale in acciaio ondulato e copertura superiore con pannelli fotovoltaici e posti a sedere all’inglese, cioè che arrivano quasi sul terreno di gioco. Ovviamente per tenere in piedi le due cose, lavori e partite, si è escogitata una soluzione tecnica che prevede che i mezzi dell’impresa che vincerà l’appalto, e quindi affidataria dei lavori, si muovano in uno spazio circoscritto anziché agire a tutto campo come sarebbe possibile con lo stadio chiuso per due campionati consecutivi.

A fine marzo, sulla scorta delle assicurazioni di Sport e Salute, sia il Taranto che il Comune si sono rivolti a Ferrarese chiedendo un’ulteriore conferma. Che però non c’è stata, in quanto la scelta duale è del progettista, che sta lavorando su questa impostazione, non del commissario Ferrarese, che invece nutre molte perplessità e in proposito ha messo nero su bianco. Ed è stato proprio il distinguo argomentato di Ferrarese a riaccendere la polemica, che il Taranto ha spinto sul fatto che il Comune ha fatto trascorrere anni dalla designazione dei Giochi (agosto 2019) senza preoccuparsi di un sito alternativo per la squadra, mentre il Comune ha ribattuto con la morosità della società. Ma ieri c’è stata una schiarita e ora tocca ad Abodi cercare di determinarne un’altra.

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