Un cadavere ma due loculi: l'incredibile storia della salma contesa tra parenti. «Ma i fiori dove li dobbiamo portare?»

Un cadavere ma due loculi: l'incredibile storia della salma contesa tra parenti. «Ma i fiori dove li dobbiamo portare?»
Un cadavere ma due loculi: l'incredibile storia della salma contesa tra parenti. «Ma i fiori dove li dobbiamo portare?»
di Nazareno DINOI
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Giovedì 24 Agosto 2023, 20:40 - Ultimo aggiornamento: 25 Agosto, 07:02

Un cadavere conteso tra due famiglie. Due differenti loculi in altrettanti cimiteri, uno a Sava vuoto, l’altro a Torricella, pieno. È la triste storia che sta ancora infuocando gli animi di due rami della famiglia del caro estinto, passato a miglior vita a luglio scorso per una grave e rapida malattia che in pochi lo ha strappato alla vita e all’affetto dei suoi cari, tre figli e una moglie e tanti parenti e amici.

Lui viveva a Sava, dove era nato 54 anni fa e dove i suoi genitori, sorelle e cognati avrebbero voluto che fosse seppellito.

Ma la moglie e i tre figli, evidentemente per via di antichi contrasti, a quanto pare insanabili, hanno preso una scelta diversa: la sua ultima dimora doveva essere nel cimitero di Torricella, cittadina d’origine della moglie e dove vivono due dei tre figli maschi. E così è stato. 

Cosa è successo

Decisione legittima presa molto male dai parenti savesi che per non darla vinta alla vedova, hanno fatto una tomba fai-da-te. Un vero e proprio loculo con stele di marmo, foto, portafiori e scritte funerarie con la data di nascita, morte e dedica: «Genitori, sorelle e mariti posero».

E il singolarissimo caso è servito: una lapide vera nel camposanto di Torricella, legittimamente occupata dall’estinto e una fittizia nella vicina Sava, anche lì con foto e corredi funerari annessi. Naturalmente la seconda dimora posticcia non è piaciuta alla moglie che ha scatenato la sua rabbia. «Che affronto e che mancanza di rispetto, che pagliacciata, che umiliazione sentir dire a un amico “dove porto i fiori? A Sava a Torricella?”», scrive al donna su Facebook dove rende pubbliche le foto della seconda lapide con foto e i dati personali del marito. 

«E’ un insulto alla dignità di mio marito e dei suoi tre figli», prosegue la vedova che sfoga il proprio risentimento facendo sapere a tutti l’esistenza di vecchi dissapori tra lei e la sua famiglia e i parenti stretti del marito. «Ho scoperto per caso l’esistenza della tomba con il nome di mio marito e l’indecente epigrafe: “genitori, sorelle e mariti posero”», afferma la donna che non si dà pace. Da Sava non replicano e lasciano fare continuando a rendere omaggio alla tomba vuota. «Portano fiori finti, quelli veri li portiamo qui a Torricella», risponde impettita la donna che sempre sui social solleva il velo su vecchi rancori. Parla di insulti ricevuti dai parenti di lui anche in punto di morte e addirittura in chiesa subito dopo il rito funebre. Qualcuno su Facebook si pone la domanda e gliela gira alla vedova furiosa: «ma si può fare?». La domanda è rivolta evidentemente alle regole di polizia mortuaria e al regolamento cimiteriale del comune di Sava che ha permesso ad una famiglia di intestare un loculo ad un vero defunto le cui spoglie si trovano altrove. «Mio marito ha avuto una moglie per 37 anni, ha tre figli e anche due nipoti, quella lapide è offensiva e mi tortura», insiste la donna che per lavare l’onta ha g

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