Otto arresti, sei sono minorenni «Stano troppo solo, non finisce qui»

Otto arresti, sei sono minorenni «Stano troppo solo, non finisce qui»
di Mario DILIBERTO
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 1 Maggio 2019, 13:30
«Antonio Stano è stato lasciato solo davanti alle incursioni di microcriminali organizzati. I fermi di oggi sono il primo passo di un lavoro lungo. Con il quale si vogliono inquadrare anche i troppi silenzi che uccidono». Il procuratore capo di Taranto Carlo Maria Capristo sceglie con cura le parole, per spiegare il dramma di Manduria e i provvedimenti restrittivi spiccati per otto giovanissimi, fermati con accuse pesantissime. Al suo fianco, nella conferenza di ieri, il procuratore minorile Antonella Montanaro, il sostituto Remo Epifani, il questore Stanislao Schimera, il capo della Mobile Carlo Pagano e il commissario di Manduria Antonio Gaetani.
Il pool che all'alba di ieri ha fatto balenare i primi sprazzi di giustizia in una storia da incubo. Con gli otto fermi per i giovanissimi accusati di aver perseguitato Cosimo Antonio Stano, il pensionato di 65 anni, deceduto lo scorso 23 aprile nell'ospedale della cittadina in provincia di Taranto.
Due di loro sono maggiorenni e per questo sono finiti in cella. Si tratta dei manduriani Gregorio Lamusta, di 19 anni, e Antonio Spadavecchia, di 23 anni. Gli altri sei, tutti tra i sedici e i diciassette anni, sono stati trasferiti nei centri di accoglienza minorile. Sul loro capo contestazioni gravi come quelle di tortura, danneggiamento, violazione di domicilio e sequestro di persona aggravati. La sintesi di un'indagine lampo condotta dalla Polizia sotto le direttive delle due Procure. Inchiesta in cui fondamentale si sono rivelati i video delle aggressioni registrati dagli stessi indagati e i loro inquietanti messaggi nella chat da loro battezzata degli orfanelli. Quelle immagini, in particolare, hanno consentito di bucare il muro, fatto di silenzio e imperdonabile superficialità, che ha coperto il dramma di Antonio Cosimo Stano, a Manduria conosciuto come lu pacciu.
«Un uomo lasciato solo con le sue paure, con i suoi stati d'ansia e le sue depressioni, nate dopo il pensionamento dall'Arsenale Militare di Taranto», ha detto Capristo. «Il povero Stano - ha aggiunto - è stato terrorizzato e fatto oggetto delle vessazioni più inverosimili». Poi il passaggio sulla comunità. «Senza colpevolizzare Manduria, città di onesti lavoratori - ha accusato Capristo - chi ha visto, non ha avuto la sensibilità di chiamare la Polizia o i Carabinieri». Silenzio e crudeltà, infatti, sembrano incorniciare una vicenda odiosa che ora si sta tentando di decifrare in ogni dettaglio. Partendo dalla morte del pensionato, sopraggiunta in ospedale dopo 18 giorni di coma e di agonia. Durante i quali è stato operato per due volte. Ma tutto è stato inutile. Il 23 aprile è spirato. Solo 17 giorni prima i suoi vicini si erano decisi a denunciare le angherie subite dal povero pensionato.
Un esposto che ha acceso i fari sulla tragedia di questo pover'uomo. Ma anche sull'indifferenza di chi per troppo tempo ha derubricato in bravate quella persecuzione. Della quale ora due procure stanno chiedendo conto. Con gli otto fermi per reati gravissimi. Tra i quali non c'è l'omicidio preterintenzionale che resta agli atti come ipotesi di reato contestata complessivamente a quattordici giovanissimi, dodici dei quali minorenni. Saranno gli esiti dell'autopsia, eventualmente, a dare sostanza o a far tramontare quest'accusa. Per gli otto fermati, però, il quadro accusatorio è da incubo. Con l'imputazione di tortura a fare da bussola in una storia assurda.
«La cittadina di Manduria - ha detto il procuratore minorile Antonella Montanaro - era a conoscenza dello stato di terrore e di sofferenza fisica che viveva Antonio Stano. I video circolavano in tutta la città e sul web. Abbiamo riscontrato un uso distorto della rete, con le violenze che aumentavano progressivamente in concomitanza con la diffusione di quelle immagini».
Nelle pieghe dell'inchiesta, peraltro, si registrano anche delle crepe in quel muro di gomma che ha fatto da paravento al terribile destino di Stano. Una giovanissima manduriana ha collaborato con gli inquirenti. La sua deposizione è stata raccolta dai poliziotti del commissario di Manduria Antonio Gaetani. E le sue indicazioni sono state preziose. Negli atti, inoltre, si legge di una docente alla quale uno degli inquisiti mostrò il video delle angherie da lui inflitte al pensionato. Episodio raggelante che la professoressa non esitò a rivelare, contattando la mamma del ragazzo e i servizi sociali. Inquietante, da ultimo, l'esistenza di un'altra potenziale vittima. Un uomo solo e in difficoltà preso di mira dalla gang. Con un'aggressione che fa capolino in uno dei video sequestrati dalla Polizia. Circostanza che i magistrati hanno posto tra le argomentazioni alla base della richiesta di convalida dei fermi. A braccetto con le esigenze investigative, dovute anche al fatto che, nel caso dei minori, «alcuni dei genitori - come annota il procuratore Montanaro - risultano aver posto in essere azioni volte a minare la genuinità delle acquisizioni probatorie».
© RIPRODUZIONE RISERVATA