Infermiera contagiata in trincea «Ora trattata come una untrice»

Infermiera contagiata in trincea «Ora trattata come una untrice»
di Nazareno DINOI
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Domenica 1 Novembre 2020, 11:24 - Ultimo aggiornamento: 11:27

«Il comportamento delle persone ora che sono positiva al coronavirus fa più male del virus stesso». Questo lo sfogo di Gina Parisi, infermiera in trincea che nella sua battaglia contro la pandemia è stata contagiata da uno dei numerosi pazienti che ha assistito.
Ora che anche lei è infetta deve fare i conti con i fastidiosissimi e temibili sintomi della malattia e soprattutto con il pregiudizio della gente che le punta il dito come l'untrice del paese. «Sono disgustata e delusa», ripete l'infermiera che da una settimana, appena ha avuto l'esito del tampone, si è chiusa in casa con i suoi parenti.
Gina lavora al pronto soccorso di un ospedale della provincia di Taranto. È una delle più esperte e attente nel suo lavoro. E non è la sola ad essersi infettata nel suo ambiente. Ora però il suo problema è un altro.
Come ci si sente stando dall'altra parte?
«Naturalmente non è la prima volta che mi trovo a fare la paziente di me stessa, ma questa volta i dolori sono altri e non riguardano gli effetti del virus che prima o poi passeranno. Non passeranno le delusioni e la rabbia per alcuni comportamenti che mi hanno ferito».
Ce li vuole raccontare?
«Mi sono messa sempre a disposizione della gente che si rivolgeva a me per bisogno; certo, il nostro lavoro è questo, mai io credo di aver fatto molto di più di ciò che mi toccava e non credo che cambierò neanche dopo questa brutta esperienza. Accusano me e la mia famiglia di essere andati in giro sapendo di essere infetti e di aver seminato il virus rischiando di appestare il paese. Sono accuse che fanno male e che ti segnano. Prima le battutine sui social, poi accuse sempre più dirette che si palesano anche fuori da internet e fanno ancora più male».
Si sono comportate così anche persone che la conoscono?
«Io non conosco le persone che sparlano. Chissà, magari quelle stesse che, asintomatiche e infette a loro insaputa, mi hanno trasmesso il virus; perché è proprio questa la mia rabbia.

Noi operatori della sanità siamo esposti al Covid ed anche alle persone che pur avendo avuto contatti a rischio ed hanno sintomi ce li nascondono per paura e per vergogna perché è questo il lato oscuro di questo maledetto virus: la gente ha vergogna a dire di essere contagiata, lo nasconde ed è su questi comportamenti che il coronavirus si moltiplica».

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Lei ha sospetti di come potrebbe avere contratto il virus?
«Assolutamente no, può essere stato chiunque a trasmettercelo perché non sono l'unica. La mia è la voce degli infermieri e di tutti quelli che come me stanno passando questo brutto periodo. È vero che indossiamo sempre i dispositivi di prevenzione, mascherina, guanti e camice, ma il pronto soccorso e l'emergenza in genere non ti permettono mai la sicurezza al 100%. Chi non conosce il nostro lavoro non può capire, l'imprevedibilità è sempre in agguato. Un conto è sapere di avere a che fare con persone certamente contagiate, ma nei pronto soccorso anche chi viene per un mal di denti o per una caduta accidentale può essere un portatore asintomatico del virus».
Come giudica questa seconda ondata di contagi rispetto alla prima?
«Mi viene da dire che è più pericolosa questa e non lo dico perché mi è capitato adesso di essere contagiata. Per noi della provincia di Taranto che siamo stati fortunati a scansarcela nella prima ondata, la vera pandemia la stiamo conoscendo oggi. E questo mi fa paura perché sia noi sanitari che la gente potremmo cullarci o trovarci impreparati. Per non parlare delle stupidità di chi nega il problema. Sono più dannosi del coronavirus».
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