Ex Ilva da salvare. Nuovo appello al Governo

La conferenza stampa dei sindacalisti di ieri mattina
La conferenza stampa dei sindacalisti di ieri mattina
di Domenico PALMIOTTI
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Martedì 12 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre, 11:51

«È il momento del salvataggio di Acciaierie d’Italia. Sono i giorni decisivi perché Acciaierie sta andando verso una consunzione, una fermata, e sta lavorando sempre meno» dice sull’ex Ilva di Taranto Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl. «Sinora abbiamo ricevuto sempre risposte attendiste e contraddittorie» rimarca Rocco Palombella, numero 1 della Uilm. E Michele De Palma, leader della Fiom Cgil, a proposito della convocazione per il 20 dicembre dei sindacati a Palazzo Chigi da parte del Governo, evidenzia che «il 20 o c’è una risposta che da garanzie rispetto alla salita del socio pubblico dentro Acciaierie d’Italia, e quindi il Governo prende in mano la gestione dell’azienda con un elemento di garanzia per la produzione e i lavoratori, altrimenti è del tutto evidente che noi non andremo via». 

La conferenza stampa a Roma 


Mattinata di lunedì, via del Corso a Roma, a 20 metri dal portone di Palazzo Chigi, sede del Governo, i vertici delle tre sigle metalmeccaniche ribadiscono all’unisono la linea che ormai da alcune settimane li vede concordi, specie dopo aver constatato i vari nulla di fatto nelle assemblee dei soci di Acciaierie, col privato Mittal che pur essendo maggioranza resta alla finestra. E quindi - venendo alla linea - stop alla prosecuzione della gestione Mittal, Stato al 60 per cento, in maggioranza nella società, e intervento di emergenza per evitare il tracollo dell’azienda, ora su un pericoloso crinale. 
«Bene che ci sia un incontro con ministri - dice Palombella a proposito dell’incontro del 20 dicembre che precede di due giorni l’assemblea di Acciaierie -, bene riuscire ad ascoltare qualche giorno prima quale è la posizione del Governo.

Mi sembra che i lavoratori se lo meritino. Ma se la posizione è quella assunta in questi mesi, non ci convince e non siamo d’accordo. Anzi, siamo contrari. Invece, se finalmente la posizione mette da parte il gruppo privato e lo Stato assume la regia e la responsabilità di quest’azienda, forse ci potrà essere un futuro. Continuare a perdere tempo - aggiunge il leader Uilm - significa che ci troveremo in una situazione disastrosa. E noi non la vogliamo assolutamente gestire. Basta con le situazioni disastrose in questo Paese. Non ci aspettavamo che la siderurgia, il più grande settore industriale che può trainare la nostra economia, facesse questa fine». «Chiediamo in questo momento un’operazione di salvataggio e l’unico salvataggio può farlo lo Stato, nel senso che requisisce gli impianti così come sono stati requisiti 12 anni fa ai Riva. Li requisisce e prova a metterli protetti sul mercato, proteggendo chi dovrà gestirli, i nostri produttori italiani. A quel punto, l’azienda può essere rimessa sul mercato alla luce della decarbonizzazione - evidenzia Palombella -. Ci sono i fondi per la decarbonizzazione, quindi non si mette sul mercato un’azienda che non ha nessuna possibilità». Invece, incalza, «Mittal vuole i soldi, l’azienda, vuole tutto e non vuole mettere un euro». 

La convocazione del 20 dicembre


E di salvataggio parla anche Benaglia. «Abbiamo salutato positivamente la convocazione del 20, due giorni prima dell’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia - prosegue -. È una convocazione che il Governo farà in sede politica. Avremo i ministri competenti della partita, e questa è una condizione indispensabile per poter fare con noi un confronto definitivo. Il 20 o si gettano le basi per il salvataggio di Acciaierie, altrimenti noi non assisteremo con le mani in mano alla chiusura e alla fine di questo grande stabilimento. Leggiamo con preoccupazione le dichiarazioni di Marcegaglia, principale utilizzatore di acciaio, e di Bonomi, presidente di Confindustria, che dicono che non si può fermare l’Ilva. Lo dicono i principali industriali del Paese ed è aspetto ulteriore che pesa sulla responsabilità del Governo. Che ha preso tempo, ma adesso deve recuperare una capacità di decisione. Per noi - aggiunge Benaglia - ci sono alcuni passi fondamentali che vanno messi in fila rapidamente perché il tempo è una variante non secondaria». E sui passi da compiere, Benaglia spiega: «Il primo è prendere il controllo della società, le forme le decida il Governo; il secondo è mettere manager nuovi, capaci, che vogliono rilanciare la società; il terzo c’è bisogno di soldi per far girare gli impianti e pagare le materie prime. Che vengano messi non con l’obiettivo di tirare a campare, ma di far vedere che si riaprano gli altiforni, le linee e si fa lavorare l’acciaieria». «Non pensiamo che lo Stato debba fare l’acciaiere vita natural durante - aggiunge Benaglia -. Si trovino con modalità rapida e scelte forti gli industriali privati, non certo i Mittal, capaci di inserire capacità industriali e manageriali ma, soprattutto, soldi. Serve liquidità. Che non può mettere solamente lo Stato. Lo Stato può fare le grandi scelte per la decarbonizzazione, ma per far funzionare un’acciaieria ci vogliono aziende forti, solide, e ce ne sono. Prima di Natale dobbiamo far sì che le cose vengono avviate a soluzione». 

La sicurezza


«Ogni giorno - sottolinea De Palma - c’è un incidente dentro gli impianti. L’azienda deve garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori. Chiediamo al Governo di intervenire. Ogni giorno c’è un rischio in più. Sappiamo che nel Governo c’è un dibattito tra chi pensa che bisogna salire in maggioranza e chi pensa diversamente. Ma il punto è uno: alla luce di quello che sta succedendo, cosa stanno aspettando? Noi vogliamo liberare il Governo dalla condizione di ostaggio in cui la multinazionale tiene gli impianti, i lavoratori e la dignità del Paese».

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