Acciaierie d’Italia, l'ex Ilva, ferma la batteria numero 7 delle cokerie del siderurgico di Taranto. “Variazione di assetto produttivo” ha scritto la società nella comunicazione di ieri senza dare altri ragguagli.
L'impianto
La batteria produce il coke che serve agli altiforni. E siccome ora di altiforni in marcia ce ne sta uno solo, il 4, e pure a passo ridotto, in parallelo Acciaierie riduce da quattro a tre le batterie operative.
Questo sembrerebbe dimostrare che per ora slitta anche la ripartenza dell’altoforno 2, che inizialmente, secondo l’azienda, sarebbe dovuto restare fermo solo per pochi giorni mentre di giorni sinora ne sono trascorsi molti di più. Nella sostanza, la batteria 7 è un altro impianto che si ferma in una fabbrica che gira già al minimo da tempo, anche se l’altro ieri, interpellata dagli operai dell’indotto, l’amministratore delegato di Acciaierie, Lucia Morselli, ha assicurato sul siderurgico: «Non lo vogliamo chiudere».
Il fronte societario
Se sul fronte dello stabilimento le fermate degli impianti rischiano ormai di non essere più una notizia, tanto sono frequenti, su quello societario qualcosa si muove. Acciaierie, Invitalia e Governo in queste ore si stanno parlando. Pur essendo terminati il 6 febbraio i 15 giorni dati da Invitalia ad Acciaierie affinché risponda sull’esistenza o meno dei presupposti per ricorrere all’amministrazione straordinaria, i canali di comunicazione tra le parti restano attivi per vedere se la questione si riesce comunque a chiudere con un accordo anziché con l’amministrazione straordinaria. Accordo che verterebbe sul ridimensionamento del peso di Mittal nella società e sull’uscita dell’attuale ad, insieme, probabilmente, ad altri aspetti economici. L’invito a trovare un’intesa è stato espresso dalla società e dal privato e si sarebbe rafforzato anche in considerazione del fatto che entrambi avrebbero ormai le armi spuntate per essere ancora offensivi. Infatti, il Governo ha approvato nel giro di pochi giorni due decreti, manifestando chiaramente quale è la sua volontà su Acciaierie e indotto; il giudice del Tribunale di Milano ha respinto il ricorso di Acciaierie che chiedeva, con urgenza, di bloccare Invitalia dal chiedere al ministero delle Imprese l’amministrazione straordinaria, e dichiarato inoltre che il decreto legge del Governo di un anno fa - quello che ha aperto la strada all’amministrazione straordinaria - non è incostituzionale; infine, l’esperto Cesare Giuseppe Meroni, incaricato per tentare la composizione negoziata della crisi in sede di Camera di Commercio, ha detto che questa procedura non ha possibilità di riuscita. Sembrerebbe, quindi, che quello che poteva mettere in campo Acciaierie per ostacolare l’amministrazione straordinaria, se lo sia di fatto giocato. Ecco perché in extremis la società sta cercando di trovare una quadra diversa, ritenendo, dal suo punto di vista, che negoziare un’intesa sia sempre meglio dell’amministrazione straordinaria.
I sindacati
Intanto, hanno sollevato forti critiche nelle sigle metalmeccaniche Fim, Fiom e Uil sia le parole dette dalla Morselli agli operai dell’indotto, che l’accoglienza che gli imprenditori di Aigi hanno riservato allo stesso ad, malgrado con i sindacati, Aigi abbia fatto una comune protesta con corteo il 29 gennaio. «Poco ci mancava che all’amministratore delegato gli imprenditori di Aigi offrissero caffè e pasticcini» è uno dei commenti espressi.
«Stanno fermando un’altra batteria e questo è grave - dice a Quotidiano Davide Sperti della Uilm - per due motivi: non ci hanno comunicato nulla, e noi lo sappiamo perché stiamo sul pezzo, e la fabbrica continua ad andare verso lo spegnimento. Ma come se ci trovassimo in un’azienda dalle sorti magnifiche e progressive, si elargiscono promozioni, si nominano nuovi dirigenti secondo logiche singolari e se ne ingaggiano di nuovi». Il riferimento di Sperti sarebbe a Corrado Biumi arrivato alle Risorse umane da Fabbrica Italiana Sintetici. Mentre Andrea Paolo Colombo è direttore di tutta l’area Risorse umane. «Restiamo poi stupefatti - prosegue Sperti - quando Morselli dice che dipendesse da lei, avrebbe risolto. Certo, magari estendendo i termini di pagamento delle fatture da 200 a 400 giorni o chiudendo addirittura la fabbrica. Qui i lavoratori si stanno impoverendo, l’ad e la sua gestione hanno causato lo sfascio, sono i principali responsabili dell’accaduto, ma gli imprenditori di Aigi e gli autotrasportatori assurdamente le vanno ancora dietro. Capiamo che molti sono in una condizione di grandissima debolezza, ma continuare ad ammiccare a chi ha messo a terra siderurgico e indotto, e a chi vuole solo spaccare, non è concepibile».
«Atteggiamenti incoerenti e incommentabili.