Emiliano: «Sull'ex Ilva di Taranto l'Ue si gioca la faccia»

Lo stabilimento Ilva di Taranto
Lo stabilimento Ilva di Taranto
di Domenico PALMIOTTI
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Lunedì 21 Agosto 2023, 06:00

Prima ha contestato il Governo (e nello specifico il ministro agli Affari europei, Coesione e Pnrr, Raffaele Fitto, parlando di «scelta incomprensibile») per aver spostato il progetto del Dri (il preridotto di ferro) per l’ex Ilva di Taranto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, dove l’aveva messo Mario Draghi attribuendogli un miliardo, al Fondo di sviluppo e coesione. 
Adesso chiede alla Commissione Europea di non consentire la variazione della fonte finanziaria per la decarbonizzazione dell’acciaieria. Michele Emiliano, governatore della Regione Puglia, ha scelto ieri la tribuna del Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini per andare in pressing sulla Commissione di Bruxelles. 

Le dichiarazioni


«Noi chiederemo all’Unione europea di non consentire questo definanziamento», annuncia Emiliano. «La Puglia è impegnatissima con l’Ue per la decarbonizzazione dei suoi impianti industriali e in particolare sull’ex Ilva di Taranto», dice Emiliano, che poi ricorda come Dri d’Italia, società pubblica che fa capo a Invitalia, da pochi giorni abbia scelto tra i due gruppi in gara quello ritenuto “offerente preferito”. 
Si tratta di Paul Wurth e Midrex (gli altri erano Danieli e Denova con Energy Iron) che ora dovranno perfezionare il progetto del preridotto, il semiprodotto che alimenterà i futuri forni elettrici dell’ex Ilva. È in gioco, rileva Emiliano, «una rivoluzione tecnologica senza precedenti che consente la riduzione diretta, che elimina la necessità del carbon coke nella produzione di acciaio abbattendo le emissioni nocive del 95% e quelle di Co2 del 50%».

L'Unione Europea


Dri d’Italia (di cui presidente è Franco Bernabé, che presiede anche Acciaierie d’Italia, mentre Stefano Cao è l’amministratore delegato) è una «società fortemente voluta dall’ex presidente del Consiglio, Mario Draghi», evidenzia Emiliano, e sinora tutta l’operazione preridotto per l’ex Ilva è stata portata avanti contando sulla sponda del Pnrr. Ma il preridotto, afferma il governatore, «purtroppo è uno di quegli impianti che il Governo sta chiedendo di definanziare dal Pnrr e dovrà chiedere all’Unione Europea la possibilità di definanziarla per finanziarla in altro modo». 
«Dal mio punto di vista - sottolinea il governatore di Puglia - la Ue stessa si gioca la faccia, soprattutto perché è la misura dell’impegno europeo per cambiare il senso tecnologico per la produzione dell’acciaio. E la fine dei lavori è per il 2026, in perfetta linea con le date di rendicontazione del Pnrr. Non c’è nessuna ragione per definanziare o ritardarne l’esecuzione. Il timore - sostiene Emiliano - è che il Governo in carica non abbia la stessa sensibilità del Governo Draghi e siamo molto preoccupati». 
Già quando ha appreso la notizia che Dri d’Italia aveva individuato Paul Wurth e Midrex, ma che il Governo aveva deciso di finanziare in altro modo il preridotto, Emiliano - si era ai primi del mese - aveva commentato: «L’Europa e il mondo si adeguano al futuro mentre noi torniamo indietro. Un miliardo di euro del Pnrr destinato all’Ilva è stato spazzato via e non se ne conosce il motivo. In meno di 6 mesi tutto è cambiato e sembra che il Governo non abbia visione della politica economica ed industriale del Paese, né tantomeno del futuro dell’ambiente e delle persone». 
Ma nello stesso giorno il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha chiarito alla Camera che il progetto è confermato. Lo si è spostato, su richiesta dello stesso ministro, dal Pnrr al Fsc «perché non c’è la certezza di riuscire a spendere tutto, in una realtà complicata, entro il 30 giugno 2026». 
Circa il progetto, infine, Dri d’Italia e Paul Wurth e Midrex si sono dati l’impegno a firmare un memorandum d’intesa entro agosto per poi entrare nel merito dell’investimento. 

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