Droga ordinata dalle celle: incriminati in diciassette

Droga ordinata dalle celle: incriminati in diciassette
di Lino CAMPICELLI
2 Minuti di Lettura
Lunedì 27 Gennaio 2020, 17:40
Sostanze stupefacenti e cellulari, ben sette, nella disponibilità di soggetti detenuti nel carcere di Taranto. E sono diciassette gli indagati che a vario titolo rispondono di concorso in detenzione di sostanze stupefacenti e in ricettazione.
È questo il clamoroso snodo dell'inchiesta avviata dal sostituto procuratore della Repubblica di Taranto dottor Francesco Ciardo (nel riquadro in basso), che nelle settimane scorse aveva firmato un decreto di perquisizione nella struttura di via Magli.

In carcere droga e 7 cellulari. Scattano i sequestri

Alla base del provvedimento le indagini svolte dai carabinieri della stazione di Taranto Nord che, all'inseguimento di tracce di commercializzazione illecita, avevano fatto una inquietante scoperta.
I carabinieri avevano infatti appurato che alcuni detenuti, in gran parte tarantini, non solo gestivano dalle celle piccole forniture di droga per se stessi e per i compagni di detenzione, ma lo facevano attraverso modalità insolite: non solo durante i colloqui con i familiari, ma pure telefonando agli stessi dalle proprie celle.
L'allarme lanciato dai militari dell'Arma, che avevano appunto segnalato al magistrato come nel carcere di Taranto alcuni detenuti fossero riusciti a nascondere i telefoni avuti evidentemente dai congiunti, sottraendoli ai controlli capillari della polizia penitenziaria, aveva indotto il pubblico ministero a firmare il decreto di perquisizione. Una perquisizione, per la cronaca, finalizzata non solo alla ricerca dei telefoni ma pure di eventuali sostanze stupefacenti.
Nei giorni scorsi, la caccia ha impegnato una ventina di carabinieri e decine di agenti penitenziari nella ricerca del materiale detenuto illecitamente.
Nella circostanza, il pubblico ministero inquirente ha incriminato diciassette persone, comprese i familiari dei detenuti che in alcune circostanze, a conferma delle richieste telefoniche, si erano recate ai colloqui nascondendo piccoli quantitativi di droga.
Nel procedimento, infatti, sono anche racchiuse operazioni a tassello, sfociate in segnalazioni e arresti, finalizzate a provare lo smercio durante i colloqui delle sostanze stupefacenti. Tuttavia, le stesse hanno fornito supporto probatorio anche al fatto che alcuni detenuti disponessero, di nascosto, di alcuni telefoni cellulari.
A riprova che i diversi allarmi lanciati dai sindacati di categoria che tutelano i poliziotti penitenziari non erano campati in aria.
Sulla situazione del penitenziario di Taranto, all'indomani delle perquisizioni, era infatti intervenuto Pasquale Montesano, segretario generale aggiunto dell'Osapp. «La grave carenza organica - spiega il sindacalista - fa della Regione Puglia la più esposta ai vari rischi interni. Sono numerosi gli episodi», aveva detto Montesano, «che dimostrano il salto di qualità delle organizzazione criminali mentre il corpo di polizia penitenziaria gestisce la precaria sicurezza delle carceri e garantisce all'interno il rispetto della legalità».
Il grido d'allarme, l'ennesimo, riguarda i salti mortali di poliziotti penitenziari insufficienti a gestire i detenuti e a garantire sicurezza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA