Diga foranea a Taranto: parte l'iter per il rifacimento

Una mareggiata nella rada di Taranto (foto d'archivio)
Una mareggiata nella rada di Taranto (foto d'archivio)
di Domenico PALMIOTTI
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Sabato 16 Settembre 2023, 06:00

È stata costruita agli inizi del ‘900, negli anni è in parte affondata e in parte collassata, e adesso è tempo di ricostruirla e riqualificarla. Si tratta della diga foranea del Mar Grande di Taranto. È stata già lanciata la gara per la progettazione e si chiude ad ottobre. 

Perché serve


«Come unico porto italiano, abbiamo ottenuto un cofinanziamento dalla misura Connecting Europe Facility, legata ai corridoi europei, per progettare la riqualificazione - annuncia in un incontro Sergio Prete, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio -. È un intervento importantissimo per il porto, la base navale e la città e va anche nell’ottica di adeguare i porti ai cambiamenti climatici. La diga, molto estesa, non riceveva interventi di manutenzione da molto tempo. La progettazione durerà qualche mese, andranno fatti molti rilievi e potrebbe essere pronta per l’estate del 2024. Poi andranno reperiti i fondi per eseguire lavori. Dal progetto verrà fuori la cifra necessaria e si capiranno anche i tempi di esecuzione».

I costi e il problema attuale


Una vecchia stima dell’Authority individuava in 25 milioni il fabbisogno dei lavori, ma è un numero ovviamente da attualizzare, mentre il costo della progettazione è di 2,3 milioni di euro. L’Authority aveva già assunto l’impegno di spesa e ora la Ue (non c’entra nulla il Pnrr in questo caso) erogherà il 50 per cento dei fondi. 
«Tecnicamente la ricostruzione della diga si chiama ripascimento, rifiorimento - spiega Francesco Barontini, capo dell’unità infrastrutture e trasporti di Ptsclas, società che affianca l’Authority e che si occupa anche di altri progetti di rilievo come la Torino-Lione -. Oggi il Mar Grande è protetto da una diga che consente alle navi di stare in rada, all’interno del porto, in maniera sicura, aspettando il momento per ormeggiare e fare operazioni di carico e scarico. Progressivamente, a causa del cambiamento climatico e dell’innalzamento dei mari, questa diga si è immersa e ora non riesce più a bloccare le correnti. L’intervento è urgente perché il porto deve continuare ad essere sicuro, un luogo dove le navi possono trovare accoglienza». 
«Il fondo che ha finanziato parte della progettazione - aggiunge Barontini - è il principale fondo d’investimento per le infrastrutture di trasporto, è a gestione diretta della Commissione Europea, non ci sono i ministeri di mezzo. È la Commissione che eroga le risorse». 

Le dichiarazioni del sindaco Melucci


Presente all’incontro di ieri all’Università anche il sindaco Rinaldo Melucci, per il quale «i tempi sono quelli di una grande opera, con una burocrazia in questo Paese sempre un po’ elefantiaca, ma è l’ultimo alibi che in termini di infrastrutture il territorio aveva e lo stiamo in qualche maniera superando. Adesso bisogna mettere in piedi una strategia importante. In questi anni ci siamo riempiti di grandi infrastrutture, ma credo che manchi ancora un salto di qualità dal punto di vista delle relazioni commerciali. Siamo molto scettici sulle tante concessioni ancora in esclusiva. C’è una bassa resa che queste concessioni offrono al pubblico e in termini di gettito fiscale alla pubblica amministrazione. Esempio, l’ex Ilva. Ma siamo anche preoccupati sull’andamento della concessione a Yilport, che nei prossimi mesi merita una considerazione se i numeri non crescono. Inoltre, stiamo combattendo col Governo per rifinanziare l’Agenzia interinale per i lavoratori del porto». 
«Non si può andare avanti così - conclude Melucci -.

Con quest’opera della diga, sul porto togliamo l’alibi al mercato e agli operatori ma d’ora in avanti bisogna correre, altrimenti abbiamo fatto solo teoria in questi anni».

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