dal nostro inviato a Tokyo
l miracolo di San Gregorio è quel fenomeno che si verifica ogni volta che un atleta di Carpi di un metro e novanta si immerge nell’acqua e, al solo contatto con il cloro, si trasforma in una medaglia. Cose a metà strada tra la fede (sportiva) e la chimica delle reazioni. L’evento si è ripetuto anche ieri nella piscina dell’Aquatics Centre di Tokyo, quando in Italia era ancora notte. E Paltrinieri, il santo del medagliere azzurro, compiva per l’ennesima volta la trasformazione, stavolta virando su un grigio argento. Va detto che questa volta più che mai c’era dello scetticismo sulle possibilità che lo straordinario potesse ripetersi, non a caso erano in tanti gli accorsi nel palazzetto del nuoto giapponese per vedere con i proprio occhi. E quello che si è visto è qualcosa da spalancare le palpebre e da far vibrare il cuore. Il miracolo si è ripetuto ancora, nonostante la mononucleosi, nonostante le tre settimane preolimpiche senza allenamento, nonostante la finale acciuffata per i capelli con l’ultimo tempo utile, nonostante la corsia 8 in cui santo Greg ha dovuto percorrere le sedici vasche dei suoi 800 metri.
TESTA E CUORE
«Parlare di miracolo è poco, non ci avrei scommesso neanche io. Ma stavolta ci ho messo il cuore». Esulta Paltrinieri al traguardo. A memoria poche volte lo si era visto così sorridente all’arrivo. Lo abbiamo visto grintoso, lo abbiamo visto prendere a pugni l’acqua e abbracciare Gabriele Detti, lo abbiamo visto anche moderatamente sorridente. Ieri però c’era uno stupore naturale in quell’espressione che l’ha resa unica. «Dopo la mononucleosi avevo paura di tutto – racconta - Ero un Dio, vincevo tutto. Poi mi sono dovuto fermare un mese e ricominciare dal basso. Un mio caro amico mi ha detto che avrei dovuto affrontare questi 800 con il cuore e non con la testa. Ho fatto così. Forse nella mia vita troppe volte sono caduto nell’errore di voler programmare tutto. Avevo messo troppa testa, troppi pensieri. Gli altri potranno stare meglio di me, ma il cuore che ci metto io vale di più». E questa per l’Italia è una notizia straordinaria. La malattia di Greg, unita alla gastroenterite di Simona Quadarella, rischiava di incidere pesantemente sul medagliere azzurro. Passare da cinque medaglie sicure (e pesanti) a zero era un rischio concreto. E autorizzato dalla debacle di Simona nei 1500 e dalla batteria di Greg, tutt’altro che esaltante. Questo argento ribalta ancora una volta le prospettive. «Ho ritrovato le mie sensazioni: sono venuto qui per fare tre gare (mancano i 1500 e la 10 km di fondo) e ora sono sulla buona strada».
PRESSIONE
Il tema della testa e della pressione torna anche con Paltrinieri.