Lecce, nessun gol subito. Un motivo per sorridere

Lecce, nessun gol subito. Un motivo per sorridere
di Giuseppe ANDRIANI
4 Minuti di Lettura
Domenica 1 Agosto 2021, 05:00

Questo Lecce funziona. In soffitta il lavoro in ritiro, i quattro test, due contro rappresentative locali e due contro club professionistici (il Legnago in Serie C, il Vicenza in Serie B). E Baroni sembra già soddisfatto. Soddisfatto e determinato, con le idee chiare, perché sa in cosa la sua squadra deve ancora crescere. Prima, però, c’è da fare un’analisi di quello che ha funzionato e di quello di buono che s’è visto nelle ultime due partitelle. Primo punto: nessuna rete incassata in quattro uscite e visto che c’è stato un confronto con una squadra di B (il Vicenza) non è mica un dato da buttare. La difesa, per ora, va. I test veri saranno i prossimi, le partite ufficiali, ma intanto la fase difensiva, che Corvino aveva detto di aver affidato completamente a Baroni («Io prendo l’attaccante per fare i gol, ma a non prenderli deve pensarci l’allenatore», aveva dichiarato il direttore generale dell’area tecnica) sembra andar bene anche così. Sempre cambiata la coppia dei centrali difensivi, con Tuia-Bjarnason contro il Sinigo, Lucioni-Bjarnason contro il Rovereto, Lucioni-Tuia contro il Legnago e il ritorno all’antico, Lucioni-Meccariello contro il Vicenza venerdì sera. 

Lecce capace di cambiare pelle

Vera è stato utilizzato parecchio ma ancora con la valigia in mano, per quanto un cambio di prospettiva per il suo futuro non sarebbe più una sorpresa come un mese fa (a sinistra potrebbe comunque tornare utile come vice-Gallo). E domani si vedranno anche i due nuovi per la fascia difensiva di destra, con Calabresi che per carriera ed esperienza sembra destinato a diventare il titolare. Questo Lecce funziona e ha fatto vedere cose buone anche a centrocampo. La prima: Blin sembra esattamente il calciatore che Marco Baroni voleva. Un play metà regista (anche qualcosa in meno di metà) e metà incontrista, che tiene il baricentro basso, viene incontro al pallone, aiuta la difesa e soprattutto in fase di impostazione sbaglia poco, senza strafare. Il francese ha esperienza e carattere, e si vede. E Hjulmand accanto a lui sta crescendo. Corini lo voleva regista, Baroni lo preferisce mezzala, tanto che nelle ultime uscite in diverse occasioni è arrivato sulla trequarti per andare a colpire.

Il danese ha cambiato pelle, si propone, cerca il dialogo con il terzino, prende qualche rischio in più e gioca almeno 20 metri più avanti rispetto alla scorsa stagione. L’incognita vera riguarda il terzo centrocampista, con Mancosu che sembra esser tornato a qualche anno fa, ma che per il momento nelle gerarchie non sembra essere titolare (a proposito: resta o va via? Agosto sarà un mese infuocato).

Prove di 4-3-3

Questo Lecce funziona, anche perché Baroni ha le idee chiare: ha provato soltanto un modulo, il 4-3-3, ha cambiato gli interpreti tante volte, ha cercato in Bjorkengren un jolly ma l’impressione è che la duttilità la consideri una risorsa fino a un certo punto. Esempi pratici: sì, Rodriguez può fare l’esterno ma intanto gioca da punta; Paganini può fare il terzino, ma gioca da esterno; Hjulmand da regista solo per 10 minuti nella prima uscita; e così via. Ognuno ha il proprio ruolo, idee chiare e amicizia lunga. E Coda segna, perché è quello che gli viene chiesto. Era partito un po’ in sordina, escluso nel primo test, sembrava aver bisogno di tempo per carburare. Contro il Vicenza una primi mini svolta a questo pre-campionato (per quello che vale): prima una palla di testa spedita fuori, dopo una gran bella azione corale, poi il gol, sfruttando da rapace un errore di Brosco, l’unico della retroguardia vicentina. Il killer instinct non si perde mai, non quando sei il capocannoniere dell’ultima B (con 22 gol), hai diverse offerte ma decidi di restare per riprenderti sul campo quella A mancata. Questo Lecce funziona, perché non subisce gol, ha un centrocampo che quando alza il ritmo gioca sul velluto e va nello spazio senza lasciare riferimenti all’avversario, e un bomber vero, Coda, su cui dovrà girare tutto l’attacco. Funziona e a Baroni piace. È solo il primo bilancio, ma c’è più di qualche motivo per sorridere. E lavorare, sempre.

© RIPRODUZIONE RISERVATA