Barbas lancia l'amico Baroni: "Riporterà in alto il nostro Lecce"

Beto Barbas
Beto Barbas
di Tonio DE GIORGI
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Lunedì 7 Giugno 2021, 05:00

Quasi 31 anni fa, era il 19 giugno 1988, il Lecce di Carlo Mazzone tornava in Serie A dopo la delusione dell’anno precedente per la sconfitta nello spareggio di San Benedetto del Tronto ad opera del Cesena. Davanti a 40 mila spettatori i giallorossi sconfissero il Parma 3-2. A guidare l’orchestra leccese in campo Juan Alberto Barbas, argentino. Da un suo lancio per Pasculli nasce il secondo gol. E il primo? Ci aveva pensato Marco Baroni ad “aprire” la porta parmense avviando e chiudendo una poderosa discesa e festeggiando sotto la Curva Nord in uno stadio ribollente di passione. «Come posso dimenticare quel pomeriggio - afferma Barbas dalla sua Buenos Aires -, abbiamo ridato al popolo giallorosso quella felicità soffocata amaramente un anno prima. Che gioia ricordare ancora oggi quei momenti».

"Felice per Marco"

Beto Barbas, 149 presenze e 27 gol in giallorosso, ha accolto con gioia la notizia dell’arrivo dell’ex compagno di squadra sulla panchina del Lecce. «Sono contento per Marco. L’ho saputo attraverso il suo profilo Instagram e tramite quello di Gigi Garzya. Baroni non mi segue, ma io sì, mi aggiorno sempre attraverso il social. Conosco Baroni come calciatore, poco come allenatore, ma so che in altre squadre ha lavorato bene. Ripeto, mi fa molto piacere che sia diventato lui l’allenatore del Lecce perché è uno di noi e torna in una squadra di cui ha indossato la maglia da calciatore. Gli auguro tanta fortuna e spero che possa ripetere il campionato fatto a Benevento». Juan Alberto, ribatezzato dai tifosi Beto, vide arrivare e partire Baroni. La Roma lo prestò al Lecce, poi dopo una promozione e una permanenza in Serie A, lo stopper si trasferì alla corte di Diego Armando Maradona, al Napoli dove vinse lo scudetto. «Era un bravo calciatore - ricorda l’argentino -, meritò il passaggio al Napoli, con il Lecce fece grandi cose. Di lui ho potuto apprezzare anche le qualità umane e tra noi nacque anche una bella amicizia». In questi giorni la società ha dato il benvenuto al nuovo allenatore pubblicando il video del suo gol al Napoli e il boato del Via del Mare. «Lo ricordo benissimo, come potrei dimenticarlo - sottolinea -, un bel cross di Checco Moriero per il colpo di testa vincente di Baroni.

Era un bel gruppo, compatto, questo grazie anche al grande lavoro che fece Mazzone. Eravamo tutti sullo stesso livello, nessuno doveva prevalere sull’altro. Corsa, lotta, grinta: questi erano gli ingredienti che Mazzone ci inculcava come un martello».

"La mentalità della Curva Nord"

Facendo leva sul suo passato in giallorosso e sulla conoscenza dell’ambiente che orbita intorno alla squadra leccese, Baroni potrà fin da subito tracciare delle direttrici dalle quali non si può prescindere. «Lui sa benissimo quello che pensa il tifoso leccese e la Curva Nord - aggiunge -, in ogni partita bisognerà mettere quella grinta che mettevamo noi. Però, bisogna anche tenere presente che il calcio di oggi è diverso da quello di trent’anni fa, spero che Marco riesca a trasmettere la forza e la mentalità proprie di una squadra vincente». Una caratteristica del Lecce di Barbas era la solidità e la continuità di vittorie che riusciva ad avere al Via del Mare. «Ho seguito il Lecce quest’anno e in casa sono mancati i risultati - si rammarica -. L’assenza dei tifosi ha certamente influito, e non c’è niente di più appagante che sentire il boato della gente quando si segna un gol. Io mi sento leccese e oggi sono amareggiato per come si è conclusa la scorsa stagione. E lo sono anche i tifosi del Lecce, me lo raccontano gli amici con i quali sono ancora in contatto». L’argentino, arrivato al Lecce insieme al connazionale Pasculli, spera sempre di poter tornare a lavorare per la società giallorossa. Ora è senza squadra. Tre mesi fa, a causa della pandemia, ha perso il posto di allenatore della Primavera dell’Almirante Brown di Buenos Aires. Il campione sudamericano, ancora oggi idolo di tantissimi tifosi del Lecce, vive nella capitale argentina a poche centinaia di metri da Plaza de la Republica dove si erge il monumentale Obelisco e a pochi minuti dall’aeroporto di Ezeiza. «Ora vivo da solo e sono diventato nonno - sottolinea felice -, però non mi piace elemosinare qualcosa. Se ottengo un incarico voglio che sia solo per merito, per quello che sono e per quello che ho fatto. Lecce è nel mio cuore».

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