Dal jazz al pop, Raphael Gualazzi in concerto all’Apollo di Lecce

Dal jazz al pop, Raphael Gualazzi in concerto all’Apollo di Lecce
di Eraldo MARTUCCI
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Domenica 2 Aprile 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 12:31

Raphael Gualazzi ha sempre viaggiato tra i suoni: partito dal jazz è poi approdato in tanti e diversi porti musicali che spaziano dalla classica al pop fino alla canzone d’autore italiana. Il trampolino di lancio per la sua carriera internazionale è stato il trionfo nel 2011 al Festival di Sanremo nella categoria Giovani con il brano “Follia d’amore”: primo posto e Premio della Critica “Mia Martini”. Pochi mesi dopo venne per la prima volta a Lecce ospite della Camerata Musicale Salentina

Ora Gualazzi è nuovamente nel cartellone della storica istituzione musicale, giunta alla 53ª edizione. L’appuntamento è oggi alle 18 al Teatro Apollo di Lecce. Con lui sul palco anche Anders Ulrich al contrabbasso e Gianluca Nanni alla batteria. 

Gualazzi, qual è il programma che proporrete questa sera?

«Come trio lavoriamo insieme dal 2015. Le esperienze musicali sono state tantissime con un repertorio che spazia tra il “divertissement” della musica operistica, le rivisitazioni di colonne sonore, qualche brano dell’ultimo lavoro, “Il bar del sole” dedicato al cantautorato italiano, e sicuramente non mancano i miei principali successi. E ci sono anche gli omaggi ad alcuni artisti particolarmente stimati del mondo soul, blues e jazz più o meno recenti: da Michel Petrucciani a Keith Jarrett, da Bessie Smith a Frank Sinatra. Brani che di volta in volta, ma senza una scaletta precisa, interpretiamo nei nostri concerti cercando ovviamente di rimanere nei tempi dello spettacolo».

Lei è un jazzista di fama mondiale ma il suo ultimo album è dedicato alla canzone italiana: come mai questa scelta?

«Io sono un’artista italiano, contento e orgoglioso della sua cultura, ma allo stesso tempo mi sono sempre ispirato da quando avevo nove anni a tutto il repertorio afroamericano.

Mia madre è però una fan del cantautorato italiano e ascoltava, e io con lei, Bertoli, Cocciante, Morandi, Dalla e Battisti. Mi sono perciò reso conto che era il momento di prendere contatto anche a livello personale con questo repertorio. E quindi assieme ai miei editori e al produttore artistico Vittorio Cosma e abbiamo fatto una selezione di brani degli anni ‘60/’70/’80, e ovviamente la scelta finale è stata mia. Da Battisti a Morandi, passando per Graziani, Jimmy Fontana, Battiato e Dalla: dieci capolavori che ho rivisitato divertendomi ma soprattutto rivivendo quelle emozioni che mi legano appunto alla mia infanzia».

Il suo forte legame con la Puglia e con il Salento è ormai consolidato. Nel 2017 è stato anche maestro concertatore della Notte della Taranta: come ricorda quell’esperienza?

«Il ricordo più bello è quello dell’accoglienza e della cultura dei componenti dell’orchestra popolare, che unisce musicisti con una preparazione accademica e quelli eredi della tradizione orale con tutta la loro autenticità. Le particolarità e le unicità melodiche, armoniche e testuali hanno rappresentato per me un’esperienza incredibile e un arricchimento veramente grande. Così come il contatto con le persone e con i luoghi. E poi ho sempre trovato il pubblico salentino veramente meraviglioso».

In quell’occasione, peraltro, lei ha “scoperto” e incoraggiato l’“enfant prodige” leccese del pianoforte Francesco Marra, all’epoca di appena quattro anni, che rimase “folgorato” ascoltandola durante le prove… 

«Il padre, Antonio Marra, suonava infatti nell’orchestra ed è un musicista di grande talento, esperienza e sensibilità, e quindi già c’era una base educazionale e genetica consistente. E poi il piccolo Francesco è geniale e super brillante, e ha davanti un bellissimo futuro che si merita tutto».

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