Natura ed elettronica: la musica segreta delle piante, in dub

Natura ed elettronica: la musica segreta delle piante, in dub
di Eleonora L.MOSCARA
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Martedì 5 Febbraio 2019, 12:17
Chi ama il dub sa che l'effetto degli echi, dei riverberi e delle vibrazioni ipnotiche che sfumano, possono creare delle atmosfere quasi mistiche. Questo genere musicale, nato sul finire degli anni '70, in realtà era relegato al lato B dei 45 giri, quando i musicisti riarrangiavano in versione strumentale i brani composti: il ritmo rallentava, gli strumenti affioravano soltanto, in un tappeto sonoro dove il basso e la batteria la facevano da padroni. Il dub nasce così, da double nel senso di doppia versione di uno stesso brano, una versione in grado di regalare quelle atmosfere come solo la natura forse può fare. Ecco perché nasce da questo genere musicale Plants Dub, l'idea dei leccesi Dj Dubin, estimatore e produttore di musica dub, e Maria Teresa Santoro, storica dell'arte e lighting designer. Un progetto che connette i ritmi ipnotici del dub, la visione olistica e la ricerca scientifica per creare uno scambio musicale uomo-pianta in piena regola: «Scegliere il dub per questo progetto è stato naturale, - racconta Dubin - produco questo genere da 20 anni. Inoltre il dub, con i suoi ritmi ripetitivi e ipnotici, si è rivelato ideale e perfetto per incontrare i suoni della pianta che pure possiede dei ritmi ossessivi e identici». Questo innovativo viaggio nella musica e nella natura è da qualche giorno in rete sui social: bandcamp, soundcloud e youtube. Innovativo perché riesce a materializzare le melodie naturali prodotte dal mondo vegetale, rendendole contemporanee alle sonorità della musica a basse frequenze e lo fa captando il ritmo naturale delle piante con cui interagisce: «Un progetto nato da una ricerca comune - sottolinea Dubin -, dagli esperimenti sonori che abbiamo potuto realizzare grazie a diversi prototipi di un apparecchio che capta gli impulsi elettrici delle piante prodotti al passaggio della linfa. Questo apparecchio è in grado di tradurre l'impulso in suono e, una volta assegnato al sintetizzatore, è come se la pianta suonasse da sola la tastiera».
I suoni di risposta delle piante alle basi musicali create da Plants Dub si traducono, così, in un suono facilmente distinguibile nelle tracce: nel brano Phoenix canariensis ad esempio, il ritmo linfatico della palma è associato a un tintinnio: «La parte più difficile del progetto è stata riuscire a capire in che modo creare un vero e proprio featuring con la pianta, non eravamo sicuri che avrebbe tenuto il tempo prosegue il produttore e dj -. Lavorando con più tipologie abbiamo stretto un feeling particolare con una palma, la phoenix canariensis che dà il nome al brano, e ci siamo accorti che, a furia di farle ascoltare una base costruita attorno ai suoi ritmi, si è allineata e ha iniziato ad andare a tempo. Ecco, così abbiamo creato e registrato la canzone». In questo esperimento si assiste ad un fenomeno di reciprocità, in cui il meccanismo della ripetizione, tipico del dub, crea un ambiente favorevole per stimolare il potenziale espressivo delle piante. Il risultato è tutt'altro che cerebrale: le musiche di Plants Dub non sono un esercizio intellettuale ma l'esito di un'operazione armonica e del perfetto equilibrio tra le parti.
In un anno di attività Dubin e Maria Teresa Santoro hanno collaborato con ricercatori accademici, start up e creativi per dare vita a questo progetto in cui il binomio brano musicale-videoclip rappresenta solo uno dei variegati output in cui può manifestarsi. Con il lancio e la presentazione di Phoenix canariensis, l'obiettivo è dare vita ad un archivio digitale in progress che sia in grado di spaziare dalle creazioni musicali alla ricerca teorica, dai progetti installativi alle performance. «Stiamo già lavorando su altre piante e presto realizzeremo un nuovo brano - conclude Dubin -. Plants Dub intende ampliare il suo percorso e accogliere contributi e spunti di riflessione dalla web community in linea con la sua filosofia». Il progetto è attivo in rete: sui social, bandcamp e soundcloud, su youtube è disponibile il loro primo videoclip realizzato in collaborazione con No Finger Nails, per la regia di Cristian Sabatelli e Manu Funk alle chitarre.
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