Emma: «Volevo lasciare la musica, poi mio padre mi è apparso in sogno e mi ha detto: "Canta"»

È a lui che è dedicata Intervallo, la canzone che rappresenta il cuore del disco, 9 brani che rappresentano le tante sfaccettature di Emmanuela Marrone

Emma: «Volevo lasciare la musica, poi mio padre mi è apparso in sogno e mi ha detto: "Canta"»
di Mattia Marzi
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Venerdì 13 Ottobre 2023, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 07:35

«Quando se ne è andato, mi dicevano: "Vedrai, ti lancerà dei segnali". Mandavo tutti a fanc: mi sembravano sciocchezze. Poi però quei segnali li ho avvertiti. "Non voglio più cantare", pensavo. E la notte lo sognavo: "Canta", mi diceva. Dopo la sua morte mi sono salvata con questo disco», racconta Emma. Nel nuovo album della 39enne popstar salentina, Souvenir, da oggi nei negozi a quattro anni da Fortuna, c'è anche un po' del padre Rosario, scomparso nel settembre dello scorso anno dopo una battaglia contro la leucemia. È a lui che è dedicata Intervallo, la canzone che rappresenta il cuore del disco, 9 brani che rappresentano le tante sfaccettature di Emmanuela Marrone, questo il suo vero nome (da quella più pop di Mezzo mondo e Iniziamo dalla fine ai duetti in salsa urban con Lazza su Amore cane e con Tony Effe su Taxi sulla luna). Emma incontrerà i fan oggi alle ore 20 a Milano inaugurando il suo Souvenir Flagship Store nella libreria Mondadori Duomo, che resterà aperto fino al 21 ottobre. Domani alle 15.30 sarà invece al Megastore di Marcianise, domenica alle 14.30 al Bookstore Cola di Rienzo a Roma. Il tour partirà invece il 10 novembre dal Vox Club di Nonantola (Modena).

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Com'è nata Intervallo?
«Un mese dopo la scomparsa di papà, chiacchierando con Franco126, che mi ha aiutato a scriverla.

Mi ero allontanata per due giorni: non ho fatto in tempo a tornare per salutarlo. Provavo un senso di colpa gigantesco. L'ho esorcizzato con questa canzone. Se fossi rimasta a casa a fissare il soffitto, forse non sarei uscita dal buco nero».


Quello della depressione?
«Nessuno me l'ha diagnosticata. Non sono mai andata dall'analista. Neppure quando a 23 anni mi trovarono il cancro. Mi sono sempre auto-salvata. Anche stavolta. Il disco racconta un viaggio interiore».


Di che tipo?
«Mi sono messa in discussione. Rispetto ai miei esordi, la musica è cambiata. Ho cercato di sposare i cambiamenti del mercato senza stravolgermi».


In comune con Lazza cos'ha?
«La fame di chi è partito da zero. Ci conosciamo da anni. Gli ho fatto sentire il pezzo e se ne è innamorato».


In Sentimentale dice di rappresentare «tutte quelle donne che si risvegliano dal torpore degli amori andati a male, indossano il loro sorriso migliore e vanno a riprendersi la serenità». Si sente sufficientemente considerata dalle femministe?
«Non mi interessa essere considerata dalle femministe. Mi sono battuta per temi sociali importanti: parla per me la mia storia. Io parlo a tutte quelle donne che sono state meno fortunate di me».


«Gli uomini mi temono», ha detto. Ha capito perché?
«No. Faccio paura a quelli che non sono risolti, quelli che hanno paura che tu possa guadagnare più di loro e devono sentirsi sempre un gradino sopra. Non sa quanti ce ne sono, in giro».


È lei la ragazza di Capelli corti, che si guarda allo specchio e dice «dovresti avere dei figli»?
«Sì. Do voce a tutte le ragazze che non si sentono all'altezza e che si vedono diverse dagli standard che la società ci impone».


Che visione della genitorialità c'è in Italia nel 2023?
«Medievale. E mi dispiace che non sia consentito alle donne single di accedere a procedure di procreazione assistita (la cantante, che l'anno scorso ha detto di aver perso a causa del tumore entrambe le ovaie, ha fatto sapere di aver conservato il tessuto ovarico per poter diventare madre senza bisogno di un uomo, ndr)».


Nel duetto con Tony Effe lui rappa: «Martina o Vanessa? / Non mi ricordo, mi gira la testa / La porto a casa, le faccio la festa». Non si è un po' pentita di questa collaborazione?
«E perché dovrei? Non c'è niente di misogino: si diverte sia il ragazzo che la ragazza».


Elodie ha detto: «I trapper? Non ci collaborerei: li porterei a scuola». Si è sentita chiamata in causa?
«No. Io comunque credo di non aver mai giudicato nessuno dei miei colleghi. Prima di cantare con Tony ho voluto conoscerlo: mi ha trattato da principessa. Il video in cui dico che ci ha provato con me? È un fake social: tutti ci hanno creduto. Ci ho riso su».


La vedremo a Sanremo?
«L'ho fatto l'anno scorso, per fare un ultimo regalo a papà, che non sarebbe sopravvissuto a lungo: un ritorno non è nei piani».


Perché dopo tredici anni di carriera ha scelto di fare un tour nei club (a Roma il 12, 13 e 15 novembre al Largo Venue)?
«Per tornare alle origini. Vent'anni fa con la mia ex band stavo per suonare in alcuni di questi locali. Poi mi ammalai: ora mi prendo una rivincita anche contro il mio passato».

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