Lo studio dell'Università di Bari sul meteorite caduto sull'Italia meridionale: «Materiale extraterrestre»

Lunedì 12 Febbraio 2024, 13:51 - Ultimo aggiornamento: 13 Febbraio, 21:54 | 2 Minuti di Lettura

I commenti

“Sono orgoglioso del lavoro che quotidianamente viene fatto dai nostri ricercatori – così il Rettore Stefano Bronzini– e ancora di più quando il nostro logo viene affiancato da quello di altre istituzioni come in questo caso. La collaborazione è importante perché allarga il campo della conoscenza e riconosce a UniBa un ruolo importante su temi sui quali l’Università ha sempre investito e creduto.”

“I quasicristalli sono materiali in cui gli atomi sono disposti come in un mosaico, in modelli regolari ma che non si ripetono mai nello stesso modo, diversamente da quello che succede nei cristalli ordinari – racconta Luca Bindi, ordinario di Mineralogia e Direttore del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ateneo fiorentino - Fu Dan Shechtman, poi premiato nel 2011 con un Nobel per le sue scoperte, a studiarne negli anni ’80 la struttura, che li rende preziosi anche per applicazioni in vari settori industriali. Quindici anni fa, fui proprio io a scoprire che tale materiale esisteva anche in natura, grazie all’individuazione del primo quasicristallo in un campione appartenente alla meteorite Khatyrka, conservato nel Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze”.

“Lo sviluppo delle Scienze Planetarie in Italia meridionale è un punto su cui abbiamo sempre creduto e questa scoperta dimostra come il contributo degli studi geologico-mineralogici siano essenziali per il progresso delle conoscenze sul nostro Sistema Solare” afferma Giovanna Agrosì, docente di Mineralogia dell’Università di Bari e coordinatrice dello studio.

"I risultati di questa ricerca – commenta Paola Manzari dell’Unità di Coordinamento Ricerca e Alta Formazione (UCR) del Centro Spaziale di Matera dell’ASI - mostrano che esiste un universo ancora ignoto di fasi mineralogiche alla nanoscala nei materiali di origine extraterrestre, che riesce ancora a sorprenderci. La scoperta di questa lega anomala in una matrice condritica insieme alla presenza dei quasicristalli, apre nuovi scenari sulle origini del materiale originario da cui si è staccato il frammentino e fornisce nuovi elementi per comprendere i meccanismi di formazione del Sistema Solare."

La preziosissima micrometeorite è attualmente custodita nel Museo di Scienze della Terra dell’Università di Bari, luogo nel quale si è in procinto di allestire una sezione dedicata a campioni extraterrestri.

“La scoperta - conclude Giuseppe Mastronuzzi, Direttore del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari - è importantissima non solo per le scienze mineralogiche e planetarie ma anche per la fisica e la chimica dello stato solido; essa dimostra ancora una volta che i quasicristalli possono formarsi spontaneamente in natura e, soprattutto, rimanere stabili per tempi geologici.”

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